La mia collezione di... vinili di colonne sonore pt. 2 I grandi maestri

venerdì, marzo 29, 2024

Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle colonne sonore che hanno segnato il cinema classico americano, esplorando alcuni pezzi della mia collezione personale di vinili. Ogni disco è una finestra aperta su mondi lontani e tempi passati, un invito a immergersi nelle melodie che hanno accompagnato eroi ed eroine nelle loro avventure indimenticabili. Nella prima parte (che potete recuperare qui) vi ho dato un po' di consigli su come muoversi per acquistare con serenità vinili di seconda mano, e vi ho parlato dei film non musicali, ma oggi è finalmente giunto il momento di addentrarci nel fantastico mondo dei Musical.

Vi porterò con me in un percorso tra le note che hanno fatto la storia, condividendo aneddoti e curiosità su quei brani che, ancora oggi, riescono a evocare un'emozione pura e potente, delineando i ritratti dei grandi compositori che hanno realizzato queste colonne sonore così epiche.

Unitevi a me in questo viaggio sentimentale, dove la nostalgia per il cinema d'epoca si intreccia all'amore per la musica, per riscoprire insieme quelle composizioni immortali che continuano a far battere il cuore degli appassionati di tutto il mondo. 

La rivoluzione di Rodgers e Hammerstein

"Tutti insieme appassionatamente"
(di questo film ve ne ho parlato qui
Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II hanno segnato un'epoca d'oro nel panorama del teatro musicale, creando alcune delle opere più amate e intramontabili. La loro alleanza artistica, nata dopo che entrambi avevano già raggiunto il successo individualmente - Rodgers con Lorenz Hart e Hammerstein con nomi come Jerome Kern e George Gershwin - ha rivoluzionato il genere con il debutto di "Oklahoma!" nel 1943. Questo musical non solo ha ottenuto un successo strepitoso ma ha anche ridefinito il teatro musicale, integrando musica, testi e danza in un tessuto narrativo coeso e avvincente. Rodgers, nato a NY nel 1902 e cresciuto in un'agiata famiglia di origine ebraica, inizia gli studi di pianoforte a sei anni. Da ragazzo, grazie al fratello, conosce l'autore di testi Lorenz Hart, con il quale avvia una lunga e prolifica collaborazione artistica. Oscar Hammerstein II, nato a New York nel 1895, nipote di un impresario teatrale e figlio di un produttore vaudeville, nonostante venga tenuto lontano dal teatro e fatto iscrivere alla facoltà di legge della Columbia, la sua passione lo spinge ad abbandonare gli studi per seguire la sua vocazione verso il teatro. Nel 1943 si ritrovano a lavorare insieme al musical Oklahoma, che diventerà un successo senza precedenti. Il processo creativo di Rodgers e Hammerstein rompeva con la convenzione: anziché comporre prima la musica, come era solito fare Rodgers con Hart, la collaborazione tra Rodgers e Hammerstein vedeva Hammerstein dedicarsi inizialmente ai testi, che poi servivano da ispirazione per la musica di Rodgers, risultando in canzoni che erano intimamente intrecciate con la narrazione e lo sviluppo dei personaggi. Un approccio che non solo ha dato vita a musical indimenticabili ma ha anche elevato il musical da semplice intrattenimento a forma d'arte complessa e profonda. Nel 1965 il regista Robert Wise porta sul grande schermo lo spettacolo teatrale di Rodgers e Hammerstein “The sound of music” (in italiano Tutti insieme appassionatamente) con Julie Andrews e Christopher Plummer, trasposizione del romanzo autobiografico di Maria Augusta Von Trapp "La famiglia Trapp".
Il film, soprattutto grazie alla straordinaria colonna sonora, ottiene un incredibile successo diventato uno dei più famosi musical della storia, amato da generazioni di spettatori, anche se purtroppo Hammerstein non farà in tempo a vedere il trionfo del film, spegnendosi poco prima della sua uscita.
 
