Shakerato, non mescolato. Viaggio nei drink dei film classici pt.1

venerdì, marzo 08, 2024

 L'espressione con cui Sean Connery, nel film 007 - Licenza di uccidere del 1962, ordina il suo primo Vodka Martini è diventata emblematica, simbolo di eleganza e raffinatezza. Questa frase, per me che non consumo alcolici, ha acceso una curiosità verso il mondo dei cocktail, in particolare per quelle bevande comparse in film che hanno fatto la storia nel cinema classico. 
Sean Connery Martini GIF by James Bond 007
Durante la scrittura del mio ultimo articolo sull'Uomo Ombra (che potete leggere qui), ho scoperto quanto i cocktail Martini fossero più di un semplice dettaglio scenico, ma veri e propri protagonisti, ed è allora che ho deciso di dover dedicare un articolo a questo argomento.  

Durante le mie ricerche sono rimasta affascinata dalle storie che accompagnano la nascita di questi drink, dalla scelta accurata degli ingredienti alla ritualità del loro servizio, ogni dettaglio incastonato in codici rigidi come gemme in un gioiello. 
 
Perciò, anche se non siete appassionati di cocktail vi invito a lasciarvi guidare in questa esplorazione che sono certa vi conquisterà come ha fatto con me. Senza svelarvi i titoli dei film, vi anticipo che ad accompagnarci in questo intrigante percorso tra i cocktail più iconici dei film classici saranno figure leggendarie come Bette Davis, Elizabeth Taylor, Angela Lansbury, Marilyn Monroe e Jack Lemmon. Con queste stelle a illuminare la scena, ci immergeremo nelle storie che legano indissolubilmente queste bevande a momenti cinematografici indimenticabili.
 
E se pensate che questo sia tutto... Beh, preparatevi: a questo articolo ne seguirà un altro in cui ci addentreremo ancora di più in questo mondo, tra varianti di Martini e altre leggende liquide. Perché, come in ogni buona ricetta, il meglio deve ancora venire!

 
1) Mint Julep

La Storia
È il cocktail più rappresentativo del sud degli Stati Uniti d’America. Nominato per la prima volta in un libro del 1803, è uno dei cocktail americani più longevi.  Usato come medicinale per curare i disturbi legati alla digestione o al mal di stomaco ma, la sua composizione alcolica, ne faceva una bevanda destinata ai momenti ricreativi del pomeriggio, come fosse una specie di “limonata” per uomini veri o consumata di primo mattino come “rinvigorente” per affrontare la giornata.


Il nome
Mint in inglese significa menta, mentre Julep deriva dall'arabo "julab", unione di rose e acqua, per indicare una miscela dolce e profumata. Diffusissimo come digestivo e tonico, soprattutto in Kentucky e Virginia, dal 1938 è il drink ufficiale del Kentucky Derby una delle più importanti gare di cavalli al mondo.

La Ricetta
6 cl di Bourbon Whiskey
4 rametti di menta fresca
1 cucchiaino di zucchero bianco
2 cucchiaini d’acqua

Come viene servito
Con abbondante ghiaccio tritato, decorato da un ciuffo generoso di menta fresca. Tradizionalmente il mint julep veniva servito in bicchiere di peltro per mantenerlo super freddo ( julep tin), ma anche nei bicchieri alti chiamati Collins.

 
In quale film lo abbiamo visto
La figlia del vento del 1938 con Bette Davis e Henry Fonda
Nella New Orleans di metà Ottocento, descritta nel film il Mint Julep non è solo un semplice cocktail, ma un vero e proprio rituale sociale, e compare in ben due scene. Nella prima, Miss Julie, interpretata da Bette Davis, affida a Cato, il leale servitore, il compito di preparare il perfetto Mint Julep. La preoccupazione di Julie per i dettagli, come la giusta quantità di menta e i bicchieri adeguatamente ghiacciati, è accolta da Cato con una punta di ironia: "Quando mai ho dimenticato il ghiaccio, Miss Julie?". 

Più avanti, il ritorno di Mr. Pres, interpretato da Henry Fonda, vede comparire nuovamente questo cocktail. Dopo aver lodato Cato per la sua abilità nel preparare il cocktail, il quale risponde "La testa potrà dimenticare, ma la mano ricorda", Pres gli propone di brindare insieme. Deve però scontrarsi con le rigide norme sociali dell'epoca, nel sud ancora basato sulla schiavitù. Cato, con un misto di rispetto e malinconia per le barriere invisibili che ancora li separano, sceglie di declinare l'invito, preferendo godersi il suo Mint Julep in cucina, lontano dagli sguardi altrui.

