L'angolo dei film: Appuntamento sotto il letto

venerdì, maggio 02, 2025

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Non sono mai stata una grande fan delle classifiche, dei dizionari del cinema e dei siti che danno valutazioni e punteggi ai film. Sapete perché? Il motivo è squisitamente egoistico.
In tantissime occasioni mi sono trovata in profondo disaccordo, sia quando hanno stroncato film che amo alla follia, sia quando hanno esaltato opere che, a essere sincera, non mi hanno lasciato nulla.
Da tempo volevo parlarvi di un film che fa parte del mio personale “kit scaccia pensieri”, una di quelle pellicole che, non importa quanto sia andata male la giornata, riescono sempre a strapparmi una risata e a regalarmi quasi due ore di autentica evasione. E ogni volta in cui ve l’ho nominato qui sul blog o su instagram, ho scoperto che anche molti di voi lo portano nel cuore. Eppure, volete sapere che punteggio gli ha dato uno dei più autorevoli siti del settore?
57 su 100. Nemmeno la sufficienza!
Per non parlare di un noto dizionario del cinema che, stando a Wikipedia, lo liquida così: «Qualche buona gag… atteggiamento moralistico… commedia non totalmente riuscita.»
Insomma, avrete capito che non sempre mi fido degli “esperti”.
Anche perché, quando scelgo di amare un film, non mi fermo solo alla trama o alla recitazione: spesso mi lascio conquistare dalle storie che si nascondono dietro la lavorazione, dalle battaglie creative, dalle intuizioni felici o dai piccoli miracoli produttivi. Ed è proprio questo che oggi voglio raccontarvi. 

Appuntamento sotto il letto nasce da una storia vera, quella della famiglia North-Beardsley, e ha come protagonista una delle figure più rivoluzionarie del Novecento: Lucille Ball.
Attrice amatissima, certo. Ma anche donna d’affari, produttrice, pioniera, in un’epoca in cui Hollywood era ancora dominata dagli uomini. Ha fondato uno studio tutto suo, la Desilu, ha saputo reinventarsi passando dalla radio al cinema, dalla tv al grande schermo, sempre con una visione chiara e coraggiosa.
Ha rivoluzionato il modo di fare televisione, ha cambiato per sempre l'immagine della donna sullo schermo. Eppure — pensateci — proprio lei, così attenta, così lungimirante, in questo caso non ha creduto fino in fondo nel successo del film. Ci ha creduto abbastanza da volerlo produrre. Ma non abbastanza da proteggersi fiscalmente: non ha previsto un sistema di tutela per gli incassi, convinta che sarebbe stato un progetto piccolo, magari destinato a passare inosservato.
Il risultato? Quando il film esplode al botteghino, guadagnando milioni, gran parte dei profitti finiscono direttamente al fisco. Un paradosso affascinante: una delle menti più brillanti dell’intrattenimento americano, vittima proprio della sua sottovalutazione.
E forse è anche per questo che vale la pena riscoprire questa storia.
Perché dietro una commedia allegra, colorata e piena di bambini c’è molto, molto di più.

Il titolo originale è Yours, mine and ours (non capirò mai perchè lo hanno stravolto così tanto in italiano) ed è un film del 1968 diretto da Melville Shavelson con Lucille Ball e Henry Fonda.

La trama in breve: San Francisco, anni Sessanta. Helen North è un’infermiera militare, vedova e madre di otto figli. Frank Beardsley è un ufficiale di marina, anche lui vedovo, e con dieci figli a carico.
Quando le loro strade si incrociano per caso, quello che inizia come un corteggiamento cautissimo si trasforma in qualcosa di molto più serio. Ma l’amore, si sa, è complicato. E lo è ancora di più quando a mettersi di mezzo non sono solo le differenze di carattere, ma anche diciotto bambini, ognuno con la propria voce, le proprie abitudini e — spesso — i propri piani di sabotaggio.

