VARIE: Viaggio nel Noir: Personaggi, trame e ambientazioni

venerdì, giugno 02, 2023

Appassionati di cinema classico americano, è giunto il momento di addentrarci ulteriormente nell'affascinante e misterioso universo dei film noir. Avete mai notato come ogni personaggio sembra nascondere un segreto? O come le trame si intrecciano in un intricato labirinto di misteri? E quanto le ambientazioni, dai vicoli oscuri delle metropoli ai locali notturni avvolti nel fumo, sembrano quasi personaggi a sé stanti?

Nel primo appuntamento di "Viaggio nel Noir" (che trovate qui) abbiamo esplorato le radici letterarie di questo genere unico e abbiamo parlato dei maestri che lo hanno reso grande. Oggi, invece, vi invito a unirmi nel dare un'occhiata più da vicino ai dettagli che rendono il noir così inconfondibile e affascinante.

Prepariamoci a sondare l'anima oscura dei personaggi, a destreggiarci tra le trame ricche di colpi di scena e a respirare l'atmosfera delle ambientazioni più emblematiche del noir.

 

 PERSONAGGI

I personaggi del noir sono figure enigmatiche che si librano sul sottile confine tra il bene e il male, incarnando le ansie, le paure e gli aspetti più reconditi dell'inconscio collettivo dell'epoca. Tra queste, tre figure emergono con prepotenza: la dark lady, il detective privato e il gangster senza scrupoli.

Iniziamo il nostro viaggio attraverso questi archetipi con la dark lady, o femme fatale. Lei è un enigma avvolto nel mistero, una figura affascinante ma pericolosa, che si ritrova spesso al centro di intrighi e manipolazioni. La sua seduzione è una trappola mortale, un fascino che trascina gli uomini alla loro rovina. Ma la dark lady non è solo una manipolatrice: rappresenta anche l'attrazione verso ciò che è proibito o pericoloso, mettendo a dura prova la morale del protagonista. Le sue armi sono desiderio e passione, che si scontrano con la razionalità e la logica del suo opposto, il detective privato.

Questo aspetto viene evidenziato fin dalla loro prima apparizione in scena: spesso queste donne indossano abiti bianchi, un inganno che cela la loro oscura natura, e hanno spesso un accessorio che attiri l'attenzione ad esempio Barbara Stawyck in La fiamma del peccato (1944) che avvolta da un asciugamano scende le scale facendo tintinnare la cavigliera dorata, o Rita Hayworth che in Gilda (1946) quando viene presentata indossa una veste da camera e si sta spazzolando i capelli a testa in giù con il famoso colpo di testa che svela la chioma in tutto il suo splendore o ancora Lana Turner in Il postino suona sempre due volte (1946) in cui un rossetto caduto rotola vicino alle sue scarpe portando lo sguardo della sua vittima sulle sue gambe e sul suo completo corto e rivelatore. La dark lady è caratterizzata da abiti di lusso, gioielli importanti, trucco raffinato, e accessori come guanti lunghi, occhiali da sole e pellicce.


 

La dark lady funge da contraltare dell'immagine tradizionale della donna come vergine, madre o redentrice, la sua popolarità nel cinema degli anni '40 può essere vista come una risposta all'indipendenza crescente delle donne americane durante gli anni '30, che provocò insicurezze negli uomini e ridefinì i rapporti di genere.

L'antagonista naturale della dark lady è il detective privato. Egli è un eroe disilluso, una figura che cerca di far risplendere un barlume di verità in un mondo corrotto. Solitario e scettico, è spesso rappresentato con un impermeabile, chiuso solo dalla cintura e mai abbottonato, con il bavero alzato e il cappello di feltro calato sul davanti, e l'immancabile sigaretta, come Humphrey Bogart in Il grande sonno (1946). Il detective opera al margine della legge per risolvere casi intricati, la sua attitudine cinica e ruvida sono una corazza protettiva in un mondo marcio, in cui la corruzione e l'immoralità sono onnipresenti. Nonostante ciò, il detective rappresenta l'umanità e la vulnerabilità, la ricerca della verità e della giustizia, ma anche la solitudine e le difficoltà di relazione.


