Nostalgia in Vetrina: Un Viaggio Attraverso gli Empori dei Film Classici parte 1

venerdì, novembre 17, 2023

Nei film classici americani, gli empori e le drogherie sono più di semplici sfondi: sono luoghi pulsanti di vita, teatri di scambi umani e commerciali che riflettono un'epoca passata. C'è qualcosa di magicamente nostalgico nel vedere gli scaffali stipati di bottigliette e prodotti di ogni tipo, che evocano un senso di abbondanza e semplicità d'altri tempi. Questi spazi commerciali diventano palcoscenici dove i protagonisti dimostrano il loro talento negli affari, spesso in scene cruciali per lo sviluppo della trama.

La mia fascinazione per questi luoghi nei film deriva dalla capacità dei registi e degli sceneggiatori di trasformarli in ambienti dove si svolge l'arte del commercio. Un altro aspetto affascinante è il modo in cui venivano confezionati i pacchi: ogni gesto, ogni piega di carta, raccontava una storia di cura e attenzione al dettaglio, riflettendo un'epoca in cui il tempo aveva un altro ritmo e ogni oggetto aveva il suo valore specifico.

In questo articolo vi mostrerò come questi spazi commerciali sono stati ritratti in alcuni film iconici, mostrando non solo l'abilità dei venditori ma anche i momenti di acquisto che hanno definito personaggi e narrativa.

Cosa erano di preciso questi Empori? Prendo in prestito questa definizione che è stata data nel film noir "Tensione" del 1949.

"Come sapete questi empori hanno proprio di tutto. Frutta secca e radio, purgativi e giradischi, vitamine e pistole giocattolo. Potete farvi servire una tazza di caffè, comprare un pacchetto di sigarette o dei francobolli e perfino farvi compilare una ricetta medica."

Caratterizzati da grandi insegne di legno, dipinte con cura, che recavano scritte come "General Store", "Mercantile", "Drugstore", "Pharmacy", o "Emporium", che non erano solo un richiamo pubblicitario, ma un simbolo dell'orgoglio e dell'identità del proprietario, un segno di riconoscimento all'interno della comunità.

Altrettanto caratteristiche erano le vetrine di questi negozi, spesso allestite con grande attenzione per attirare l'occhio del passante. Le vetrine riflettevano non solo i prodotti offerti, ma anche la personalità e lo stile del proprietario, oltre che un certo spirito del tempo, racchiudendo in sé una sorta di microcosmo visivo dell'abbondanza e della varietà di merci disponibili all'interno.

Altri due elementi distintivi sono è il campanello sulla porta e il ding del registratore di cassa. Il campanello che suona ogni volta che entra un nuovo cliente, segnalando ai commessi impegnati nel retro bottega la presenza di qualcuno, ricorda un'epoca in cui il servizio personalizzato era la norma e ogni cliente veniva accolto con attenzione. Inoltre, il "ding" del registratore di cassa, un altro suono distintivo, segnava la conclusione di ogni transazione, un suono che sottolineava il successo commerciale e la soddisfazione del cliente.

Infine altro elemento tipico di questi ambienti era la pratica comune di "segnare in conto". Molti clienti compravano a credito, una scelta dettata sicuramente dalla poca diffusione di moneta nell'uso quotidiano, ma anche un segno di fiducia e rapporto stretto tra negozianti e clientela, riflettendo un'epoca in cui la fiducia reciproca era un valore fondamentale.

Ora che ve li ho descritti per bene, passiamo ai film in cui questi empori sono comparsi.

1) Scrivimi fermo posta (1940)

Non potevo non partire dal film ambientato in gran parte dentro un emporio, quello del signor Matuschek. 

La scena che vi voglio raccontare è quella in cui il proprietario vorrebbe ordinare un gran numero di scatole per sigari che riproducono la canzone popolare russa "Ochi Chornya". Tuttavia, il suo commesso Kralik, interpretato da James Stewart, lo dissuade dall'acquisto, argomentando che la natura malinconica della melodia potrebbe risultare fastidiosa per i clienti che desiderano semplicemente concedersi una sigaretta.


Nel negozio entra Klara, che non è lì per fare acquisti, ma per parlare con il titolare. Klara, dimostrando un acuto senso degli affari e un'efficace strategia comunicativa, nota il cartello della vendita estiva e suggerisce che l'aumento della clientela richiederà più personale. Dopo aver discusso le sue precedenti esperienze lavorative e un breve malinteso con il proprietario, che la ascolta di nascosto, Klara viene inizialmente rifiutata per il lavoro.