La mia traccia preferita: È difficile sceglierne una sola, perchè con questo musical ci sono cresciuta e praticamente mi scorre nelle vene. Opterò per l'Overture non solo per la sua maestosità ma perchè contiene, seppur accennati, gran parte degli altri brani. Gli strumenti predominanti in questo brano includono archi, fiati e ottoni, che insieme creano un suono maestoso e avvolgente. Gli archi introducono il brano con melodie dolci e fluide, evocando la serenità e la bellezza delle montagne austriache che fanno da sfondo alla storia. I fiati, specialmente i flauti e i clarinetti, aggiungono colori e sfumature, contribuendo a creare un'atmosfera sognante e piena di speranza. Gli ottoni, tra cui trombe e corni, entrano con forza, conferendo all'overture un senso di grandezza e di annuncio epico, anticipando le avventure e le vicende emotive che caratterizzeranno il film. L'effetto complessivo prodotto da questa combinazione di strumenti è quello di un invito emozionante a un viaggio musicale attraverso la storia di Maria e dei bambini von Trapp, sottolineando il tema dell'innocenza e della gioia di vivere che pervade l'intero musical. L'overture di "The Sound of Music" riesce quindi a catturare l'essenza del film, preparando lo spettatore a un'esperienza indimenticabile che combina musica, narrazione e paesaggi mozzafiato.
Potete sentirla qui

“Il re ed io”

Trasportato dalle pagine del romanzo di Margaret Landon, "Anna e il re", al palcoscenico luminoso di Broadway, "Il Re ed Io" di Rodgers e Hammerstein ha incantato per la prima volta il pubblico il 29 marzo 1951. Immerso nelle esotiche atmosfere del Siam degli anni '60 dell'Ottocento, il musical racconta la storia di Anna Leonowens, una governante inglese che si trova a navigare nella complessa corte del Re Mongkut. Con Gertrude Lawrence e un ancora poco noto Yul Brynner nei panni dei protagonisti, lo spettacolo si è rapidamente distinto per la sua capacità di tessere melodie indimenticabili come "I Whistle a Happy Tune" e "Getting to know you", nel ricco tessuto della narrazione.
La magia di Broadway si è poi trasformata in immagini mozzafiato con l'adattamento cinematografico del 1956, dove Brynner e Deborah Kerr (la cui voce nelle canzoni è stata prestata da Marni Nixon) hanno portato sullo schermo la splendida dinamica tra Anna e il Re. Brynner, con la sua performance magnetica, si è aggiudicato l'Oscar, suggellando "Il Re ed Io" come una pietra miliare della cinematografia musicale.
 
La mia traccia preferita: “Shall we dance” l'incantesimo si manifesta sin dalle prime note, con la voce delicata di Marni Nixon che presta il suo canto a Deborah Kerr. Il brano si apre con un ritornello tenue e onirico, tessendo un invito cauto ma irresistibile al Re, incoraggiandolo a varcare la soglia della danza. Questa fase iniziale del pezzo, caratterizzata da un ritmo che ricorda una marcia, rispecchia la formalità e la rigidità del monarca, delineando musicalmente il suo cammino verso un'inaspettata spensieratezza. Man mano che la canzone procede, la dinamica si trasforma: l'entrata vibrante dei fiati e l'entusiasmante ritmo degli archi trascinano verso un vortice di danza, intrecciando con maestria l'eleganza tipica dei valzer con l'esotismo dell'ambientazione siamese. Questo connubio crea una fusione perfetta di tradizioni, in cui la danza di Anna e il Re si eleva a dialogo muto ma eloquente, una storia di reciproca scoperta e condivisione, dove la melodia diviene veicolo di felicità, sfida e intesa. Attraverso la danza e le sue evoluzioni musicali, siamo testimoni della nascita di un rapporto unico e profondo, magnificamente espresso attraverso il linguaggio universale di musica e movimento. E nel suo apice maestoso, il finale evoca le atmosfere delle grandi sale da ballo.
Potete sentirla qui
 