Alcune scene del film

Foto promozionali del film

È una mattina di settembre del 1961 e Bob Carroll Jr., uno degli storici sceneggiatori della serie TV I Love Lucy, sta facendo colazione con sua moglie. Sfogliando il giornale, si imbatte in un titolo che sembra uscito da una sceneggiatura:
“Padre nella Marina con 10 figli oggi sposa madre di 8”.
Incuriosito, si precipita a leggere l’articolo, proveniente da Carmel, California.
 
La storia è quella di Helen North, un’infermiera della Marina rimasta vedova nel giugno del 1960, mentre era incinta dell’ottavo figlio. Suo marito, Richard North, ufficiale e navigatore, è morto in un incidente aereo durante un volo d’addestramento a Whidbey Island. Dopo il lutto, Helen si è trasferita a San Leandro, cercando di costruire una nuova vita per sé e per i suoi bambini. Durante l’iscrizione dei figli a una scuola parrocchiale, Helen conosce Sorella Mary Eleanor, la preside dell’istituto. Parlando, le confida di essere vedova con otto figli. La suora, con un sorriso, le racconta di avere un fratello, Frank Beardsley, vedovo con dieci figli, anch’egli reduce da una perdita recente. Helen prende quell’informazione come una di quelle strane coincidenze che la vita ogni tanto regala, ma non ci pensa più di tanto. Pochi giorni dopo, decide di inviare a Frank una piccola preghiera ritagliata da un giornale, un gesto discreto per confortarlo. Frank risponde. Da quel primo scambio nasce una corrispondenza che, nel giro di poche settimane, si trasforma in qualcosa di più.
Il loro primo incontro avviene alla vigilia della Festa della Mamma, il 13 maggio 1961.
Non ci vuole molto perché tra Helen e Frank scatti una sintonia autentica. Il 9 settembre dello stesso anno si sposano, unendo ufficialmente le loro famiglie — diciotto figli sotto lo stesso tetto (a cui si aggiungeranno altri 2 figli nati dopo le nozze).
 
 
Bob Carroll non ha dubbi: quella storia sembra fatta apposta per il cinema e nello specifico per Lucille Ball. Ne parla subito con lei, raccontandole dei letti a castello, delle regole da caserma adattate alla vita di casa, del lavandino pieno di cibo pronto per essere cucinato dai figli maggiori.
Lucille ascolta e si entusiasma. Sente che dietro quei dettagli buffi c’è qualcosa di più grande: il racconto di un amore adulto, della capacità di ricominciare anche dopo il dolore.
E qui, un passo indietro è d’obbligo.
Perché parlare di Lucille Ball in quegli anni significa parlare di una donna che ha già lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, ma che sta anche attraversando un momento di grande cambiamento personale.
Nata nel 1911 a Jamestown, nello stato di New York, Lucille ha iniziato come modella prima di approdare a Hollywood, passando da un contratto all’altro tra RKO e MGM, spesso relegata a ruoli secondari o da reginetta di bellezza. Negli anni ’40 conosce Desi Arnaz, giovane musicista cubano pieno di fascino ed energia. Quando decide di sposarlo crea quasi uno scandalo: all’epoca, un’attrice americana che sposa un immigrato latino non è visto di buon occhio, e Hollywood non fa nulla per nasconderlo. Ma Lucille non si lascia fermare dalle convenzioni. Segue il suo cuore, e da quella scelta nasce uno dei sodalizi più famosi della storia dell’intrattenimento.
Negli anni ’50, Lucille cambia per sempre la televisione con I Love Lucy, la prima serie a mostrare una vera coppia sposata sullo schermo e a rivoluzionare il linguaggio della sitcom con l’uso della ripresa multicamera dal vivo (la sua storia ve l'ho raccontata qui). Il sodalizio creativo con Desi porta anche alla fondazione della Desilu Productions, una delle prime case di produzione indipendenti di successo a Hollywood. 