Se il detective rappresenta l'ordine, il gangster incarna il caos. Questo personaggio tipico dei film noir americani è un individuo violento e ambiguo, coinvolto in attività illegali. Raffinato nel suo stile, indossa abiti di sartoria impeccabili: giacche doppiopetto con ampi revers, pantaloni a vita alta sorretti da sottili bretelle, cravatte vistose e cappelli fedora alla Dick Tracy. Questo look lo distingue dal resto della società, rendendolo facilmente riconoscibile come Edward G. Robinson ne L’isola di corallo (1948) dove sfoggia anche una preziosa vestaglia di seta, Richard Conte in La polizia bussa alla porta (1954) e Dan Duryea in Doppio gioco (1944).

Oltre all'eleganza, il gangster è un simbolo di violenza, sadismo e megalomania, rappresentando la decadenza della società e i pericoli del capitalismo sfrenato. Dal punto di vista psicologico, il gangster rappresenta la ricerca del potere e del denaro, ma è anche un simbolo di fragilità dell'ego e difficoltà nel gestire le proprie emozioni. La sua violenza ingiustificata genera un senso di impotenza, ma il suo ineluttabile declino offre un barlume di speranza nel trionfo della giustizia, rappresentando la giusta punizione per le sue azioni malefiche.

 

TEMATICHE

Nel contesto del film noir, l'inevitabilità del destino assume una rilevanza cruciale, agendo come un pilastro tematico fondamentale. I protagonisti si ritrovano intrappolati in una rete di eventi predeterminati che, indipendentemente dalle loro scelte o azioni, sembrano guidarli inesorabilmente verso un percorso predefinito. Questo senso di fatalismo pervade il genere, creando un'atmosfera di ineludibile disperazione dove ogni decisione, ogni passo avanti, sembra solo approfondire la discesa nell’oscurità. Lo vediamo in Detour del 1945 che mostra la vita di un pianista prende una svolta tragica dopo una serie di eventi incontrollabili e fatali che sembrano guidati dal destino piuttosto che da scelte o azioni deliberate. Il film Due ore ancora del 1950 si apre con il protagonista che scopre di essere stato avvelenato con una sostanza radioattiva letale che non può essere curata. Questa scoperta sconvolgente mette in moto una corsa contro il tempo per scoprire chi l'ha avvelenato e perché, prima che il veleno faccia il suo effetto; il titolo originale D.O.A. è l’acronimo di "Dead on Arrival", dicitura che in medicina legale indica che il paziente è clinicamente morto prima di poter ricevere cure, e in fatti il suo destino è sigillato, è già un uomo morto, indipendentemente da ciò che farà o scoprirà nel corso del film.

Un altro tema molto caro al noir, sempre legato al fatalismo, è il ritorno del passato. Può essere un errore commesso in un tempo lontano che si cerca di nascondere e che torna a galla, come Jack Palance che ne Il grande coltello (1955) è un attore ricattato da un produttore. Troviamo anche personaggi che non ricordano di aver commesso dei crimini o addirittura dubitano di loro stessi, come Anne Baxter in Gardenia Blu (1953) e Claudette Colbert in Donne e veleni (1953).


Nell’universo narrativo del noir un altro elemento ricorrente è la corruzione. Le istituzioni, dai servizi di polizia ai governi, sono spesso mostrate come marcite e inaffidabili, creando un senso di sfiducia e di impotenza. Altro tema centrale nel noir è l’ambiguità morale. I personaggi non sono mai completamente buoni o completamente cattivi, ma si muovono in una zona grigia che riflette la complessità del mondo reale. I criminali possono avere motivazioni comprensibili o addirittura nobili, mentre i personaggi apparentemente rispettabili possono nascondere oscuri segreti. Per riflettere l'ambiguità morale e l'identità frammentata dei personaggi, i registi del noir introducono il tema del doppio attraverso specchi, ritratti e gemelli che fungono da metafore visive per esprimere questi concetti.