L’eleganza senza tempo di Loewe e Lerner
"My fair lady" 
(di questo film ve ne ho parlato qui
C’è un altro fortunato sodalizio quello tra il compositore e il paroliere Frederick Loewe e Alan Jay Lerner. Loewe nasce a Berlino nel 1901 figlio di un tenore d'operetta viennese e questo background lo mette in contatto fin da piccolo con il mondo della musica classica e del teatro. Bambino prodigio, suona il pianoforte già all'età di 5 anni e compone musica a 7. Nel 1924 suo padre riceve un’offerta di lavoro che lo porta a New York City, e Frederick determinato a lavorare a Broadway lo segue. Qui lavora suonando il pianoforte nei club tedeschi di Yorkville e come accompagnatore per film muti. Questa sua capacità di adattare la tradizione dell'operetta europea al gusto del pubblico americano, mantenendo uno stile inconfondibilmente suo sarà il successo delle sue creazioni.
Loewe inizia a comporre canzoni per spettacoli di varietà e night club, ma la svolta arriva quando al Lambs Club, un ritrovo per artisti, produttori e registi teatrali, mentre sta andando alla toilette inciampa nel tavolo di un altro cliente: è Alan Jay Lerner e cono lui formerà una delle partnership più fruttuose di Broadway. Lerner, già attivo nei musical di Harvard e compagno di classe di JFK, ha fin da giovane una grande passione per il teatro. Dopo gli studi alla Juilliard, un incidente gli compromette la vista da un occhio, limitando il suo servizio militare ma non la sua creatività, portandolo a scrivere sceneggiature radiofoniche durante la guerra. Insieme firmeranno gioielli del musical come "Brigadoon", "My Fair Lady", “Gigì” e "Camelot".
Nel 1956, il loro musical "My Fair Lady", un adattamento dell'opera "Pigmalione" di George Bernard Shaw, ha debuttato con grande successo sia a Broadway che a Londra. I personaggi principali, Henry Higgins ed Eliza Doolittle, sono interpretati da Rex Harrison e Julie Andrews. Questa produzione ha conquistato il pubblico e la critica, tanto da vincere il Tony Award per il Miglior Musical.
Nel 1964, la Warner Bros ha prodotto un film omonimo basato sul musical, con Harrison che ha ripreso il suo ruolo di Henry Higgins. Per il ruolo di Eliza Doolittle, nonostante Julie Andrews fosse stata l'originale interprete teatrale, la produzione ha scelto Audrey Hepburn, all'epoca una scelta meno nota nel mondo del cinema rispetto a Andrews. Ironia della sorte, nello stesso anno, Julie Andrews vincerà l'Oscar per la sua interpretazione in "Mary Poppins".
La colonna sonora di "My Fair Lady" si distingue per la sua ricca e variata orchestrazione, che accentua le tematiche del musical. Dalla trasformazione sociale di Eliza alla satira delle classi sociali inglesi, la musica viene utilizzata non solo per arricchire la narrazione, ma anche per approfondire la comprensione dei personaggi e delle loro dinamiche interpersonali.
 
La mia traccia preferita: I could have danced all night. La canzone inizia con Eliza che cerca di contenere l'emozione, quasi sussurrando. Poi arriva il ritmo incalzante dei clarinetti e i violini che con il loro suono avvolgente esprimono perfettamente il sogno della protagonista evocando l'atmosfera di un gran ballo. Nel secondo ritornello la realtà interviene quando le domestiche, in un controcanto, ricordano a Eliza di andare a letto, aggiungendo un contrasto alla sua euforia. Il finale si distingue per una ricca apoteosi orchestrale, che sottolinea la grandezza del momento.
 Potete sentirla qui
“Gigi”
(di questo film ve ne ho parlato qui
Dopo l'eccezionale trionfo di "My Fair Lady", il duo Lerner e Loewe ha continuato il suo percorso di successi con il progetto successivo, "Gigi". Questa trasposizione cinematografica di racconti di Colette si è guadagnata il riconoscimento di film musicale vincitore dell'Academy Award, vantando un cast stellare con Leslie Caron, Louis Jourdan e Maurice Chevalier. Il film ha stabilito un record per quell'epoca, vincendo tutte e nove le sue nomination agli Oscar, inclusa una statuetta speciale assegnata a Maurice Chevalier.
La narrazione di "Gigi" trae origine dal romanzo omonimo di Colette, pubblicato a puntate nel 1942 sulla rivista "Présent". Successivamente, la storia è stata adattata in una commedia teatrale che ha debuttato a Broadway nel 1951, con una giovane Audrey Hepburn nel ruolo principale. La Hepburn, all'epoca ancora agli inizi della sua carriera, fu scoperta casualmente in un hotel di Montecarlo dalla stessa Colette.
Per quanto riguarda la colonna sonora di "Gigi", Loewe ha introdotto innovazioni sonore per riflettere l'eleganza e il fascino della Parigi dei primi del Novecento. Questo approccio ha creato un'atmosfera distintiva che ha notevolmente contribuito al successo sia del film sia della produzione teatrale, immergendo il pubblico nel lusso e nella bellezza dell'epoca.
 