 
2) Daiquiri
La Storia
Ci sono ben tre leggende che rivendicano la creazione di questo cocktail. La prima ci porta a Santiago di Cuba, nel 1898, dove un giovane marine americano, sopravvissuto all'affondamento della sua nave nel porto de L'Avana, trova rifugio in un bar del piccolo villaggio di Daiquiri. Assetato e stanco, il marine trovando solo rum, una bevanda poco rinfrescante, chiede di mescolarlo con succo di lime e zucchero, dando così vita, forse involontariamente, al primo Daiquiri. 
La seconda leggenda ci racconta di un altro episodio del 1898, quando le truppe americane sbarcano a Daiquiri per combattere contro gli spagnoli. Tra di loro c'è il generale Shafter, che si imbatte nella Cancháchara, una bevanda usata dai guerriglieri cubani, composta da rum, limone e zucchero, noto per le sue proprietà rinfrescanti e antidolorifiche, una sorta di coraggio liquido. Colpito dall'efficacia della bevanda, Shafter suggerisce un unico miglioramento: l'aggiunta del ghiaccio, trasformando così la semplice Cancháchara nel Daiquiri che conosciamo oggi.
 
L'ultima delle storie sposta la nascita del Daiquiri ai primi anni del Novecento, quando l'ingegnere minerario (di origini italiane) Giacomo Pagliuchi visita la miniera di ferro del collega americano Jennings S. Cox, il general manager della Spanish-American Iron Company, situata proprio nel villaggio di Daiquiri. Alla fine di una giornata di lavoro, Cox avendo a disposizione solo rum, zucchero e lime, lo offre al suo ospite, dando vita a questo cocktail.

 
La diffusione di questo cocktail è merito dell'Ammiraglio Lucius W. Johnson Sr, che, stregato da un sorso di Daiquiri assaggiato in un viaggio lontano, decide di portare il segreto di questo elisir ai saloni dell'Army and Navy Club di Washington D.C. e oltre. Abituato al gusto aspro del lime, compagno fedele nelle lunghe traversate in mare per combattere lo scorbuto, Johnson sa riconoscere un alleato quando lo incontra, ed è così che inizia a farlo conoscere in ogni porto. Ma è nei turbolenti anni '40 che il Daiquiri trova il suo vero palcoscenico, quando il mondo è stretto nella morsa del razionamento bellico. Whiskey e vodka diventano tesori ardui da scovare, ma il rum fluisce libero, cortesia della politica del Buon Vicinato instaurata da Franklin D. Roosevelt nei confronti di Cuba. Questa apertura verso l'America Latina, non solo avvicina terre e culture, ma lancia un ponte dorato per il rum, una volta malvisto come scelta di marinai e vagabondi. È stato il cocktail preferito di Hemingway (che qui sotto se ne prepara uno) e John Fitzgerald Kennedy.

Il nome  
Dopo un sorso di quel miscuglio che Cox aveva modestamente definito "Rum sour" (Rum aspro), fu Pagliuchi ad alzare il calice dell'ispirazione: meritava un nome degno, che rendesse omaggio al villaggio di Daiquiri, teatro di quella felice scoperta.
 
La Ricetta
6 cl Rum cubano bianco
2 cl succo lime fresco
2 cucchiaini zucchero fine
 
Esistono numerose varianti, tra cui lo Strawberry Daiquiri (con l’aggiunta di fragole) e il Banana Daiquiri (con l’aggiunta di crema di banana). Esiste anche l’Hemingway Special, essendo il preferito dal famoso scrittore, nella seguente variante con succo di pompelmo e il Maraschino - liquore alla ciliegia, al posto dello zucchero.
 
Come viene servito
Rigorosamente nel bicchiere coppetta cocktail, non prevede guarnizioni, ma qualcuno lo decora con una fettina o una scorza di lime, oppure un richiamo al frutto utilizzato nelle varianti.