Ma dietro le luci della ribalta, il matrimonio si logora. Il 3 marzo 1960, il giorno dopo aver girato l’ultimo episodio della serie The Lucille Ball-Desi Arnaz Show, Lucille si reca all’Alta Corte di Santa Monica per avviare le pratiche di divorzio. Da quel momento, Desilu diventa davvero la sua compagnia. Lucille Ball non è più solo un’attrice amatissima: è anche la prima donna a dirigere un grande studio televisivo.
Pur dominando la TV, non ha mai abbandonato il cinema. Nel 1950 ha recitato per Vincente Minnelli in 12 metri d’amore, dimostrando di poter passare con disinvoltura dal piccolo al grande schermo. Quando sceglie di acquistare i diritti della storia dei Beardsley attraverso la società Desilu, Lucille non sta solo cercando un nuovo progetto: sta riaffermando il suo ruolo di donna indipendente, capace di scegliere e guidare i propri sogni. Nasce così il primo embrione di quello che, diversi anni dopo, diventerà Appuntamento sotto il letto.

Lucille Ball ha acquistato i diritti con grande entusiasmo, ma trasformare la storia dei Beardsley in un film si rivela più complicato del previsto. Bob Carroll Jr. e Madelyn Davis, i fidati sceneggiatori di I Love Lucy, iniziano subito a lavorare a una prima versione della sceneggiatura. Eppure, il risultato non convince. Secondo Lucy, il copione assomiglia troppo a un episodio televisivo, pieno di gag e situazioni farsesche che non riescono a restituire la verità e la profondità della storia vera.
Nel 1962, mentre cerca di rilanciare la sua carriera a Broadway, Lucille tenta di riattivare il progetto, ma i problemi si moltiplicano. Nel 1963, dopo l’insuccesso al botteghino di Mia moglie ci prova accanto a Bob Hope, il suo ritorno al cinema sembra più difficile del previsto.
Frustrata, commissiona una nuova versione a Leonard Spigelgass. Ma anche quel tentativo fallisce: il copione resta ancorato al tono farsesco e non riesce a liberarsi dall’ombra di I Love Lucy.
Per anni, il progetto resta sospeso. E proprio mentre sembra destinato a scomparire in un cassetto, nel 1965 accade qualcosa che riaccende la speranza.

Helen Beardsley pubblica il libro Who Gets the Drumstick?, in cui racconta la sua incredibile esperienza come madre di una famiglia così numerosa. Il libro, sincero e pieno di aneddoti autentici, ottiene subito un buon riscontro.

Per la prima volta, la storia dei Beardsley viene raccontata senza filtri, con tutte le difficoltà, la tenerezza e l’ironia della vita quotidiana di una famiglia fuori dal comune.
E proprio quella voce autentica, così diversa da qualsiasi copione scritto fino a quel momento, finisce per rimettere in moto anche il progetto cinematografico. Ma serve qualcuno che sappia ascoltarla davvero.
È qui che entra in scena Robert Blumofe, produttore con alle spalle una lunga esperienza nelle commedie di maggior successo della United Artists.
Blumofe capisce subito che, per funzionare, il film deve abbandonare l’approccio farsesco delle prime versioni: non serve una sitcom con diciassette bambini, ma una commedia vera, capace di restituire la realtà con leggerezza e rispetto.


