Per molto tempo, nella mia famiglia, i giorni dopo Natale significavano andare al cinema. Si arrivava prima, perché i posti non erano assegnati, si cercava quello migliore, si faceva la fila per i popcorn mentre la sala cominciava lentamente a riempirsi. Le poltroncine erano pieghevoli e, appena ci si alzava, si richiudevano di scatto come a darti una piccola spinta. Era un rito semplice, sempre uguale, e proprio per questo rassicurante.
In famiglia ho sempre sgomitato per essere quella che sceglieva i film. Prima al cinema, poi, quando ci si è spostati nel salotto di mia nonna, arrivando ogni Natale con una pila di DVD già selezionati. Ripensandoci oggi, non sorprende che poi abbia aperto un blog in cui parlo di cinema. Ho sempre avuto la sensazione di riconoscere quale storia potesse fare bene alle persone, a volte ancora prima che lo sapessero loro.
Così ho pensato che il mio blog, per tenervi compagnia durante le feste, potesse diventare una sorta di sala cinematografica virtuale. Un posto dove trovare una selezione di bei titoli, pronti da vedere, scelti con cura. Qui sotto trovate i film e, per alcuni, anche il rimando ad articoli che ho già dedicato a quei titoli, con curiosità, retroscena e dietro le quinte, per chi ha voglia di restare ancora un po’ dentro la storia.
Certo, io i popcorn non posso farveli arrivare attraverso lo schermo.
Però posso fare una cosa che mi è sempre piaciuta molto, stilare una lista, un’altra mia grande passione, e proporvela. Metto subito le mani avanti, non sono commedie da sbellicarsi, in certi punti un po’ si soffre. Ma non temete, è quel tipo di sofferenza che attraversi sapendo che ne vale la pena, perché porta da qualche parte.
Magari alcuni di questi titoli non li avete mai visti. Altri, invece, li conoscete già e aspettavano solo il momento giusto per tornare. Da soli o con qualcuno accanto, con pop-corn oppure un bel tè caldo, non importa.
Questa rassegna aspira ad essere un po' come una piccola medicina. Non solo per i giorni di festa, ma per tutte quelle volte in cui il caos fuori si fa sentire troppo, e viene naturale il desiderio di chiuderlo fuori, anche solo per un po’. Per la durata di un film.
E se tornerete qui in un altro momento dell’anno, spero che questi titoli possano fare lo stesso lavoro. Essere un rifugio breve, ma sincero. Perché certe storie, quando servono, sanno ancora fare bene al cuore.
1) La vita è meravigliosa
Titolo originale: It’s a Wconderful Life
Anno: 1946
Regia: Frank Capra
Con: James Stewart, Donna Reed
George Bailey è un uomo che ha passato la vita a rinunciare a qualcosa per gli altri, famiglia, amici, la sua città, e a un certo punto arriva la domanda più pericolosa di tutte, ha davvero contato qualcosa, oppure avrebbe fatto meglio a non esserci mai stato. Il film vi porta fin lì con estrema onestà, quindi sì, a metà strada stringe la gola, perché quella stanchezza è riconoscibile.
Poi accade la cosa che lo rende unico. Capra prende la paura di essere “invisibili” e la rovescia, vi fa vedere la vita come la vedono gli altri, i segni lasciati senza accorgersene, le conseguenze di un gesto buono, anche quando sembra piccolo. È un film che alla fine vi rimette in ordine il cuore, e vi fa venire voglia di chiamare qualcuno, o almeno di guardarlo con occhi diversi.
Dove vederlo: Qui, e ci trovi anche il mio approfondimento.
2) Al tuo ritorno
Titolo originale: I’ll Be Seeing You
Anno: 1944
Regia: William Dieterle
Con: Ginger Rogers, Joseph Cotten, Shirley Temple
Questo è uno di quei film che sembrano gentili, e invece sono precisissimi nel punto in cui vanno a toccare. Lei porta addosso il peso di una condanna da scontare in carcere, lui torna dalla guerra con un dolore che non sa ancora nominare. Si incontrano quasi per caso e, per qualche giorno, si crea una parentesi in cui respirare, come se la vita concedesse una tregua, senza promettere miracoli.
