L'angolo dei film: Marty vita di un timido

venerdì, maggio 03, 2024

Grandi star, produzioni mastodontiche, le più moderne tecnologie come il Technicolor e il CinemaScope, e budget faraonici—questi sono gli ingredienti usuali dietro i blockbuster di Hollywood. Tuttavia, nel 1956, un film che non vantava nessuna di queste caratteristiche riuscì a scuotere le fondamenta di Hollywood. Presentatosi un po’ in sordina alla notte degli Oscar, questo autentico underdog stupì il mondo del cinema sconfiggendo avversari di calibro straordinario e trionfando nelle categorie più prestigiose.

Da appassionata del cinema classico, ho sempre avuto un debole per le storie che sfidano le convenzioni, e "Marty, vita di un timido" è esattamente uno di quei film. Quando finalmente mi sono seduta a guardarlo, mi ha colpito per la sua semplicità e autenticità. Questo film è un piccolo tesoro, un invito a celebrare le piccole grandi storie di vita quotidiana che spesso passano inosservate.

Se vi state chiedendo se vale la pena di vedere "Marty", la risposta è un risuonante sì. Alla fine di questo articolo troverete un link per guardarlo subito. Preparatevi a una visione che vi arricchirà e vi lascerà qualcosa da riflettere. Ora, permettetemi di portarvi nel mondo di "Marty, vita di un timido", un film che dimostra come anche le storie più umili possano avere un impatto profondo.

Il titolo originale è "Marty" ed è un film del 1955 diretto da Delbert Mann con protagonisti Ernest Borgnine e Betsy Blair.
 

La trama in breve: Marty Piletti, trentacinque anni, italoamericano, lavora come macellaio e vive con la madre anziana. I suoi fratelli e sorelle si sono sposati da tempo e hanno lasciato il nido familiare. Uomo di corporatura robusta e di indole timida, Marty teme di non riuscire mai a trovare una donna disposta a sposarlo, una preoccupazione che lo rende oggetto delle continue pressioni da parte della madre. Tuttavia, un giorno Marty incontra una giovane donna con cui scopre di avere molte affinità, un incontro che trasforma la sua vita. Nonostante questo cambiamento positivo, sia la madre che gli amici lo rimpiangono per come era prima.
Alcune scene del film

Foto promozionali
Burt Lancaster decide di apparire nel trailer del film perché riteneva che avrebbe avuto difficoltà a promuovere il film a causa della sua mancanza di star.

Nel corso degli anni '50, la televisione si afferma come un medium rivoluzionario, offrendo drammi più intimi e realistici rispetto alle opere cinematografiche dell'epoca, spesso caratterizzate da una spettacolarizzazione estrema. Questa nuova forma di intrattenimento inizia a conquistare un posto stabile nelle case degli americani, influenzando profondamente la cultura popolare.

La storia origina da una piece televisiva di Paddy Chayefsky andata in onda nella serie antologica della NBC The Phlico Television Playhouse nel 1953. Noto per la sua capacità di catturare le sfumature della vita quotidiana americana, Paddy ha trova ispirazione per la storia di "Marty" durante le prove di un'altra sua opera al salone da ballo dell'Abbey Hotel a New York. Qui, un cartello che invita le ragazze a ballare con chi le ha invitate, sottolineando che "anche gli uomini hanno sentimenti", cattura la sua attenzione. Questo episodio ispira Chayefsky a concepire un dramma che esplori le sfide emotive e sociali delle persone i comuni. Chayefsky ha pensato alla storia come a un veicolo per il suo amico, l'attore/regista Martin Ritt, dando anche il nome al protagonista in suo onore. Tuttavia, a causa delle tensioni politiche dell'epoca, con Ritt inserito nella lista nera durante il maccartismo, il ruolo principale nella produzione televisiva va a Rod Steiger. Chayefsky aveva vissuto nell'area del Bronx dove è ambientato "Marty" e ha utilizzato la sua conoscenza del luogo durante la stesura della sceneggiatura. La regia viene affidata a Delbert Mann.