Per questo coinvolge Melville Shavelson, sceneggiatore e regista abituato a mescolare umorismo e umanità.
Ha scritto per Bob Hope — anche in ruoli più seri come Eravamo sette fratelli — e ha diretto Sophia Loren in Un marito per Cinzia con Cary Grant e in La baia di Napoli con Clark Gable.
E nel 1963 ha firmato Il mio amore con Samantha, uno dei miei film del cuore. Una storia d’amore agrodolce con Paul Newman e Joanne Woodward, arricchita da un cast magnifico: Thelma Ritter, Maurice Chevalier… eppure stroncata dalla critica. Io comunque ve ne ho parlato qui.
Un altro caso in cui il cuore dello spettatore vale molto più di qualsiasi recensione.
Quando riceve la proposta, Shavelson accetta, ma capisce subito che non sarà un incarico semplice.
Lucille Ball non è solo la protagonista: è anche la produttrice.
Ha passato dodici anni a dirigere se stessa in televisione, scegliendo inquadrature, luci, tempi comici. Cedere il controllo non è nel suo stile, e lui lo sa.
Ma Shavelson è abituato a lavorare con personalità forti. Appena prende in mano il progetto, trova cinque sceneggiature, tutte simili: varianti dello stesso schema, con Lucy al centro di situazioni grottesche e poco credibili. Capisce che nessuno, fino a quel momento, ha davvero provato a raccontare la realtà. Decide di partire da lì: incontra i Beardsley, ascolta le loro storie, osserva il loro modo di vivere, prende appunti. E ricostruisce da zero un copione che parte dalla verità, e non da una caricatura. Molto del materiale che finisce poi nel film arriva proprio da queste conversazioni, da dettagli concreti che nessuno aveva mai pensato di chiedere (ad esempio la partecipazione di nozze che vedremo nel film è proprio quella vera dei coniugi Beardsley).


Resta però un’ultima difficoltà: Lucille Ball stessa. Dopo il flop di Mia moglie ci prova, Lucy è insicura. Ha paura di allontanarsi troppo dall'immagine che il pubblico ha di lei: la “Lucy” scatenata delle gag, quella che cade dalle scale con grazia, che ride e fa ridere. Shavelson lo capisce, e prova a convincerla che si può essere comici anche raccontando la verità. Che è proprio lì, in quel mix di caos e sincerità, che il pubblico può ritrovare se stesso. E che lei, con la sua esperienza e il suo istinto, può rendere Helen Beardsley reale e credibile, senza rinunciare a un solo grammo di empatia.

Il prossimo passo? Trovare il protagonista maschile. La prima scelta ricade su Fred MacMurray.
Negli anni Sessanta, MacMurray è tornato sotto i riflettori come uno degli attori più amati dal pubblico americano. Con la Walt Disney Productions ha girato una serie di film che sono diventati dei piccoli classici, da Geremia, cane e spia (1959) a Un professore fra le nuvole (1961), Okay Parigi! (1962), Professore a tuttogas (1963), I ragazzi di Camp Siddons (1966) e Il più felice dei miliardari (1967).
E dal 1960 sta entrando nelle case di milioni di spettatori grazie alla serie televisiva Io e i miei tre figli (My Three Sons), dove ha interpretato un vedovo alle prese con la crescita dei suoi ragazzi (durerà 12 stagioni).
MacMurray sembra davvero la scelta ideale per interpretare Frank Beardsley. Ma i suoi impegni con la Disney e con la serie televisiva rendono impossibile conciliare i tempi. Deve rinunciare.

È allora che Robert Blumofe propone un nome che cambia tutto: Henry Fonda. Lucille Ball accoglie la proposta con entusiasmo. Conosce Fonda fin dai primi anni a Hollywood.
Nel 1935, avevano incrociato i loro cammini in Notte di carnevale, dove Lucy aveva solo una piccola parte mentre Fonda era già protagonista. Ed erano anche usciti insieme, in realtà era un appuntamento a 4, con il coinquilino di Henry e la ragazza che stava frequentando: James Stewart e Ginger Rogers. Vi racconterò presto dell’amicizia che ha legato Stewart e Fonda, un raro esempio in tutta la storia di Hollywood. Ma torniamo a noi. 

 

 


Nel 1942 Lucille Ball al suo primo ruolo drammatico e impegnativo, in Dedizione, recita di nuovo accanto a Fonda. Lucy si fida di lui. Sa che accanto a Fonda potrà costruire un personaggio credibile, senza scadere nella caricatura. E, in fondo, anche per Henry Fonda è il momento giusto per affrontare una sfida diversa.


