Full-Immersion: Garbo vs Dietrich Sovrane pt. 2

venerdì, ottobre 20, 2023

Qualche settimana fa ho pubblicato la prima parte della Full-Immersion dedicata allo “scontro” Garbo Vs Dietrich dedicato alle interpretazioni che queste Dive degli anni Trenta hanno dato di regine e sovrane, e in particolare ho approfondito l'introspezione algida di Greta Garbo nel ruolo della Regina Cristina (se non lo avete ancora letto, potete rimediare cliccando qui). 

Ora è giunto il momento di tuffarci nella passione ardente di Marlene Dietrich in L’Imperatrice Caterina. Se la Garbo era un soffio di vento gelido dalla Scandinavia, la Dietrich era una fiamma ardente dalla Germania, e la sua interpretazione di Caterina rispecchia perfettamente la sua personalità ardente e indomabile.
E mentre la recitazione di Greta era avvolta in mistero e riservatezza, Marlene dominava lo schermo con audacia e magnetismo. Ma oltre alla performance, c'è molto di più da scoprire.
Nel post che segue, ci addentreremo nei retroscena della lavorazione di questo film. Esploreremo le dinamiche sul set, le decisioni artistiche e le particolari esperienze vissute da Dietrich e dal cast durante le riprese.

 L’imperatrice Caterina

Il titolo originale è The scarlet Empress ed è un film del 1934 diretto da Josef von Sternbern con protagonisti Marlene Dietrich e John Lodge.

La trama in breve: Sofia, una principessa tedesca in fiore, viene promessa in matrimonio al granduca Pietro, futuro sovrano della Russia. Giunta alla corte russa con l'aiuto dell'ambasciatore, le sue illusioni romantiche vengono rapidamente infrante. Invece del principe affascinante e nobile che si aspettava, scopre un Pietro instabile e spietato. Intrappolata in questa unione sventurata, Sofia, ora conosciuta come Caterina, inizia a tessere le sue trame, cercando vie alternative per affermarsi e consolidare il suo potere all'interno della corte.

Alcune scene del film

Foto promozionali

Marie Magdalene Dietrich nasce in Germania a Schöneberg (oggi quartiere di Berlino). Dagli anni Venti inizia a recitare a teatro e nei primi film muti. La sua grande occasione arriva nel 1930 con il film L'Angelo Azzurro, diretto dal regista tedesco Josef von Sternberg. Grazie a questo film, la Paramount decide di metterla sotto contratto, con l'obiettivo di farne la diva da contrapporre a Greta Garbo, l'attrice simbolo della MGM. Una delle principali differenze tra le due dive è nel loro modo di affrontare l'amore sullo schermo: mentre Garbo è più incentrata su una visione spirituale dell'amore, Dietrich è notoriamente più erotica. Il regista utilizza un complesso sistema di illuminazione che crea due punti di luce sulle punte dei suoi capelli, mentre ombreggia le guance ottenendo un effetto scavato. Tutto è enfatizzato da un trucco che ingrandisce gli occhi. Dietrich segue anche una dieta ferrea e, dietro suggerimento di Sternberg, si fa togliere i denti molari per rendere il viso più affusolato. Lo stesso anno, con una campagna pubblicitaria senza precedenti, fa il suo debutto americano nel film Marocco dove interpreta una cantante di cabaret che si innamora, ricambiata, di un soldato della legione straniera interpretato da Gary Cooper. Questo film le farà conquistare l’unica nomination all’Oscar come Migliore attrice, anche se a vincere quell’anno sarà Marie Dressler in Castigo.
Dopo il successo di Marocco, il sodalizio tra Dietrich e von Sternberg si rafforza ulteriormente a Hollywood. I due collaborano in film come Disonorata (1931), Shanghai Express (1932) e Venere Bionda (1932). In queste pellicole, von Sternberg modella Dietrich come l'incarnazione dell'antieroina: donne prive di scrupoli, audaci e provocatorie, capaci di usare la loro bellezza come leva di potere. Questi ruoli mostrano una Dietrich al contempo forte e vulnerabile, con una naturale sensualità che diventa un tratto distintivo delle loro collaborazioni. Dopo una breve parentesi lavorativa con Robert Mamoulian, le strade dell'attrice e del regista si riuniscono nel 1934 per lavorare insieme a L’imperatrice Caterina.