Si soffre, sì, perché qui si parla di colpa, vergogna, paura, solitudine, e di quella sensazione di non essere “a posto” per il mondo. Ma è una sofferenza che ha una direzione molto chiara, ti porta verso l’idea che anche chi si sente rotto può ancora essere visto, capito, trattato con delicatezza. E quando finisce resta addosso una calma calda, come se qualcuno avesse abbassato il volume del rumore.
Dove vederlo: Qui
3) Marty, vita di un timido
Titolo originale: Marty
Anno: 1955
Regia: Delbert Mann
Con: Ernest Borgnine, Betsy Blair
Marty è un uomo normale, con una vita normale, e proprio per questo fa più male del previsto. Ha una famiglia che gli vuole bene, un lavoro che lo tiene in piedi, amici con cui scherza, poi arriva quella domanda che spesso si tiene sotto il tappeto, e se restassi così per sempre. Se nessuno mi scegliesse davvero. Il film la dice senza alzare la voce, e tu ti ritrovi ad ascoltarla come se fosse la tua.
La cosa bella è che non gioca a fare il romantico “da manuale”. Ti porta dentro l’imbarazzo, la timidezza, le frasi dette male, i tentativi che sembrano goffi, e poi ti fa vedere come un incontro può cambiare la temperatura di un’intera vita, senza miracoli e senza effetti speciali. Quando finisce, ti rimane addosso una fiducia quieta, quella che nasce quando qualcuno ti guarda e ti prende sul serio.
Dove vederlo: Qui, e ci trovi anche il mio approfondimento.
4) Angeli con la pistola
Titolo originale: Pocketful of Miracles
Anno: 1961
Regia: Frank Capra
Con: Glenn Ford, Bette Davis, Peter Falk, Thomas Mitchell
Qui Capra fa una cosa che gli riesce benissimo, prende una persona che il mondo tratta come invisibile e la mette al centro della scena. Apple Annie vive ai margini, poi la vita le chiede una recita enorme, per amore della figlia, e attorno a lei si crea una piccola alleanza improvvisata, fatta di gente non proprio irreprensibile, ma capace di generosità vera.
Fa sorridere spesso, e allo stesso tempo ti stringe il cuore, perché parla di dignità, di vergogna, di come ci si inventa un ruolo per essere amati. È uno di quei film in cui la tenerezza non è zucchero, è un lavoro collettivo, un gesto dopo l’altro, fino a quando capisci che, anche in una città dura, qualcuno si ferma e ti aiuta.
Dove vederlo: Qui, e ci trovi anche il mio approfondimento.
5) L’amore è una cosa meravigliosa
Titolo originale: Love Is a Many-Splendored Thing
Anno: 1955
Regia: Henry King
Con: Jennifer Jones, William Holden
Qui il cuore viene preso in un modo molto netto, perché l’amore nasce in un luogo e in un momento in cui tutto sembra dire “non si può”. Lei è una donna abituata a pagare un prezzo per la propria identità, lui è un uomo che arriva con l’aria di chi può permettersi di restare leggero, poi si accorge che leggero non lo è più. La storia funziona perché non si accontenta dell’idillio, mette in scena il mondo intorno, gli sguardi, le regole non scritte, la crudeltà elegante delle convenzioni.
Si soffre, certo, perché è un film che parla di ostacoli reali, non di equivoci. Però è proprio quel tipo di sofferenza che ha un senso, ti fa capire quanto coraggio serva per scegliere l’amore quando non è comodo, quando non è approvato, quando costa. E Jennifer Jones, qui, riesce a essere vulnerabile e fiera nello stesso istante, ed è difficile restare indifferenti.