In un intreccio inaspettato, un commesso informa Matuschek che qualcuno è interessato alla scatola musicale, ma si rivela essere la stessa Klara. Matuschek la interroga sulla scatola, e Klara, abilmente, esalta il valore del prodotto, attirando l'attenzione di una signora nelle vicinanze. Quando la signora chiede se la scatola possa essere usata per i confetti, Klara risponde prontamente affermando di sì e descrivendo il prodotto come unico nel suo genere. La signora è incerta perché ritiene la melodia troppo triste, ma Klara la convince che proprio per questo motivo la scatola è perfetta: la sua musica malinconica può servire da monito per chi consuma troppi dolci, spingendo alla riflessione.
Alla domanda sul prezzo, Klara propone una cifra ancora più alta di quella suggerita inizialmente da Matuschek, dando l'impressione che sia un'offerta speciale. La signora, convinta dall'argomentazione di Klara e dall'apparente vantaggio economico, decide di acquistare la scatola. Questa scena non solo mette in luce le notevoli capacità di venditrice di Klara, ma sottolinea anche la sua capacità di comprendere la psicologia del cliente e di adattare il suo approccio di vendita di conseguenza. Il risultato è che Klara viene assunta, riconoscendo così le sue innate doti di venditrice.

Eccovi  l'intera scena, purtoppo è solo in inglese.

 

 2) Non siamo angeli (1950)

La trama di questo film ruota attorno a tre forzati evasi dall'Isola del Diavolo, nella Guyana francese. Joseph, Julius e Albert, durante la Vigilia di Natale, cercano di imbarcarsi su una nave diretta in Francia, ma un'imprevista quarantena li costringe a rifugiarsi nell'emporio del paese gestito da Felix Ducotel, dove si offrono di lavorare per lui, inizialmente con l'intento di derubarlo. Felix vive con la moglie Amelie e la figlia Isabella e l'emporio non naviga in buone acque finanziarie. I tre forzati, tuttavia, cominciano ad aiutare sinceramente la famiglia.

 

 

Un divertente siparietto si svolge tra il signor Ducotel e Madame Parole, che arriva per comprare del liquore chartreuse, destinato al consueto regalo natalizio al marito. In cambio, lui le regala biscotti, che poi finisce per mangiare lui stesso, lasciando a lei l'incombenza di bere il chartreuse.

In un'altra scena, approfittando dell’assenza del sig. Ducotel, Humphrey Bogart si occupa del negozio. A un cliente calvo propone un set di spazzole e pettini, dicendo: "Pare fatto per voi, siete davvero fortunato, è l’ultimo rimasto". Quando il cliente, perplesso, fa notare la sua calvizie, Bogart risponde con ironia: "L’esercizio vi farà molto bene, per le braccia. Pensate all’effettone che farete. Un giorno potreste lasciarlo in eredità ai vostri figli". Al rifiuto del cliente, che afferma di non avere figli, Bogart ribatte: "Ah è qui che ti voglio. L’altro giorno ne vendetti uno uguale a un tizio completamente calvo. Se lo vedeste adesso". "Che gli è successo?" chiede il cliente. "È morto, ma con una chioma folta e stupenda", conclude Bogart. Quando la signora Ducotel gli chiede come ha fatto a venderglielo dato che è completamente calvo, Bogart le risponde “Si sbrighi a darmi il resto prima che se ne accorga”. 


In un'altra scena esilarante, Bogart dimostra le sue grandi doti di imbonitore facendo provare una giacca evidentemente troppo piccola a un cliente. Dopo aver finto di andare in magazzino a cercarne una più grande, torna con la stessa giacca e convince l'uomo che va benissimo. Al suo capo perplesso Bogart risponde "Io non vendo solo la merce, vendo le idee”. Tornato dal cliente gli porge la giacca dicendo “Siete davvero fortunato, questa è l’ultima rimasta". Poi invita l'uomo a tirare bene fuori il petto e le spalle, persuadendolo che la giacca sia perfetta per lui. "Che differenza, due misure più grandi e sembrate un giovanottino", conclude, usando il suo carisma e astuzia per persuadere il cliente, giocando sull'orgoglio e la vanità dell'uomo.


 dal min. 6.50 


Queste scene illustrano il tono leggero e giocoso del film e la capacità dei personaggi di adattarsi e manipolare le situazioni a loro vantaggio, nonostante le circostanze sfavorevoli.

3) "La Lunga Estate Calda" (1958)

Nel film galeotto per la nascita dell'amore tra una delle coppie più longeve della storia di Hollywood, Paul Newman e Joanne Woodward, il personaggio di Ben Quick, interpretato da Newman, si rivela un abile venditore con un approccio a tratti audace e un po' sfrontato. Arrivato in una piccola cittadina del Mississippi, Ben si fa notare dal potente Will Varner, che decide di affidargli un ruolo nell'emporio di famiglia, con la speranza di stimolare il figlio Jody a mostrare più iniziativa.


La lungimiranza e l'efficacia nelle vendite di Ben vengono messe in luce in una scena dove Varner, fuori dall'emporio, lo presenta ai clienti con parole di elogio: "Basta col vecchio, avanti col nuovo. Lo stesso negozio, lo stesso bancone però c'è una scopa nuova". Varner prosegue con un'affermazione sottolineante la capacità di Ben di adattarsi e imparare: "Il cane vecchio non impara nuovi giochi, però ad un cucciolo volenteroso hai voglia di insegnarne di cose". E aggiunge, mostrando fiducia nelle sue doti di venditore: "Dategli tempo, quello riuscirebbe a vendervi la sabbia nel deserto del Sahara".