La mia traccia preferita: La canzone "Thank Heaven for Little Girls" con cui si apre il film, trovo che catturi perfettamente lo spirito frizzante e l'eleganza del film. A renderla ancora più straordinaria è l'interpretazione carismatica di Maurice Chevalier. La sua esecuzione, con quell'accento francese inconfondibile e un tono sia affettuoso che furbesco, contribuisce a creare un'atmosfera nostalgica e giocosa. Gli arrangiamenti orchestrali sottolineano la leggerezza del brano, con l'uso di archi per aggiungere una sensazione di dolcezza e, a volte, legni come il flauto per momenti di pura gioia. Questi strumenti insieme creano un suono che incapsula perfettamente l'eleganza e il fascino della Parigi dell'epoca. La stessa canzone, in modo più lento, corale e solenne è ripresa nel finale del film, perfetta chiusura del cerchio.
Potete sentirla qui
 
I ritmi irresistibili di Adolph Deutsch   
“Sette spose per sette fratelli”
(di questo film ve ne ho parlato qui
Adolph Deutsch, nato in Inghilterra, si trasferisce negli Stati Uniti durante l'adolescenza e inizia la sua carriera musicale suonando per film muti a soli 17 anni. Questa esperienza precoce nel mondo del cinema lo porta a Broadway, dove ha l'opportunità di lavorare con giganti della musica come Ira Gershwin e Irving Berlin. La carriera di Deutsch viene coronata dal successo con la vittoria di tre Oscar per le sue straordinarie composizioni musicali in film di grande rilievo come "Oklahoma", "Sette spose per sette fratelli" e "Anna prendi il fucile". "Sette Spose per Sette Fratelli", un film del 1954 prodotto dalla Metro Goldwyn Mayer, si basa sul racconto "Sobbin' Women" di Stephen Vincent Benet pubblicato nel 1938, che riprende in chiave parodistica il mito del ratto delle Sabine. Con protagonisti Howard Keel e Jane Powell, il film vede inizialmente una propensione verso brani di folklore americano per contenere i costi, ma la visione del regista per una colonna sonora di alto livello porta alla collaborazione con talenti come Johnny Mercer, Gene de Paul, Saul Chaplin e, appunto, Adolph Deutsch. Questo sforzo congiunto culmina nella vittoria dell'Oscar per la migliore colonna sonora, consolidando la fama del film come uno dei più iconici di Hollywood.
 
La mia traccia preferita: Goin 'Courtin si distingue per il suo inizio giocoso e leggero, quasi come se Milly stesse sussurrando segreti ai fratelli Pontipee sul corteggiamento. La musica, inizialmente delicata e punteggiata da pizzicati, riflette questo momento di condivisione quasi intima. Con il procedere della lezione, il ritmo si fa più vivace, trascinando tutti in una gioia contagiosa. Quando arriva il momento della lezione di ballo, i violini prendono il sopravvento, creando un clima di festa anticipando la grande celebrazione del villaggio. La musica e il ballo diventano il veicolo attraverso il quale i fratelli si trasformano, pronti a immergersi nella comunità con rinnovato spirito di gioia e unione.
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“A qualcuno piace caldo”
(di questo film ve ne ho parlato qui
Il film del 1959, "A qualcuno piace caldo", diretto da Billy Wilder e con un cast stellare composto da Tony Curtis, Jack Lemmon e Marilyn Monroe, si distingue per l'impeccabile uso della musica ad opera di Adolph Deutsch. Incorporando canzoni popolari degli anni '20 e '30 come "Runnin' Wild", "I Wanna Be Loved by You" e "I'm Thru with Love", Deutsch riesce a dare nuova vita a queste melodie attraverso la voce unica di Marilyn Monroe, che aveva ricevuto lezioni di canto da Judy Garland per il ruolo. La colonna sonora del film non funge solo da accompagnamento ma diventa un elemento narrativo chiave, enfatizzando sia i momenti comici, come la memorabile scena del tango insegnato a Jack Lemmon da George Raft, sia quelli di intimità tra i personaggi di Joe e Zucchero.
 