Ad acquistare i diritti cinematografici di "Marty" nel luglio del 1953 è la Hecht-Hill-Lancaster Questa casa di produzione è frutto della collaborazione tra Burt Lancaster, il produttore sceneggiatore James Hill e l’agente teatrale Harold Hecht, lo stesso che aveva scoperto Lancaster grazie ad un incontro fortuito in un ascensore nel 1945 e che scritturandolo per un ruolo a Broadway gli avrebbe dato l’opportunità che lo avrebbe lanciato come stella del cinema.
Dopo aver raggiunto il successo, Lancaster dimostra un eccellente acume imprenditoriale e decide di fondare una casa di produzione caratterizzata da uno spirito innovativo e anticonformista. Questa nuova impresa è incline a investire in progetti che si distaccano dai consueti veicoli cinematografici costruiti attorno alla sua figura.

 

La decisione di scommettere su "Marty" nasce dalla visione condivisa tra Hecht e Lancaster, che riconoscono il potenziale dell'opera fin dalla sua prima trasmissione televisiva. Hecht, in particolare, apprezza profondamente il valore della sceneggiatura di Chayefsky, convinto della qualità unica di "Marty" e del suo potenziale di coinvolgere il pubblico con una storia umana e realistica, e insiste per portare questo progetto sul grande schermo, nonostante le resistenze iniziali degli studi cinematografici.
La produzione di "Marty" segna quindi un punto di svolta significativo per la Hecht-Lancaster Productions, orientandola verso una strategia produttiva che valorizza il cinema indipendente a basso budget e progetti di profonda rilevanza umana e sociale. Chayefsky pone condizioni rivoluzionarie per la vendita dei diritti, esigendo controllo totale sulle revisioni del copione, piena consultazione sul casting e il diritto di nominare il regista originale della versione televisiva, Delbert Mann, per la regia del film. Queste richieste, tutte accettate, mostrano il forte impegno a mantenere l'integrità artistica del progetto.
Nel febbraio del 1954, viene firmato l'accordo per la distribuzione con United Artists e si può iniziare a pensare al cast. Nel pieno rispetto di questo genere, che assumerà il nome di Neorealismo all'Americana, Hecht e Lancaster decidono di distaccarsi dai soliti nomi riconoscibili di Hollywood e dal glamour tipico della grande schermata, assegnando i ruoli a volti relativamente sconosciuti. Questa scelta è guidata dalla convinzione che il film debba esprimere un'autenticità e una sincerità profonda, riflettendo le sfide e le gioie della vita quotidiana.


Rod Steiger, che aveva originariamente interpretato Marty nella produzione televisiva del 1953, si vede offrire il ruolo per il film. Tuttavia, rifiuta a causa di un contratto proposto dalla Hecht-Lancaster Productions che lo avrebbe legato per sette anni, una condizione troppo restrittiva per lui. Contemporaneamente, Hecht e Lancaster optano per non scegliere Steiger, credendo che il pubblico non sia disposto a pagare per vedere lo stesso attore già apparso gratuitamente in TV.