Gli specchi nei noir non sono solo oggetti di arredo, ma veri e propri strumenti di introspezione, verità nascoste e inganno. Ci mostrano la verità, eppure, spesso ci riflettono illusioni. Un personaggio potrebbe guardarsi allo specchio e vedersi come una persona diversa, o l'immagine riflessa potrebbe rivelare un aspetto del personaggio che non è altrimenti visibile. Esempio per eccellenza è il labirinto degli specchi nel finale de La signora di Shangai (1947) con Rita Hayworth e Orson Welles: qui gli specchi sono utilizzati per creare un senso di disorientamento e confusione, i riflessi multipli dei personaggi confondono la realtà, rendendo difficile distinguere il vero dal falso. Inoltre esprimono la frammentazione interna dei personaggi: la scena culmina con una sparatoria in cui gli specchi vengono frantumati, simboleggiando la distruzione delle illusioni e delle false immagini che i personaggi hanno creato di loro stessi.


Humphrey Bogart nel film La fuga (1947) interpreta un uomo ingiustamente condannato che cambia il suo aspetto attraverso la chirurgia plastica per sfuggire alla legge: il suo volto viene rivelato per la prima volta a circa 1/3 del film quando si guarda allo specchio dopo aver rimosso le bende dall'operazione.

I ritratti possono svolgere una funzione simile. Un dipinto potrebbe raffigurare un personaggio in un modo che contrasta con la sua vera natura per come ci viene presentata nel resto del film, come in La strada scarlatta (1945) Edward G. Robinson interpreta un uomo sposato che inizia una relazione con una donna più giovane e inizia a dipingere il suo ritratto: la donna nel ritratto è pura e innocente, in contrasto con la vera natura manipolatrice e fredda della Bennett. Ma un quadro ha anche il potere di condizionare chi si ritrova a guardarlo, come se fosse vittima di un incantesimo: è il caso di Vertigine in cui Gene Tierney creduta morta si manifesta mentre il detective che sta indagando è rimasto conquistato dal suo ritratto. 

I gemelli, infine, possono essere utilizzati per esplorare l'idea dell'alter ego o della doppia identità. In alcuni casi, un gemello potrebbe rappresentare una parte rinnegata o nascosta dell'altro, oppure potrebbe funzionare come una sorta di specchio oscuro che riflette le possibilità non realizzate o le scelte non fatte dal personaggio principale. Ad interpretare un doppio ruolo sono Olivia De Havilland in Lo specchio scuro (1946) dove e Bette Davis in Chi giace nella mia bara (1964), interpretano rispettivamente due gemelle, di cui una particolarmente perfida. O ancora Kim Novak che in La donna che visse due volte (1958) interpreta una parte doppia per ingannare James Stewart.


TRAME

 Le narrative del film noir si distinguono per le loro strutture narrative ricorrenti.

L’ascesa e il declino di un criminale: Questo è un arco narrativo tipico nel genere noir. Il personaggio si insedia nel mondo criminale ascendendo di livello, solo per cadere in disgrazia alla fine. Un esempio di questo è La furia umana, dove James Cagney impersona il gangster Cody, che a causa della sua instabilità mentale e dell’ossessione per la madre, precipita nella rovina. Oppure, in Il sapore del delitto, Edward G. Robinson riveste il ruolo di un medico che, nel tentativo di studiare il comportamento dei criminali, ne diventa uno.


L’organizzazione di una grande rapina: In questi film viene generalmente esposto il piano nei minimi dettagli, compresa la formazione della banda, l’esecuzione del colpo e l’imprevisto che potrebbe far saltare tutto, come un tradimento interno. Questo è il caso di Giungla d'asfalto, dove un gruppo di criminali, guidato dal ladro professionista “il dottore” interpretato da Sam Jaffe, progetta un furto di gioielli, o di La banda di Las Vegas in cui si programma un audace furto a un furgone blindato durante il giorno del derby di Las Vegas, con il coinvolgimento di una cantante di night club, interpretata da Mamie Van Doren.