Dove vederlo: Qui
6) Arriva John Doe
Titolo originale: Meet John Doe
Anno: 1941
Regia: Frank Capra
Con: Gary Cooper, Barbara Stanwyck
Qui Capra prende una bugia messa su per convenienza, un “caso umano” inventato a tavolino, e la trasforma in qualcosa che sfugge di mano, perché le persone, quando sono stanche e sole, hanno fame di senso, e di qualcuno che dica ad alta voce quello che loro non riescono a dire. È un film che parte quasi come un gioco, poi diventa serio, e a un certo punto fa male, perché parla di manipolazione, di fiducia tradita, di quanto sia facile usare i sentimenti collettivi come leva.
Si soffre, sì, perché qui la speranza viene messa alla prova. Però il film non si compiace del cinismo. Ti porta fino al punto in cui ti chiedi se valga ancora la pena credere negli altri, e poi, con una naturalezza disarmante, ti fa vedere che la decenza può essere contagiosa quanto la paura. E quando arriva in fondo, ti resta addosso una specie di forza quieta, quella che ti fa venire voglia di essere migliore, ma senza prediche.
Dove vederlo: Qui, e ci trovi anche il mio approfondimento.
7) Un grande amore
Titolo originale: Love Affair
Anno: 1939
Regia: Leo McCarey
Con: Irene Dunne, Charles Boyer
Questo è uno di quei film che ti prendono con una leggerezza elegante, e poi, piano piano, ti portano molto più lontano. Due persone si incontrano, si capiscono in fretta, e si dicono una cosa che sembra semplice, rivediamoci, scegliamoci sul serio. Dentro c’è la parte più bella delle storie d’amore classiche, l’idea che l’amore non sia solo scintilla, sia anche decisione, responsabilità, tempo.
Si soffre, perché a un certo punto entra in scena la vita, con i suoi inciampi e con quel tipo di silenzio che non è cattiveria, è paura, è pudore, è dignità. Ma proprio lì il film diventa prezioso, perché ti fa sentire quanto può essere profonda una promessa, e quanto può essere delicato il modo in cui ci si avvicina a qualcuno senza ferirlo.
Dove vederlo: Qui
8) Le campane di Santa Maria
Titolo originale: The Bells of St. Mary’s
Anno: 1945
Regia: Leo McCarey
Con: Bing Crosby, Ingrid Bergman
Questo è uno di quei film che ti fanno compagnia senza fare rumore. Un prete e una suora guidano una scuola con pochissimi mezzi e con un’enorme quantità di problemi pratici, e nel mezzo si muovono bambini, insegnanti, famiglie, piccole crisi quotidiane che sembrano minime, finché non ti accorgi che sono la vita vera. Qui il calore non arriva da una grande svolta, arriva dal modo in cui le persone si parlano, si osservano, si sostengono.
Si soffre in modo diverso, perché non c’è una tragedia singola, c’è un senso di precarietà continuo, la paura di perdere un posto che per tanti è casa. E c’è anche quella malinconia sottile che nasce quando vuoi fare il bene e non riesci a farlo nel modo in cui vorresti. Ma alla fine resta un’idea semplice, potentissima, la comunità esiste davvero solo quando qualcuno si prende la responsabilità di tenere insieme gli altri.
Dove vederlo: Qui
9) Da quando te ne andasti
Titolo originale: Since You Went Away
Anno: 1944
Regia: John Cromwell
Con: Claudette Colbert, Jennifer Jones
Questo è il film che chiude la rassegna perché è un grande contenitore emotivo, lungo, generoso, capace di mettere dentro la guerra senza mostrarla in battaglia, ma facendola sentire nelle case, nei giorni che si allungano, nella posta che non arriva, nei silenzi a tavola. Segue una madre e due figlie durante l’assenza dell’uomo di casa, e ti fa capire quanto coraggio serva per restare “normali” quando la normalità non esiste più.
Si soffre, qui, e anche tanto, perché l’attesa logora, perché ognuno porta un peso diverso, perché la vita continua e non chiede permesso. Ma è proprio per questo che il film scalda, perché non lascia soli i suoi personaggi, e non lascia solo nemmeno chi guarda. Quando finisce, ti resta addosso la sensazione che si possa resistere, che si possa amare, che si possa andare avanti, insieme, anche quando sembra impossibile.
Dove vederlo: Qui
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- lunedì, dicembre 29, 2025
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