Nel 1968 è già una leggenda del cinema americano. Nato nel 1905 a Grand Island, Nebraska, ha iniziato a teatro prima di conquistare Hollywood con film come La figlia del vento (1938) e Jess il bandito. Ha saputo diventare l’interprete ideale dell’uomo comune, sincero e onesto, lavorando con registi come John Ford (La nave matta di Mister Roberts, 1955), King Vidor (Guerra e Pace, 1956) e Alfred Hitchcock (Il ladro, 1956). Con La parola ai giurati (1957), che ha anche prodotto (e di cui vi ho parlato qui), ha consacrato l'immagine di un'America che crede ancora nella forza della giustizia. Quando accetta il ruolo di Frank Beardsley, Fonda porta con sé tutta quella naturalezza e autorevolezza che impediranno al film di trasformarsi in una farsa.

Accanto a Lucille Ball e Henry Fonda, si compone anche il resto del cast. Per il ruolo di Darrel Harrison, il migliore amico e collega di Frank, viene scelto Van Johnson. Soprannominato il "Golden Boy della MGM", Van Johnson ha conquistato il pubblico degli anni Quaranta con il suo viso cosparso di lentiggini, i capelli rossi, il sorriso esuberante e comunicativo. Figlio di un padre svedese e di madre di origine tedesca, Van aveva iniziato la carriera artistica come ballerino di fila a Broadway, prima di essere messo sotto contratto dalla MGM all'inizio degli anni Quaranta. Dopo i primi ruoli nella popolare serie dei film di Dr. Kildare (subentrando a Lew Ayres), si era imposto come l'idolo dei teenager, recitando accanto a star come Judy Garland ed Esther Williams. Negli anni successivi, aveva affrontato ruoli più maturi, ma aveva mantenuto intatta quella simpatia naturale che lo rendeva perfetto per un ruolo di spalla caloroso e rassicurante.
 

A interpretare il medico di famiglia viene chiamato Tom Bosley. All’epoca è ancora un volto nuovo, ma diventerà presto una figura amatissima dal pubblico mondiale, grazie al ruolo di Howard Cunningham, il padre di Richie nella serie Happy Days (1974-1984), Le inchieste di padre Dowling e più avanti come lo sceriffo Amos Tupper in La signora in giallo.

Comporre la famiglia Beardsley sullo schermo significa trovare diciotto giovani attori in grado di rendere credibile una delle famiglie più numerose mai viste al cinema. Un’impresa tutt’altro che semplice. Lucille Ball, sempre molto coinvolta nelle scelte creative, propone anche suo figlio, Desi Arnaz Jr., per uno dei ruoli. All’epoca Desi ha quindici anni ed è già famoso: è il batterista del trio Dino, Desi & Billy, insieme a Dino Martin Jr. (figlio di Dean Martin) e Billy Hinsche. Il gruppo è amatissimo dagli adolescenti, e il suo nome è già ben noto al grande pubblico. Shavelson, pur riconoscendo il suo talento, decide di non inserirlo nel cast. Da un lato, Desi guadagna già più di quanto la produzione possa permettersi; dall’altro, la sua presenza accanto alla madre sullo schermo avrebbe rischiato di rompere quell’equilibrio narrativo così delicato tra realtà e finzione. 

Anche la primogenita di Lucille Ball, Lucie Arnaz, che ha 17 anni fa un provino per il film, ma alla fine non verrà scelta.


Si sceglie quindi un cast completamente indipendente, formato da giovani attori che possano incarnare la spontaneità e il caos affettuoso di una famiglia allargata.
Alcuni di loro avrebbero poi avuto carriere lunghissime. Tra i ragazzi Beardsley, i figli di Henry Fonda nel film, c’è Tim Matheson, che interpreta Mike, il primogenito. Tim ha quella naturalezza e quell'energia che saltano subito all'occhio. Negli anni successivi costruirà una carriera solida: il suo primo grande successo arriva nel 1973 con Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan, dove interpreta il motociclista Sweet. Poco dopo entra nell’immaginario collettivo con Animal House accanto a John Belushi. E se pensate che il suo volto vi sia familiare, è perché ha continuato a lavorare senza sosta: forse lo avete visto in The West Wing, Hart of Dixie, This is us o Virgin River.
Sul set di Appuntamento sotto il letto, Matheson vive anche una piccola favola romantica: si innamora infatti di Jennifer Leak, una delle "figlie" di Lucille Ball nel film. I due si sposano il 28 settembre 1968, anche se la loro storia durerà solo pochi anni.