A interpretare il Conte Alexei, amante di Caterina, John Davis Lodge è noto non solo come attore ma anche come politico. È stato governatore del Connecticut e ambasciatore degli Stati Uniti in diversi paesi. Come attore, Lodge ha lavorato sia a Hollywood che in Europa. Sebbene non sia stato uno dei nomi più risonanti di Hollywood, ha preso parte ad alcuni film importanti come Piccole donne del 1933 diretto da Cukor (che ha aiutato nella regia) dove ha interpretato il signor Brooke, ne Il piccolo colonnello è il padre di Shirley Temple (dove balla il tip tap sulle scale insieme al ballerino Bill Robinson).

L’inquietante promesso sposo di Caterina, il Granduca Pietro (futuro Pietro III di Russia) è Sam Jaffe, che fornisce un’interpretazione magistrale del folle dagli occhi sempre sbarrati e il ghigno malefico. Questo suo primo ruolo gli apre una carriera nel cinema che durerà diverse decadi. Jaffe era noto per la sua versatilità e la sua capacità di interpretare una vasta gamma di personaggi. Il ruolo per cui viene ricordato è sicuramente quello di Doc Erwin Riedenschneider, l'ideatore della rapina su cui è incentrata la trama del film, nel noir Giungla d'asfalto di John Huston, che gli valse la nomination all’Oscar.  Inoltre ha il grande saggio in Orizzonte perduto di Frank Capra, Gunga Din nell’omonimo film, è l’anziano fedele Simonide in Ben-Hur e l’avido libraio in Pomi d’ottone e manici di scopa. Nella seconda parte della sua vita comparirà in diversi show televisivi, tra cui "Colombo" (di cui vi ho raccontato tutti, ma proprio tutti, i retroscena qui) in particolare nell’episodio 1 della 5° stagione L’ultima diva.

Louise Dresser interpreta l’imperatrice Elisabetta di Russia, suocera di Sofia, una donna forte e risoluta che cerca di impostare la vita del figlio perché sa che altrimenti non arriverebbe molto lontano). Attrice statunitense che ha ottenuto il successo iniziale sul palcoscenico prima di passare al cinema muto e, successivamente, ai film sonori, la Dresser stata nominata per un Oscar come Migliore Attrice per il suo ruolo in A Ship Comes In (1928). La sua carriera cinematografica è stata relativamente breve, viene ricordata per aver ha interpretato la baronessa in Il mondo va avanti e la madre di Claudette Colbert in La vergine di Salem.


Due chicche: In questo film ritroviamo C. Aubrey Smith che dopo aver vestito i panni del fidato servitore della Garbo nella Regina Cristina, qui interpreta il Principe Augusto, padre di Sofia (qui trovate l'articolo in cui vi ho parlato di questo caratterista). E interpretare la piccola Sofia che vediamo all’inizio del film è Maria Riva, che nella realtà è la figlia di Marlene Dietrich. Come sua madre, ha avuto una carriera come attrice. Ha lavorato sia in Europa che negli Stati Uniti, in teatro, cinema e televisione. Oltre alla sua carriera come attrice, è anche nota per la sua autobiografia su sua madre, che fornisce un ritratto dettagliato della vita e della carriera della Dietrich.

Il film narra una versione romanzata della vita di Caterina la Grande, imperatrice russa nata in Germania. Si ritiene che la sceneggiatura di Manuel Komroff si ispiri al diario autentico di Caterina. Inizialmente, si era pensato al titolo "Il suo reggimento di amanti", per giocare sulla notorietà sia di Caterina che sull'immagine sensuale di Dietrich in Hollywood. Tuttavia, si opterà per L’imperatrice Caterina in risposta al film La regina Cristina con Greta Garbo come protagonista.