United Artists, interessata a rendere il film più commerciale, spinge per la scelta di Marlon Brando per il ruolo principale. Credendo che la sua notorietà avrebbe attirato un pubblico più ampio, lo studio vede in Brando una stella riconoscibile. Tuttavia, Hecht e Lancaster resistono a questa pressione, insistendo sulla scelta di un cast meno noto per preservare l'autenticità del progetto.
La ricerca del nuovo Marty porta il regista Delbert Mann a consultarsi con l'amico Robert Aldrich, che aveva diretto "Vera Cruz", un film della casa produttrice di Lancaster e interpretato dallo stesso Lancaster. Aldrich suggerisce Ernest Borgnine, con cui ha lavorato in Vera Cruz,  vedendo le sue potenzialità nonostante fino a quel momento sia stato relegato a ruoli di caratteristi antagonisti, come il sadico sergente Judson in "Da qui all'eternità". La sua stazza, i lineamenti massicci, il naso schiacciato e i denti separati lo rendevano il villain per cui nessuno avrebbe simpatizzato.
Figlio di immigrati italiani, Ernest Borgnine dopo aver prestato servizio nella Marina inizia la carriera d’attore frequentando Randall School of Drama di Hartford Connecticut. Nel 1949 debutta a Broadway con la commedia Harvey (di cui vi ho parlato qui) interpretando l’infermiere del manicomio, e nello stesso periodo inizia a lavorare anche in televisione.
Borgnine si reca al provino con indosso il costume western e la barba lunga, funzionali al film che sta girando con Spencer Tracy Giorno maledetto. Dopo aver terminato la lettura della parte, Borgnine scopre di aver commosso regista e sceneggiatore fino alle lacrime. Lui stesso dirà È stata la sensazione più meravigliosa della mia vita, pensare di aver realizzato qualcosa che potesse commuovere le persone in questo modo.
Ora che Marty è stato scelto, bisogna trovare la sua Clara, un personaggio che rappresenta la classica "Plain Jane", ovvero una figura percepita come ordinaria o poco appariscente. Inizialmente, i produttori considerano Nancy Marchand, che aveva interpretato il personaggio nella produzione televisiva. Tuttavia, proprio come per Rod Steiger, anche Marchand viene scartata perché si desidera introdurre nuovi volti per la versione cinematografica, con l'intento di attirare il pubblico presentando interpreti inediti e diversi da quelli già apparsi in TV.
In questo contesto interviene Gene Kelly, marito di Betsy Blair, la cui carriera era stata gravemente compromessa dalla blacklist di Hollywood. Tutte le sue offerte cinematografiche si erano esaurite agli inizi degli anni '50 a causa delle accuse di simpatie comuniste. Determinato a supportare sua moglie, Kelly esercita una forte pressione per farle ottenere il ruolo di Clara. Durante quel periodo, Kelly sta lavorando al film della MGM È sempre bel tempo e minaccia di interrompere le riprese se non viene consentito a sua moglie di lavorare nonostante la blacklist. Per assicurare la partecipazione di Blair, Kelly si rivolge a Dore Schary, chiedendogli di intervenire presso la commissione di Washington.
Betsy Blair aveva iniziato la sua carriera nell'intrattenimento all'età di otto anni, lavorando inizialmente come ballerina amatoriale. Nel 1940, incontra Gene Kelly mentre lavora nel coro del Billy Rose's Diamond Horseshoe, dove Kelly era impiegato come coreografo. La loro collaborazione professionale si trasforma presto in una relazione personale, culminando nel matrimonio nell'ottobre 1941. Blair era apparsa in film come in Doppia vita e La fossa dei serpenti. Nonostante il successo di Marty, la sua carriera non riuscirà a riscattarsi.
 

Mentre la scelta dei due protagonisti ha comportato un cambiamento significativo rispetto alla produzione televisiva, per altri personaggi di "Marty" si è deciso di mantenere la continuità con la versione originale trasmessa nel 1953. Questa decisione ha contribuito a preservare l'autenticità e la coerenza del film, sfruttando le già acclamate interpretazioni degli attori coinvolti.
Esther Minciotti riprende il suo ruolo di Mrs. Piletti, la madre premurosa e talvolta soffocante di Marty. La sua performance nella versione televisiva aveva già catturato l'attenzione di pubblico e critica, rendendola la scelta naturale per portare lo stesso calore e profondità emotiva al personaggio anche sul grande schermo.
Accanto a lei, Augusta Ciolli ritorna nei panni di Zia Catherine, un altro personaggio chiave che aggiunge un ulteriore strato di familiarità e realismo alla narrazione. La sua abilità nel rendere vivi i dettagli quotidiani della vita familiare italiana-americana è stata un elemento fondamentale sia nella produzione televisiva che in quella cinematografica.
Joe Mantell, che aveva interpretato Angie, il migliore amico di Marty, nella versione televisiva, viene anch'esso confermato per il film. La sua chimica con Borgnine e la capacità di catturare la complessità delle dinamiche di amicizia maschile hanno reso la sua performance estremamente popolare e hanno convinto i produttori a mantenerlo nel ruolo.

La lavorazione di "Marty, vita di un timido" è iniziata nell'ottobre del 1954, con le riprese che si sono svolte principalmente nel Bronx, un'area ricca di location autentiche che hanno contribuito all'atmosfera realistica del film. Tra i luoghi iconici utilizzati ci sono il Grand Concourse e l'IRT Third Avenue El, elementi distintivi del paesaggio urbano di questa zona di New York. Una scena memorabile dietro i titoli di testa è stata girata su Arthur Avenue, di fronte all'Arthur Avenue Retail Market, luogo simbolico per la comunità italo-americana del Bronx.