 
In quale film lo abbiamo visto
Assassinio allo specchio del 1980 con Elizabeth Taylor, Rock Hudson e Tony Curtis 
(di cui vi ho parlato qui)

Nel pittoresco scenario di St. Mary Mead, un cocktail diventa il fulcro di un mistero intricato. Durante la festa organizzata dalla produzione del suo ultimo film la grande attrice Marina, incrociando la sua vecchia ammiratrice Heather Babcock, si avvicina al marito e regista Jason chiedendogli: "Vorremmo due dei tuoi famosi Daiquiri." Jason prepara i cocktail, porgendo il primo a Heather, la quale, raggiante, accetta il suo con un "Non ne ho mai assaggiato uno prima d'ora!", illuminando la scena con la sua genuina emozione. Poi porge l’altro a Marina, allontanandosi però per andare a parlare con il produttore.

La festa prosegue, ma la serenità è di breve durata. Dopo appena qualche minuto, Heather mostra segni di malessere. Marina osserva con una maschera di preoccupazione: il suo sguardo nasconde un tumulto interiore, mentre i pensieri si affollano dietro la facciata calma. La circostanza che Marina avesse ceduto il suo Daiquiri a Heather, dopo un piccolo incidente, suggerisce in modo inquietante che il bersaglio dell'avvelenamento fosse lei. Il mistero s’infittisce ma Miss Marple e suo nipote, l'ispettore Craddock,  pronti a navigare attraverso la foschia di questo intricato enigma.

 
3) Mai tai
La Storia
Negli anni '50, negli Stati Uniti impazza la moda Tiki, un'ossessione per tutto ciò che evoca la Polinesia. Bar e ristoranti a tema Tiki spuntano come funghi, portando con sé un'ondata di cibo, architettura e cocktail esotici. Al centro di questo fenomeno culturale troneggia il cocktail Mai Tai, nato un po' in sordina dieci anni prima.
Victor Jules Bergeron, meglio conosciuto come Trader Vic, in una notte del 1944 presso il suo locale ad Oakland, California, decide di sperimentare per due suoi amici di Tahiti, Ham e Carrie Guild. Ispirato dal Daiquiri, aggiunge sciroppo di orzata e curaçao, un liquore all'arancia, e crea il Mai Tai.
La svolta arriva nel 1953, quando la compagnia di navigazione turistica Matson Lines gli commissiona una lista di drink esotici per i menu dei loro prestigiosi hotel a Honolulu, il Royal Hawaiian Hotel e il Moana Hotel. Il Mai Tai viene introdotto nelle Hawaii e conquista tutti.
Trader Vic promette il "paradiso in un bicchiere": ogni Mai Tai racchiude lo spirito di un'isola paradisiaca, una divinità in ogni sorso. Grazie ai turisti, il drink di Vic si diffonde rapidamente per tutti gli Stati Uniti, dove i clienti di ogni bar bevono questa pozione esotica, rivivendo il ricordo nostalgico di una vacanza alle Hawaii.
Il nome 
Sappiamo che i primi fortunati a sorseggiare questo cocktail sono stati alcuni amici di Victor J. Bergeron. A battezzare inconsapevolmente questa bevanda è Carrie Guild. Dopo aver assaporato il mix rinfrescante, esclama "Maita'i roa ae!" - che in tahitiano significa "Fuori dal mondo, Il migliore!" - Ed è così che il Mai Tai riceve il suo nome.
La Ricetta
4 cl Rum chiaro
2 cl Rum scuro
1,5 cl Orange Curacao
1,5 cl sciroppo di orzata
1 cl succo di lime

Come viene servito
Viene servito on the rocks, cioè con cubetti di ghiaccio, in un bicchiere Highball. Guarnizione una fettina d’ananas, foglie di menta, una ciliegia e la scorza del lime.

 
In quale film lo abbiamo visto
Blue Hawaii del 1961 con Elvis Presley e Angela Lansbury
In questo film il Mai Tai non è solo un dettaglio scenico, ma diventa un vero e proprio simbolo della cultura hawaiana festaiola e colorata che il film intende celebrare. Il successo della pellicola, dovuto anche alla colonna sonora di Presley, farà acquistare al cocktail una nuova notorietà, contribuendo significativamente alla sua popolarità nel mondo reale. Angela Lansbury, interpreta la madre di Elvis (con una differenza d'età sorprendentemente minima), si ritrova più volte con un Mai Tai in mano, evidenziando il fascino esotico e l'atmosfera rilassata dell'isola.
In una scena memorabile, il personaggio di Lansbury richiede un Mai Tai in modo che, guardando al contesto attuale, potrebbe apparire poco sensibile, ma che all'epoca si inseriva nel tono leggero e umoristico del film. Quando chiede al servitore la sua battuta è “Fetch me a Mai Tai, Ping-Pong” (Portami un Mai Tai, Ping-Pong). In un altro momento, avverte il marito della potenza ingannevole dei Mai Tai: “Stai attento papà, quei Mai tai possono essere molto forti!”