Nel film, Josef von Sternberg svela la sua inconfondibile visione del cinema, trascendendo la mera narrazione per abbracciare un'estetica visiva distintiva. Sternberg ambisce a creare una pellicola che funzioni come una "spietata escursione nello stile", in cui la fedeltà alla realtà storica viene messa da parte in favore di un'estetica ricercata e definita, grazie a sfarzosi set e ai costumi di Travis Banton.
Per enfatizzare l'idea di una Russia arretrata, anacronistica e bisognosa di rinnovamento, von Sternberg posiziona la corte imperiale nel Cremlino di Mosca, pur essendo San Pietroburgo il vero fulcro europeo e culturale dell'Impero in quell'epoca. Tale scelta cinematografica non solo rappresenta un deviazione dalla realtà storica, ma introduce anche una tensione visiva e simbolica nel film, attraverso richiami allo stile Barocco.

 

Le rappresentazioni dei palazzi regali sono sorprendentemente realizzate in legno e impreziosite da sculture religiose. Ma questo dettaglio, pur affascinante, si discosta dalle tradizioni ortodosse, che non prevedono sculture religiose autonome. Questa libertà artistica è stata ulteriormente esasperata dall'artista svizzero Pete Babusch, che ha creato centinaia di sculture, simili a gargoyle, raffiguranti figure maschili in preda a varie emozioni tormentate. Tali figure decorano non solo i corridoi e i troni reali, ma sono presenti anche su oggetti di uso quotidiano, come piatti da portata. 


Il critico cinematografico Robin Wood ha brillantemente catturato l'essenza del film descrivendo l'atmosfera iperrealista da incubo, dominata da gargoyle e figure contorte in espressioni di agonia. Ha evidenziato l'esagerazione di certi dettagli, come le enormi porte del palazzo che necessitano di molte donne per essere aperte o chiuse, e gli spazi oscuri illuminati solo dal tremolio di innumerevoli candele, culminando con la presenza inquietante di uno scheletro che sovrasta la tavola del banchetto nuziale reale.

Von Sternberg è notoriamente difficile da sopportare, essendo profondamente convinto del proprio talento e manifestando una certa arroganza e tendenza all'autocommiserazione. Molte persone hanno abbandonato i suoi set cinematografici, irritate dal suo perfezionismo e dalla sua sicurezza. Nonostante i risultati del suo lavoro siano spesso eccezionali, il modo in cui arriva a questi esiti è percepito come abusivo nei confronti del cast e della troupe. Dietrich, con la quale von Sternberg ha frequenti scontri, non è esente da questo trattamento. Dopo uno di questi episodi, in cui i due non si parlano per giorni, Marlene decide di mettere in atto un piano: durante una scena, simula una caduta dal cavallo, fingendosi gravemente ferita. Questo stratagemma, orchestrato con l'aiuto del medico di Mercedes (poetessa confidente della Dietrich) mira a scuotere von Sternberg e risvegliare in lui sentimenti di preoccupazione e affetto. Quando Marlene mette in atto il suo piano, von Sternberg è visibilmente sconvolto; mentre la troupe si precipita verso di lei, lui la raggiunge e, credendo sia seriamente ferita, le chiede perdono con grande emozione.

I costumi del film sono affidati a Travis Banton, che aveva iniziato la sua carriera nelle case di alta moda di New York, per poi diventare in seguito il capo designer della Paramount. Con la Dietrich instaurerà un sodalizio come quello tra la Garbo e Adrian.  Banton ha dichiarato in diverse occasioni che i costumi per L’imperatrice Caterina sono stati i più piacevoli da disegnare nella sua carriera. Sapeva che i suoi costumi sarebbero stati paragonati a quelli di la regina Cristina e cercò di rimanere fedele alla sua visione, anche se le somiglianze sono evidenti.
All’inizio delle riprese Banton si trova in una posizione imbarazzante perché la Dietrich richiede di poter indossare un grande cappello di pelliccia, simile a quello indossato quell'anno da Garbo in La regina Cristina, dicendo che tanto nessuno ricorderà cosa indossava la Garbo. Banton però non vuole copiare il design e questa disputa ritarda la produzione. Alla fine si deciderà di realizzarne una versione più grande, da indossare leggermente di sbieco. 