La mia traccia preferita: "Park Avenue Fantasy", un classico del jazz degli anni Trenta, arricchito successivamente dai testi nella canzone Stairway to the stars (interpretata da Ella Fitzgerald, Glenn Miller, Benny Goodman e molti altri).  Nel film l’arrangiamento è delicato e rievoca un'atmosfera eterea e sognante, viene impiegata per creare momenti di grande fascino e romanticismo, in particolare nelle scene in cui il personaggio di Joe si trasforma nel miliardario Junior Shell, ispirando così un senso di desiderio e aspirazione verso un mondo di lusso e sogno. Gli strumenti come gli archi e i legni contribuiscono a creare una sensazione di leggerezza e di fluttuazione, sospesi in una dimensione quasi onirica.
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La magia dei fratelli Sherman
“Mary Poppins”
(di questo film ve ne ho parlato qui
I fratelli Robert e Richard Sherman, nati rispettivamente nel 1925 e nel 1928, iniziano la loro carriera musicale dopo il servizio nell'esercito statunitense negli anni '50. È una sfida del loro padre, Al Sherman, un noto compositore, a spingerli verso il mondo della composizione.
Conquistando prima il successo nella musica popolare, i Sherman stringono nel 1960 un'intesa decennale con Walt Disney, dando vita a oltre 200 brani per i suoi film, programmi televisivi e attrazioni dei parchi a tema. Le loro opere più famose includono le colonne sonore di "Mary Poppins", "Il libro della giungla" e "Gli Aristogatti", oltre alla canzone simbolo "It's a Small World" dei parchi Disney.
La realizzazione di "Mary Poppins" segue un percorso affascinante e complesso, che inizia con la pubblicazione del romanzo omonimo per bambini di Pamela Lyndon Travers, nota come P.L. Travers, nel 1934 a Londra. La storia cattura l'immaginazione di Walt Disney quando sua figlia Diane gli mostra il libro, suscitando in lui il desiderio di trasformare questa affascinante narrazione in un film.
A partire dal 1938, Disney si impegna in una tenace e lunga trattativa per acquisire i diritti cinematografici del romanzo. Questa battaglia, durata oltre vent'anni, testimonia la determinazione di Disney nel portare la magica tata e le sue avventure sul grande schermo.
Una volta ottenuti i diritti, il progetto entra finalmente in fase di produzione. È in questo contesto che i fratelli Sherman entrano in scena. Incaricati da Walt Disney di leggere "Mary Poppins" e di sottolineare le parti che ritengono più significative, i Sherman scoprono di aver evidenziato gli stessi capitoli selezionati da Disney stesso, caratterizzati da episodi indipendenti e ricchi di avventura. Insieme decidono di tessere questi racconti autonomi in una trama unificata, suggerendo inoltre di ambientare la storia nell'elegante età edoardiana, all'inizio del Novecento, anziché negli anni '30 come nell'originale.
La scelta di Julie Andrews per il ruolo di Mary Poppins segna un altro momento chiave nella realizzazione del film. Dopo averla vista esibirsi nello spettacolo "The Ed Sullivan Show" a New York, dove interpretava un ruolo in "Camelot" accanto a Richard Burton, i fratelli Sherman ne rimangono talmente colpiti da raccomandarla immediatamente a Disney. Questa decisione si rivela essere uno degli elementi più ispirati del progetto, contribuendo in modo significativo al successo del film.
La creazione della canzone "A Spoonful of Sugar" nasce da un aneddoto particolare. Cercando invano da settimane un motto o una frase caratteristica per Mary Poppins, la soluzione arriva quando Jeff, il figlio di Richard Sherman, torna da scuola raccontando di aver ricevuto un vaccino anti-poliomelite. Il vaccino non è stato doloroso perché "hanno messo la medicina su una zolletta di zucchero e lui l'ha semplicemente ingoiata". Questo episodio ispira immediatamente i fratelli Sherman a scrivere la canzone, il cui ritornello in inglese dice "Just a spoonful of sugar helps the medicine go down".
 
La mia traccia preferita: L'apertura di "Mary Poppins" si presenta con una sequenza imponente dove gli ottoni intonano le note iniziali di "Feed the Birds", instillando immediatamente un'atmosfera di maestosità e profonda emozione. L'intervento dei timpani contribuisce a creare una dimensione ulteriore di profondità e suspense, che trova il suo apice nel clamore dei piatti, segnale di una svolta nell'atmosfera. A questo segue un interludio in cui i violini dolcemente intonano "Un Poco di Zucchero", infondendo una nota di allegria e leggerezza, con le nuvole che si diradano per svelare il titolo del film.
Inizia il valzer di "Cam-Camini" che prende il sopravvento, invitando gli ascoltatori in una danza lieve e festosa. Nel frattempo, l'iconica silhouette di Mary Poppins si profila tra le nuvole, anticipando la sua magica apparizione. La musica guadagna poi in vivacità con "Supercalifragilistichespiralidoso", riflettendo la magia e l'unicità del personaggio di Mary Poppins, che viene introdotto in modo esaltante, come accompagnata da una banda trionfante. Questo intro musicale non solo fa da preludio ai temi centrali e alla protagonista del film ma stabilisce anche l'atmosfera per l'entusiasmante avventura che sta per iniziare, accogliendo gli spettatori nel mondo incantato di Mary Poppins attraverso una varietà di temi musicali che specchiano la ricchezza e la diversità della storia.
"Feed the Birds" era la canzone preferita da Walt Disney, che coglieva ogni occasione per chiedere ai fratelli Sherman di eseguirla al pianoforte ogni volta che ne aveva l'occasione. Un aneddoto toccante narrato da Sherman in un'intervista contenuta in uno speciale DVD rivela un momento emotivo: durante la celebrazione del centenario della nascita di Walt Disney, fu inaugurata la famosa statua che lo raffigura insieme a Topolino a Disney World, a Orlando, in Florida. Fu chiesto a Sherman di suonare alcune melodie e, tra queste, scelse di interpretare "Feed the Birds", ricordando che era la preferita di Walt. Mentre suonava, un piccolo uccello si posò vicino al pianoforte, portando Sherman a riflettere commosso sull'idea che potesse trattarsi dello spirito di Walt Disney.
Potete sentirla qui
 