Tra i Beardsley troviamo anche Morgan Brittany, che interpreta Louise. Morgan aveva già calcato il set da bambina: era lei Baby June, la sorellina di Natalie Wood in Gypsy - La donna che inventò lo striptease. Il pubblico televisivo, però, la ricorderà soprattutto per un altro ruolo da sorella, molto meno angelico: Katherine Wentworth, la spietata sorellastra di Pamela nella serie cult Dallas.

Nel ruolo di Greg Beardsley c’è Gary Goetzman. Poco prima di questo film, aveva recitato accanto a Dick Van Dyke in Divorzio all'americana. Ma se da bambino aveva la strada del cinema davanti a sé, da adulto Gary ha scelto un percorso diverso: prima come paroliere per artisti come Natalie Cole e Chaka Khan, poi come produttore di grandi successi come Il silenzio degli innocenti e Philadelphia.
È proprio durante la lavorazione di Philadelphia che conosce Tom Hanks, con cui fonderà Playtone, la casa di produzione dietro film come Cast Away e Mamma Mia!.

 

Infine, nei panni della piccola Germaine Beardsley, c’è Tracy Nelson. Il suo debutto a 5 anni in questo film segnerà solo l'inizio della sua carriera, continuerà a lavorare in televisione, partecipando a serie come A cuore aperto, Casa Keaton e Love Boat. Dal 1987 al 1991 ritrova Tom Bosley — il medico di famiglia del film — e diventa sua co-protagonista nella serie Le inchieste di Padre Dowling, nel ruolo di suor Stephanie "Steve" Oskowski. Negli anni successivi Tracy prosegue la sua carriera televisiva, apparendo in show amatissimi come Melrose Place, La tata, Un detective in corsia, Il tocco di un angelo e Settimo cielo.

Le riprese di Appuntamento sotto il letto iniziano nel maggio 1967 e si concludono nel luglio dello stesso anno. Si gira principalmente in California, tra Alameda, San Francisco e Carmel, nella contea di Monterey, dove viene ricostruita la casa della famiglia Beardsley.
Il set è vivo, movimentato, a volte quasi caotico. Lavorare con diciotto bambini e ragazzi richiede pazienza e nervi saldi, ma Lucille Ball — abituata a gestire troupe e produzioni con pugno fermo — sa come farsi rispettare. Eppure, anche per una professionista come Lucy, non tutto fila sempre liscio.
La collaborazione con il regista Melville Shavelson si rivela più complessa del previsto. Abituata a dirigere ogni minimo dettaglio nei suoi show televisivi, Lucille fatica a lasciare spazio. Capita spesso che intervenga direttamente sul set, correggendo la posizione delle luci, suggerendo inquadrature o addirittura fermando le riprese se nota un’ombra fuori posto.
Shavelson però tiene il punto. Vuole che il film resti fedele alla verità dei Beardsley, senza trasformarsi in un episodio di I Love Lucy.
Tra i due protagonisti si crea un clima di profonda stima e affetto.  Lucille Ball e Henry Fonda si conoscono da tempo, ma durante queste settimane di lavorazione imparano a conoscersi davvero. Tra loro c’è un’intesa naturale, fatta di rispetto e ironia. Anni dopo, Jane Fonda racconterà che suo padre si prese una bella cotta per Lucy durante le riprese. E scherzava sul fatto che, se solo quel vecchio appuntamento a quattro con James Stewart e Ginger Rogers (ai tempi di Notte di carnevale) fosse andato diversamente, oggi lo studio si sarebbe potuto chiamare Fondalu invece di Desilu.
Uno dei momenti più faticosi del film è la scena del matrimonio tra Helen e Frank. Quel giorno il termometro tocca i 41°C, e il caldo diventa quasi insopportabile. Gary Goetzman, uno dei "figli", racconta che portò con sé un giradischi portatile, e che durante le pause lui e gli altri ragazzi si sfogavano ballando sulle note di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Mentre i bambini si divertono, gli adulti cercano di restare composti, tra abiti pesanti e trucco che si scioglie sotto il sole.
Henry Fonda, da parte sua, trova il modo di mantenere la calma.  Abbandonato per un attimo il suo hobby abituale della pittura — troppo ingombrante per un set itinerante — si dedica al crewel work, un tipo di ricamo con filati spessi. Spesso Lucille si rifugia nel suo trailer per discutere della produzione... trovandolo assorto tra aghi e fili colorati.