Due amanti che progettano l’assassinio di uno dei coniugi: Normalmente l’obiettivo è il marito della donna fatale, la cui morte renderebbe libera la moglie e le lascerebbe una cospicua somma di denaro grazie all’eredità o a un'assicurazione sulla vita. Lana Turner ha incarnato questo ruolo in due film: Il postino suona sempre due volte, dove seduce John Garfield per convincerlo ad eliminare il marito, e Ritratto in nero, dove intrattiene una relazione con il medico del marito che architetta un piano per liberarsi di lui simulando un incidente. Altri due classici noir che esplorano questo tema sono La fiamma del peccato e Niagara: nel primo, Barbara Stanwyck seduce un agente assicurativo per fargli stipulare una polizza sulla vita del marito a sua insaputa, per poi progettarne l’omicidio e dividere il premio con lui, mentre nel secondo, Marilyn Monroe tradisce il marito e progetta di ucciderlo con l'aiuto dell’amante, ma un imprevisto cambierà i suoi piani.

La ricerca di una persona o un oggetto scomparso: questo tema si ritrova spesso nei film noir che hanno un detective come protagonista. Ad esempio, in L’ombra del passato del 1944, il detective Philip Marlowe, interpretato da Dick Powell, viene ingaggiato per ritrovare l'ex amante del cliente, mentre in Il mistero del falco del 1941, Sam Spade viene assoldato dapprima per trovare la sorella di Miss Ruth Wonderly, poi per rintracciare la preziosa statuetta del falcone.

L'innocente coinvolto in un complotto: Questo tema si sviluppa quando un personaggio comune, con buone intenzioni, viene coinvolto in circostanze criminali o pericolose contro la sua volontà. In La baia dell'inferno (1955), Alan Ladd interpreta un ex detective che, dopo aver scontato una pena per un crimine che non ha commesso, è determinato a trovare i veri colpevoli e a ripulire il suo nome. Mentre in Il ladro (1956), diretto da Alfred Hitchcock, Henry Fonda è un musicista ingiustamente accusato di rapina e il suo disperato tentativo di provare la sua innocenza evidenzia l'orrore di essere inghiottito in una situazione oltre il proprio controllo.


Il clima di censura dettato dal codice Hays (di cui vi ho parlato qui) ha influenzato le produzioni dal 1930 al 1960, limitando la rappresentazione di azioni violente, atti sessuali espliciti, perversioni, scene di nudo, oltraggi alla bandiera americana e imponendo il rispetto di certi orientamenti morali e politici come la disapprovazione dell’adulterio, dell’aborto, degli amori interrazziali e delle simpatie per il comunismo. Ad esempio, la censura del Codice Hays richiedeva che i personaggi immorali, come i criminali e le femme fatale, subissero la giusta punizione alla fine del film. Questo obbligo ha portato a esiti drammatici e spesso tragici, come la morte o la rovina dei personaggi principali. Queste tematiche rispecchiano le tensioni sociali, politiche e culturali dell'epoca: l'insicurezza e la sfiducia nella società americana del dopoguerra.

AMBIENTAZIONI

Nel noir i luoghi non sono meri sfondi per l'azione, ma partecipano attivamente alla narrazione, contribuendo a creare l'atmosfera cupa e tensione che caratterizza il genere.