“Pomi d’ottone e manici di scopa”

Film del 1971 che vede David Tomlinson e una straordinaria Angela Lansbury condividere la scena,  realizzato con una tecnica mista dalla Walt Disney Productions. Si ispira ai romanzi "The Magic Bedknob; or, How to Become a Witch in Ten Easy Lessons" (1943) e "Bonfires and Broomsticks" (1947) di Mary Norton, autrice britannica.
Il processo di creazione del film inizia sotto la direzione di Walt Disney e del suo team prima che P. L. Travers, autrice di "Mary Poppins", conceda i diritti per l'adattamento cinematografico dei suoi libri per bambini. Di conseguenza, "Pomi d'ottone e manici di scopa" subisce una pausa quando Travers cede finalmente i diritti a Disney. Dopo il grande successo di "Mary Poppins" nel 1964, Disney cerca di coinvolgere nuovamente Julie Andrews nel ruolo della protagonista per questo nuovo progetto. Tuttavia, il film presenta molte similitudini con "Mary Poppins", tra cui la magia, la musica e i segmenti animati, e anche la direzione di Robert Stevenson. Andrews, temendo di ripetere lo stesso tipo di ruolo e di partecipare a un progetto troppo simile, inizialmente rifiuta. Poi, dopo aver cambiato idea alcuni mesi dopo, scopre che Angela Lansbury ha già firmato per interpretare la protagonista Eglantine Price.
Un dettaglio curioso emerge nella scena ambientata nella laguna di Naboombu, dove Angela Lansbury e David Tomlinson eseguono una canzone inizialmente destinata a "Mary Poppins". Questo pezzo doveva essere parte dell'episodio della Bussola Magica, che avrebbe portato i personaggi in giro per il mondo. Questa sequenza viene tagliata da "Mary Poppins", permettendo alla canzone di trovare una nuova collocazione in "Pomi d'ottone e manici di scopa".
 
La mia traccia preferita: L'Ouverture. Questo brano accoglie gli ascoltatori nel suo universo narrativo con maestria, intrecciando sapientemente elementi di magia, avventura e un velato mistero. Questa introduzione musicale, caratteristica delle ouverture, funge da apripista, delineando le melodie e le atmosfere che si svilupperanno attraverso il film. Un inizio imponente, caratterizzato dall'uso degli ottoni e delle cornamuse, posiziona l'azione in Inghilterra, in piena Seconda Guerra Mondiale, mescolando sentimento patriottico con l'attesa di un'avventura magica.
Segue poi "The Age of Not Believing", un momento che riflette spensieratezza e incanto, in perfetta armonia con le sequenze di volo del film. "The Step in the Right Direction", con il suo ritmo marziale, sottolinea la disciplina e la fermezza del carattere della protagonista. La narrazione musicale ci trasporta quindi nelle profondità marine con "The Beautiful Briny", che ci invita a un'avventura sottomarina ricca di melodie affascinanti e evocative, facendo da preludio a "Substitutiary Locomotion". Quest'ultima, con il suo ritmo vivace, incapsula l'essenza magica della pellicola, dove la stregoneria anima gli oggetti inanimati, creando uno spettacolo vivido e coinvolgente.
Potete sentirla qui


Il viaggio non è ancora finito, nel prossimo appuntamento vi parlerò di altri musical in cui hanno brillato grandi Star.
Alla prossima!  
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