Foto sul set

Anche il Natale dei Beardsley, che vediamo nel film, ha qualcosa di speciale: i regali sotto l’albero non sono oggetti di scena, ma veri doni scelti per i piccoli attori.
Un ricordo reale di quell’estate bollente passata a costruire una delle famiglie più caotiche — e irresistibili — della storia del cinema.

Appuntamento sotto il letto esce ufficialmente il 24 aprile 1968, con una première all’Astor Theatre di New York. È un evento in grande stile: sul tappeto rosso sfilano Lucille Ball, Henry Fonda, il resto del cast e la vera famiglia Beardsley, diventata ormai un simbolo vivente della storia che il film racconta.
Tra gli ospiti spicca anche Leonard Nimoy, il celebre Spock di Star Trek, serie allora prodotta proprio dalla Desilu. Un’apparizione che suona quasi come un passaggio di testimone: da una Desilu indipendente e rivoluzionaria a una nuova fase, che Lucy sta per chiudere definitivamente.


Perché proprio in quel mese, nell’aprile del 1968, Lucille Ball firma la vendita dello studio a Gulf + Western, la multinazionale che possiede anche la Paramount.
Lo fa pensando che il film sarà un progetto modesto, destinato a passare quasi inosservato.
E invece accade l’opposto.
Nonostante una critica americana decisamente ostile, il pubblico riempie le sale.
Il New York Times stronca la pellicola con una recensione tanto feroce quanto memorabile:
definisce il film “sguaiato, incerto, imbarazzante e interminabile”, pieno di battute scontate e "diviso in blocchi come se fosse una serie TV intervallata da pubblicità", arrivando persino ad accusarlo di essere “antisessuale e favorevole alla procreazione compulsiva”.
Una stroncatura pesantissima, che oggi fa quasi sorridere, ma che all’epoca avrebbe potuto affondare qualsiasi film. E invece no.
Il pubblico abbraccia con entusiasmo questa storia di amore, confusione e famiglia.
Il film, costato circa 2,5 milioni di dollari, incassa oltre 17 milioni solo negli Stati Uniti, diventando il maggiore successo cinematografico nella carriera di Lucille Ball. Un risultato travolgente, soprattutto se si considera che il film nasceva tra mille esitazioni, riscritture e dubbi.
Ma per Lucy, quel successo arriva con un retrogusto amaro. Non aveva predisposto alcun sistema fiscale per proteggere i guadagni personali, convinta che non ci sarebbe stato nulla da proteggere. Degli oltre 2 milioni di dollari guadagnati come attrice, riesce a trattenere ben poco. Il resto finisce direttamente al fisco. Peggio ancora: la quota che sarebbe spettata alla Desilu finisce nelle casse dei nuovi proprietari, Gulf + Western, che con i profitti di Yours, Mine and Ours iniziano subito a ripagare parte dell’acquisto dello studio.
Melville Shavelson, con un certo dispiacere, racconterà che Lucille non gli perdonò mai davvero di non averla avvertita che il film sarebbe stato un tale successo. Ma forse, proprio perché nessuno ci credeva davvero — nemmeno lei — il film ha potuto sorprendere tutti.