 

In un'altra scena serale, Clara, la figlia di Varner, osserva Ben mentre riorganizza l'esposizione di vestiti nell'emporio, per fare in modo che “le signore possano vederli appena entrano”. "Sembra saperla lunga sulle donne" dice Clara, e lui le risponde con una certa sfrontatezza "Beh, so come farle spendere".
La sua conoscenza del pubblico femminile si estende anche alla vendita di prodotti di bellezza, come lozioni, acqua di rose e antiefelidi, ma si scontra con la sua diffidenza dicendo “A lei non si vende”. dimostrando una versatilità e un'intuizione notevoli. Quando Clara richiede un rimedio per il mal di testa, Ben risponde prontamente: "Ho qualunque tipo di prodotto farmaceutico ma mal di testa non ne ho, perché non ho problemi, io". “E neanche scrupoli” si affretta ad aggiungere lei, iniziando un battibecco che anticipa il bacio che si arriveranno a scambiarsi.
Queste scene evidenziano la capacità di Ben di comprendere e sfruttare le esigenze dei clienti, unendo una naturale inclinazione per le vendite a un atteggiamento a volte provocatorio, ma sempre efficace nel suo contesto.

di questo film ve ne ho parlato qui

4) Il capitalista (1952)
In questo delizioso film Charles Coburn interpreta Samuel Fulton, un anziano magnate che, privo di famiglia, decide di lasciare la sua cospicua eredità alla famiglia della donna che amò in gioventù. Per valutare se la famiglia Bleadsell sia meritevole del suo patrimonio, si introduce sotto mentite spoglie come Signor Smith, alloggiando nella pensione gestita dalla famiglia (che possiede anche un emporio).
 
In una scena particolarmente esilarante, Smith si reca all'emporio dei Bleadsell, dove si svolge un simpatico scambio di battute. Infastidito dal baccano proveniente dal bar, Smith richiede un'aspirina al farmacista Bleadsell, che gli fa notare come il bar sia da solo il reparto più redditizio dell'intero negozio. Smith, burbero, si lamenta del costo dell'aspirina, che a New York è di 14 centesimi, rispetto ai 15 richiesti. Con ironia, il farmacista gli suggerisce di fare un viaggio a New York, spendendo 10 dollari, per risparmiare un centesimo sull'aspirina.
L'emporio ritorna nella narrazione quando Smith vi torna e scopre che i Bleadsell stanno cercando un altro barista da affiancare al giovane Rock Hudson. Approfittando dell'occasione, Smith si offre per il posto, chiedendo in cambio che gli venga abbuonato l'affitto di 8 dollari che paga, più un compenso aggiuntivo di 5 dollari in contanti. Il proprietario, accettando la proposta, gli impone però di occuparsi anche delle pulizie e della consegna delle medicine ai malati.


Questa scena enfatizza il carattere astuto e calcolatore di Smith, mostrando come sia in grado di negoziare abilmente per i propri interessi, anche in una situazione apparentemente ordinaria come quella di un emporio. Allo stesso tempo, l'interazione con i personaggi del negozio rivela sottili dettagli sulla comunità e sulle relazioni umane all'interno di essa, tipiche dei film classici americani. 
 
Una menzione speciale al mio film del cuore, "Via col Vento”, in cui c’è una scena chiave si svolge nell'emporio di Frank Kennedy, fidanzato di Susele, la sorella di Rossella O'Hara. 

Rossella, dopo un infruttuoso tentativo di ottenere i soldi per pagare le tasse di Tara da Rhett Butler in prigione, si reca all'emporio di Kennedy. Riconoscendo rapidamente il successo degli affari di Frank, Rossella architetta un piano per liberarlo dal suo impegno con Susele. Ingannando Frank con l'affermazione che Suseleha deciso di sposare un altro uomo, Rossella lo manipola abilmente per farlo diventare il suo secondo marito, dimostrando la sua astuzia e determinazione nel perseguire i propri obiettivi. Questa scena sottolinea la complessità del personaggio di Rossella, la sua resilienza e la sua capacità di adattarsi e manipolare le situazioni a suo vantaggio, anche in momenti di grande difficoltà.

 
Per rendere pienamente giustizia alla ricchezza e varietà degli empori rappresentati sul grande schermo, ho deciso di dividere questo viaggio nostalgico in due parti. In questa prima parte, abbiamo esplorato alcuni esempi emblematici che illustrano il ruolo unico di questi spazi nel contesto cinematografico. Restate sintonizzati per il prossimo articolo, dove esploreremo ulteriori gemme cinematografiche che hanno fatto la storia in cui gli empori sono stati protagonisti di scene memorabili: Piccole donne, Sette spose per sette fratelli, I ragazzi di Camp Siddons, Fra le tue braccia e La vita è meravigliosa.
 
A presto!
 
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