Dopo aver completato le riprese esterne, la produzione si è spostata a West Hollywood nei Samuel Goldwyn Studios situati su Santa Monica Blvd. Qui, a dicembre, sono stati girati gli interni del film. Questo cambiamento di location ha permesso alla produzione di controllare meglio l'ambiente e di lavorare con maggiore flessibilità rispetto alle variabili esterne.
Una curiosità interessante riguarda la scelta dei nomi dei luoghi nel film: il nome reale del Waverly Ballroom è stato cambiato in Stardust Ballroom nella sceneggiatura, un dettaglio che aggiunge un tocco di magia e unicità al contesto della storia.
Il processo di ripresa del film è stato notevolmente efficiente, concludendosi in soli 18 giorni.

Una chicca: lo sceneggiatore Paddy Chayefsky ha recitato in un cameo nel film. Con una solida esperienza come attore teatrale alle spalle, Chayefsky ha interpretato il personaggio di Leo, che appare brevemente sul retro dell'auto. Nella scena, gli amici di Marty lo sollecitano a unirsi a loro per "fare numero" con una ragazza che hanno incontrato. Secondo il regista Delbert Mann, la scelta di Chayefsky per questo ruolo marginalmente visibile è stata dettata principalmente dalla volontà di risparmiare tempo e denaro che sarebbero stati impiegati per ingaggiare un comparsa. Curiosamente, per recitare queste tre battute, Chayefsky ha dovuto rinnovare la sua iscrizione al sindacato degli attori, versando $140, mentre il compenso per il ruolo ammontava a soli $67, risultando così in una perdita netta per lui.
La produzione di "Marty" inizia con un budget modesto di soli 343.000 dollari. Harold Hecht e Burt Lancaster, investendo una cifra limitata, hanno attuato una strategia finanziaria che avrebbe garantito vantaggi fiscali, indipendentemente dal successo del film. Il progetto era originariamente concepito come una "tax write-off" grazie a una legge fiscale in vigore in quel periodo, permettendo ai produttori di includere il costo del film come una spesa che riduce il loro reddito imponibile, abbassando così le tasse sui loro altri guadagni anche in caso di insuccesso commerciale.
Contrariamente alle aspettative, "Marty" si rivela un successo sia di critica che di pubblico.
La United Artis è intenzionata a relegare il film a una distribuzione secondaria, ma Paddy Chayefsky insiste affinchè abbia una prima uscita di tutto rispetto. ed è così che l’11 aprile il film debutta al Sutton Theatre di New York, una sala tipicamente riservata a film d'autore.
Il capo della pubblicità di New York di Hecht-Lancaster, Bernie Kamber, conduce una campagna personale per il film, organizzando proiezioni private e convincendo i principali organi di stampa a presentarlo positivamente. Uno dei maggiori sostenitori di "Marty" è stato il famoso giornalista Walter Winchell, che ha promosso il film ampiamente nella sua colonna e il cui impegno ha generato una crescente attenzione mediatica che ha contribuito al successo del film.
Il film viene accolto positivamente dai primi spettatori e cattura la benevolenza della critica. Ernest Borgnine, interpretando il ruolo del macellaio Marty Piletti, riceve elogi significativi, inclusa la rivista "Time" che lo nomina l'Amleto dei macellai".


Il punto di svolta arriva quando "Marty" diventa la prima opera americana a vincere il prestigioso premio Palma d'Oro all'8ª edizione del Festival di Cannes, che si è tenuta dal 26 aprile al 10 maggio 1955 (qui Betsy Blair con Gene Kelly a Cannes).

Questo trionfo internazionale cambia radicalmente la strategia di Hecht e Lancaster, che decidono di investire 400.000 dollari in pubblicità, una cifra superiore a quella spesa per la realizzazione del film stesso. "Marty" viene così proiettato a platee selezionate di opinion leader, inclusi ministri di culto, commercianti e medici. Ernest Borgnine si esibisce addirittura come affettatore di bistecche alla cerimonia d'inaugurazione di un supermercato a Santa Monica, in un evento che gli vale il premio del sindacato dei macellai per aver rappresentato i macellai "come amichevoli, umili, sinceri e affidabili esponenti della razza umana". A causa del successo inaspettato al botteghino, United Artists è costretta a ordinare 200 copie aggiuntive per soddisfare la domanda. Questo successo testimonia che ogni film, non importa quanto basso sia il suo budget, può ottenere riconoscimenti significativi e trasformarsi in un trionfo commerciale, consolidando ulteriormente il suo impatto culturale e storico.
"Marty" incassò oltre 3 milioni di dollari al botteghino, diventando uno dei film più redditizi della storia, considerando il budget speso.