Non so se per voi i film funzionano un po’ come certe canzoni: quelle che, appena partono, vi riportano esattamente dove eravate quando le avete sentite per la prima volta.
Ecco, Appuntamento sotto il letto per me è proprio questo. È un film che sa essere allegro senza essere sciocco, dolce senza diventare melenso. Una storia vera, sì, ma raccontata con quel pizzico di caos, affetto e imperfezione che somiglia moltissimo alla vita vera.
Una commedia che riesce a farci ridere con il cuore, e che — nonostante le critiche dell’epoca — continua a funzionare anche oggi, proprio perché si appoggia su qualcosa di autentico.
Lucille Ball forse non ha creduto fino in fondo nel suo potenziale. O forse, semplicemente, ha sottovalutato quanto bisogno abbiamo tutti — anche lei — di film che ci ricordino che l’amore si può ricostruire, anche partendo da un disastro organizzativo con diciotto figli e troppe uova rotte a colazione.

In questo momento lo trovate nel catalogo di Prime Video, è compreso nell'abbonamento (non va acquistato) e quindi ve lo consiglio con convinzione: riguardatelo, o scopritelo per la prima volta. E se, arrivati alla fine, vi scappa un sorriso (o una lacrima), sappiate che sarò lì accanto a voi, a fare il tifo per questa strana, meravigliosa famiglia. 


CLIP:
 L'irish coffee

 
Le nozze
 
La prima notte

QUOTES:
Frank: Misi un avviso sul giornale per una governante. I risultati furono disastrosi. La prima durò una giornata. La seconda durà 7 giorni. Poi scoprimmo che era ricercata dalla polizia e che dopo una settimana passata con noi aveva deciso di costituirsi. 

Frank: Avete mai auto 5 anni e siete mai stati obbligati ad apparire in pubblico con un vestito passato da sorella a sorella e rimesso a nuovo da un vecchio marinaio?

Helen: Louise sembra sentire profondamente la mancanza della mamma e soprattutto sta attraversando un periodo difficile emotivamente.
Frank: Non credo di afferrare. Sono un po' stupido.
Helen: No è solo un uomo, il che qualche volta è la stessa cosa. Lei può imparare a fare la spesa per la famiglia e magari anche a lavare i piatti, ma questo non lo fa necessariamente diventare una madre.

Frank: Statemi a sentire. Da un anno a questa parte, tutte le volte che ho osato portare una donna a cena e ho avuto l'imprudenza di portarla a conoscervi, voi avete fatto di tutto per spaventarla e farla scappare. Ne ho abbastanza, io faccio il possibile per voi anche se non è un granchè. Credo di meritare un po' di considerazione. E non dite che sono ingiusto. La mia generazione è di quelli che "danno" alla vostra di quelli che "ricevono", bè è ora di rivedere questo concetto.

Frank: Parlai di quasi tutto, tranne che dei ragazzi. Pensai che forse sarebbe stato più facile parlandone bevendo un caffè irlandese, quello in cui la panna nasconde due buone dita di whiskey.

Helen: Prima che andiamo oltre c'è una cosa che devo assolutamente dirti. Frank senti io ho 8 figli. 4 maschietti e 4 femmine, di età assortita. Frank ma siamo su una funicolare? Io ho sempre la nausea sulla funicolare!
Frank: Aspetta di aver sentito ciò che devo dirti io. Ho 10 figli!

Frank: Fu un matrimonio classico. I nemici della sposa a destra, i nemici dello sposo a sinistra. Un plotone di esecuzione avrebbe avuto maggior pietà.

Frank: Veronica tu sei 14 rosso c. Tutti quanti avete un numero dai più grandi ai più piccini. Tutti i bagni hanno un colore, le camere da letto hanno una lettera. Quindi tu sei numero 14, bagno rosso, camera c. E questa pianta indica dove sono queste cose.

Dottore: Oh mio Dio sono arrivato tardi!
Greg: No, non è una veglia funebre, è solo andata via la luce.

Mike: Posso tenere mia sorella?
Frank: Mettiamo subito in chiaro una cosa: qui non esiste più il mio e non esiste più il tuo. D'ora in poi tutti quanti e tutto quanto sarà il nostro.

 

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