Sebbene non ci siano crediti musicali cinque compositori hanno collaborato all'adattamento e all'arrangiamento delle musiche. La colonna sonora si avvale principalmente di estratti dalle opere di Felix Mendelssohn (per le scene tedesche iniziali) e di Pyotr Ilyich Tchaikovsky (la Quarta Sinfonia, "Ouverture 1812", "Marcia Slava"). Josef von Sternberg ha inoltre dichiarato di aver composto un brano per violino per la scena del banchetto nuziale.


Il film sarà uno degli ultimi ad essere rilasciati prima dell’entrata in vigore del Codice Hays per la censura, ed è per questo che compaiono scene audaci e controverse. Come quella all’inizio in cui il tutore della giovane Sofia le legge delle storie su Pietro il Grande, Ivan il Terribile e altri zar spietati, accompagnato da un montaggio esplicito di torture ed esecuzioni, con inquadrature di donne con il seno scoperto.

All’uscita il film purtroppo non riceve né il favore del pubblico né il gradimento della critica. Il New York Times, in particolare, critica il film per la sua mancanza di drammaticità e coerenza narrativa, e sottolinea come von Sternberg abbia calcato troppo la mano con una regia pesante che è riuscita persino a smorzare il carisma della Dietrich. Nel 1934, il pubblico non cerca eccessi imperiali russi. Con la Grande Depressione al suo apice e Franklyn Delano Roosevelt eletto per cambiare le sorti del paese, il pubblico cinematografico desidera storie rassicuranti e familiari. Dovranno passare molto anni prima che il film venga rivalutato ed apprezzato, soprattutto dal punto di vista estetico.  
Questo flop in un certo senso poteva essere previsto dal momento che pochi mesi prima era stato realizzato un altro film, inglese, La grande Caterina, sullo stesso argomento e anche questo si era rivelato un insuccesso al botteghino. Il film inglese tuttavia si discostava molto dalla versione di Sternberg, in quanto adottava un approccio più tradizionale e lineare alla narrazione storica e presentava un ritratto più misurato e intimo dell'Imperatrice (interpretata da Elisabeth Bergner) rispetto al magnetismo seducente della Dietrich, e la Paramount e Sternberg credevano sarebbe bastato a fare la differenza.
Per quanto sia stata travagliata la produzione del film, e il loro rapporto abbia rischiato di incrinarsi, Marlene Dietrich e Sternberg l’anno seguente lavora ancora insieme in un ultimo film, Capriccio spagnolo.


QUOTES:
Elisabetta: Avrei avuto meno problemi se fossi nata uomo anziché donna. Noi donne siamo troppo schiave del cuore, vero Catiuscia?
Caterina: Si vostra maestà.

Servitore: Sua maestà vi attende nella sala del consiglio.
Alexei: Guerra con la Finlandia?
Servitore: Si, Eccellenza.
Alexei: Com’è sua maestà?
Servitore: Negli ultimi giorni è diventata acida come il latte dimenticato sulla madia.

Caterina: Non ho intenzione di immischiarmi in complotti. Se fosse proprio inevitabile, credo di poter contare su armi ben più potenti di un meccanismo politico.

CLIP:


 


 

 


Dopo aver scavato nei dettagli e nei retroscena di questi due film, mi riporto le mie considerazioni finali. La Dietrich in L'Imperatrice Caterina ha dato sicuramente un'ottima performance e ho trovato molti aspetti della produzione di questo film davvero interessanti. Ma, se devo essere sincera, il mio cuore pende più verso La Regina Cristina. C'è qualcosa nel tono sentimentale di quel film che mi ha colpito di più, rispetto all'approccio più oscuro e barocco di L'Imperatrice Caterina. Non è una questione di quale film sia oggettivamente migliore, ma di cosa abbia sentito più affine ai miei gusti. Entrambi i film sono un tributo alle straordinarie capacità di due attrici incredibili, ma per questa volta, la Garbo ha la mia preferenza.

Presto vi parlerò nuovamente di queste due dive che si sono "scontrate" in un'altra occasione, quando entrambe hanno interpretato il ruolo misterioso della spia. 

Perciò restate sintonizzati! Alla prossima!

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