In una scena memorabile del bar, l'insegnante Abigail si avvicina con curiosità al mondo dei cocktail tropicali, assaggiando per la prima volta il Mai Tai dal bicchiere di Jack, socio del padre di Chad (Elvis). Il suo commento è spontaneo e sincero: "Mmm! È buono. Come si chiama?" Jack, colpito dalla sua reazione, risponde con un sorriso: "Un Mai Tai. Tieni, finisci questo. Ne ordino un altro." La scena si conclude con un gesto di cortesia e convivialità, mentre Jack chiama l'attenzione della cameriera: "Signorina, un altro di questi riscalda-cuore, per favore."

Anche nel finale del film lo troviamo, quando Jack entra nel locale e ordina 3 mai-tai.
 
4) Manhattan
La storia
L'origine del cocktail Manhattan è avvolta tra mistero e leggenda, con molte versioni differenti che ne narrano la nascita. Una delle storie più diffuse lo colloca al Manhattan Club di New York nel 1874, durante un evento in onore del candidato presidenziale Samuel Tilden, organizzato da Lady Jennie Jerome Churchill, un'ambiziosa donna della società americana e madre di Winston Churchill. Questa versione, tuttavia, scricchiola un po’ perché sembra Lady Churchill in quel periodo si trovasse in Europa e dove stava per dare alla luce il figlio, Winston.
Un'altra teoria suggerisce che il cocktail sia stato inventato negli anni 1860 da un barista di nome Black che lavorava in un bar sulla Houston Street a Broadway, New York.
Il nome 
Probabilmente deriva semplicemente dal noto distretto di New York, anche se il Manhattan Club ha cercato di rivendicare l'associazione col nome.
La ricetta
5 cl Rye Whiskey
2 cl Vermouth rosso
1 dash di Angostura
Come viene servito
in una classica coppetta cocktail, precedentemente raffreddata, guarnita da una ciliegia al maraschino.
 

In quale film lo abbiamo visto 
A qualcuno piace caldo del 1959 con Marilyn Monroe, Jack Lemmon e Tony Curtis 
(di cui vi ho parlato qui)
 
L’alcol scorre a fiumi in tutto il film, ma c’è una scena in cui è proprio questo cocktail a essere protagonista. Sul treno Dafne (Jack Lemmon) è tranquilla nella sua cuccetta, quando Zucchero (Marilyn Monroe) le chiede di recuperare il Bourbon dalla cuccetta sotto di loro in cui si trova Josephine (Tony Curtis). 

Scoperti dalla loro compagna Dolores che a sua volta ha una bottiglia di Vermouth, decidono di fare il cocktail Manhattan con l’ausilio di una borsa dell’acqua calda come shaker. Le altre compagne s’imbucano rovinando i piani di Lemmon. Sul finale una delle ragazze sveglia Josephine per chiederle se ha ciliegie al maraschino per guarnire i cocktail, ed è così che scopre il pigiama party che sta succedendo sopra la sua testa.  
  

Eccoci giunti al termine di questo viaggio tra i cocktail più iconici del cinema classico, un percorso che ci ha portato a scoprire le storie, le curiosità e i segreti che si celano dietro a questi intramontabili drink. 
Dai riflessi dorati di un Manhattan nelle mani di Marilyn Monroe alla freschezza di un Daiquiri fatale nelle mani di Elizabeth Taylor, abbiamo attraversato decenni di storia cinematografica e di mixologia. Ma come in ogni grande film, il finale non è mai un vero addio: è semplicemente l'inizio di una nuova avventura. Così, alziamo il nostro calice virtuale in un brindisi ai prossimi capitoli di questa esplorazione, pronti a svelare altre leggende liquide che hanno fatto la storia sul grande schermo. Stay tuned!


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