Le scenografie urbane nei film noir degli anni '40 e '50 rappresentano frequentemente sotterranei, vicoli ciechi, grattacieli e ponti. In questi film, la metropoli è come un personaggio a sé stante, che attraverso la sua architettura e illuminazione mette in risalto il contrasto tra ricchezza e povertà, legalità e criminalità. La decisione di ambientare i film noir in città come Los Angeles, San Francisco e New York, tra gli altri, è legata a diverse motivazioni che vanno dall'interesse per gli effetti visivi creati dalla luce tenue dei lampioni alle tensioni sociali che caratterizzano l'America del dopoguerra. Le strade solitarie, fiancheggiate da edifici e illuminate dalla luce tenue dei lampioni, delineano un'ambientazione urbana tossica in cui gli individui si muovono con diffidenza. In La città nuda (1948) New York è un personaggio a tutti gli effetti, ed è ritratta come un luogo pieno di contrasti, dove criminalità e legalità si scontrano continuamente. Nel film La fuga del 1947 le strade di San Francisco ripide e tortuose creano un senso di ansia e disorientamento che riflette lo stato d'animo del protagonista evaso in fuga dalla giustizia.


Nel noir, la casa perde il suo significato simbolico tradizionale di rifugio sicuro e di stabilità familiare. La donna che vi risiede non è più la madre e moglie amorevole che si prende cura del focolare domestico, ma un personaggio ambiguo e pericoloso, capace di sedurre gli uomini e portarli alla rovina. Queste residenze riflettono il desiderio di ricchezza e prestigio sociale dei personaggi, ma rappresentano un luogo minaccioso e corrotto. Troviamo esempi di questo in film come Quinto non ammazzare e La scala a chiocciola, in cui la casa è una prigione da cui si cerca di fuggire. In molti film, la casa riflette la psicologia dei personaggi, con le sue ombre minacciose, le sue stanze nascoste, e la sua architettura spesso opprimente.

 

A caratterizzare il noir troviamo anche una serie di luoghi pubblici che svolgono un ruolo cruciale nella trama e nella caratterizzazione dei personaggi. Motel, bar, locali notturni, ristoranti di lusso e case da gioco vengono spesso presentati come luoghi di transizione, pensati per soste brevi e temporanee. Questi luoghi pubblici fanno da contraltare alla casa, che nel film noir perde il suo senso tradizionale di sicurezza, stabilità e unità familiare. Esempi di cantanti nei night-club sono Rita Hayworth in Gilda (1946) e Ida Lupino I quattro rivali (1948).

Sempre presenti nei noir sono luoghi di gioco d’azzardo, spazi per eccellenza deputati alla corruzione e al decadimento morale. Le case da gioco incarnano l'idea del rischio e del destino, e le puntate fatte ai tavoli da gioco servono da metafora per le scommesse che i personaggi del noir fanno nelle loro vite, spesso con un’altissima posta in gioco. Inoltre sono spesso ritratte come luoghi di corruzione e illegalità, infatti in molti film noir queste istituzioni sono controllate da personaggi criminali, e diventano teatro di attività illecite, come riciclaggio di denaro o truffe. In Perfido inganno (1947) con protagonista un sociopatico diabolico con un'ossessione per il gioco d'azzardo, e in A sangue freddo (1947) Dick Powell interpreta Johnny O'Clock, un gestore di un casinò che si trova coinvolto in un intricato intrigo quando una delle ragazze del casinò viene trovata morta.

I motel, spesso isolati e ai margini della società, rappresentano un’altra location tipica dei noir. Questi luoghi di transito, lontani dall'immagine confortante della casa, diventano rifugi provvisori dove i protagonisti possono nascondersi o perdere la loro identità. Ne L'infernale Quinlan un motel gestito da un sospetto personaggio diventa un fulcro di attività sospette e oscure nel corso del film. Ma diventa il rifugio della coppia criminale formata da Bert e Laurie si nasconde dopo l'ennesima rapina in La sanguinaria del 1950.


Da detective del cinema, abbiamo esplorato il labirinto di ombre e luce del noir classico americano, tra personaggi carismatici e trame dense di mistero. Ma come ogni indagine approfondita, non ci fermiamo qui. Nella prossima puntata, scenderemo nel dettaglio delle tecniche cinematografiche: è il momento di svelare come luci, montaggio e tecniche visive hanno plasmato l'essenza stessa del noir. Restate sintonizzati, il viaggio nel noir continua. 

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