Il 21 marzo 1956, al RKO Pantages Theatre, si svolge la 28esima cerimonia degli Oscar. Ernest Borgnine, accompagnato dalla moglie Rhoda, è il primo a calcare il red carpet, visibilmente emozionato, già alle 18.45. Segue Burt Lancaster che, rivolgendosi ai reporter, esprime fiducia dicendo che "Marty porterà a casa tutti e otto gli Oscar". Tutti gli occhi sono poi puntati su Grace Kelly, in procinto di diventare principessa di Monaco sposando Ranieri, in quello che si configura come un simbolico addio a Hollywood. La serata è condotta da Jerry Lewis, fresco di separazione artistica da Dean Martin. La proclamazione del Miglior regista vede candidati Delbert Mann, Joshua Logan, John Sturges, Elia Kazan e David Lean. A proclamare il vincitore sono Jennifer Jones e Joe Mankiewicz, collegati rispettivamente da Londra e da New York. Delbert Mann, a New York, è il vincitore: si tratta del primo regista a vincere un Oscar al suo debutto cinematografico.

Grace Kelly annuncia il Miglior attore e, dopo la proclamazione, un entusiasta Ernest Borgnine bacia la moglie e consegna a Jerry Lewis un calzino rosso contenente 1 dollaro e 41 centesimi, tutto in monetine, come pegno di una scommessa persa. Borgnine, commosso, afferma: “A costo di sembrare ripetitivo, voglio ringraziare mia madre per avermi spinto a questo, mio padre per la sua risolutezza e la mia adorabile moglie per avermi aiutato.”

Audrey Hepburn è incaricata di annunciare il vincitore nella categoria Miglior film. "Marty" compete contro "L'amore è una cosa meravigliosa", "La nave matta di Mister Roberts", "Picnic" e "La rosa tatuata". Prima di rivelare il vincitore, Audrey tributa un riconoscimento a Lewis per la conduzione della serata con un bacio sulla guancia. Infine annuncia che il vincitore è "Marty", e Harold Hecht sale sul palco per ritirare il premio. Nel suo discorso, Hecht afferma: "È una fortuna vivere in un paese dove qualsiasi uomo, non importa quanto umili siano le sue origini, può diventare Presidente, e fare parte di un’industria dove ogni film, non importa quanto basso sia il suo budget, può vincere un Oscar."

 

Nel dietro le quinte vengono scattate queste foto splendide a Audrey Hepburn e Grace Kelly.

Marty otterrà altri riconoscimenti tra il 1955 e il 1956, tra cui il Golden Globe e il BAFTA per il Miglior attore a Ernest Borgnine. Il film ha anche vinto premi per il Miglior film al National Board of Review e al New York Film Critics Circle, mentre Delbert Mann ha ricevuto il Bodil Award per il Miglior film e il Directors Guild of America Award per la Migliore regia. Paddy Chayefsky ha ottenuto il Writers Guild of America Award per la Migliore sceneggiatura.

"Marty, vita di un timido" si è rivelato un piccolo grande capolavoro del cinema che, senza i soliti fronzoli hollywoodiani, ha conquistato il cuore di molti e si è imposto contro ogni previsione. Nonostante le sue modeste origini e la mancanza di un grande budget o di star di calibro, ha saputo guadagnarsi un posto indimenticabile nella storia del cinema.

L'impatto di "Marty" dimostra che non sono sempre necessari effetti speciali strabilianti o trame complesse per toccare l'anima dello spettatore. A volte, la semplicità e l'autenticità sono gli ingredienti segreti per una storia che resiste al tempo. Questo film è un invito a guardare oltre il superficiale, a dare valore alle storie di ordinaria umanità che ciascuno di noi può vivere quotidianamente.

Se non avete ancora visto "Marty, vita di un timido", vi invito a scoprire questo gioiello nascosto. Troverete un link qui sotto per iniziare subito la visione. Preparatevi a essere sorpresi e, molto probabilmente, a vedere confermate le ragioni del suo trionfo inaspettato ma meritatissimo. Non è solo cinema: è un pezzo di vita, impresso su pellicola, che continua a insegnarci il valore dell'empatia e della comprensione.

Prima Parte


Seconda Parte


 

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