Il cinema di una volta raccontato oggi: SERIE TV Hollywood

lunedì, febbraio 07, 2022


Ho deciso di proporvi una nuova rubrica per parlarvi delle serie tv e dei film contemporanei che hanno reso omaggio al cinema di una volta.
Protagonista di oggi è la mini-serie Hollywood creata da Ryan Murphy e Ian Brennan per la piattaforma di streaming online Netflix. 

NOME: Hollywood
ANNO: 2020
IDEATORE: Ryan Murphy e Ian Brennan
EMITTENTE: Netflix
CAST: David Corenswet, Darren Criss, Laura Harrier, Dylan McDermott, Jake Picking, Jeremy Pope, Holland Taylor, Patti LuPone, Jim Parsons


TRAMA

Nella Hollywood del secondo dopoguerra il giovane Jack Castello è deciso a diventare un attore e per sbarcare il lunario trova lavoro, ufficialmente come benzinaio e ufficiosamente come gigolò, presso la stazione di servizio di Ernie West che offre ben più della benzina ai suoi clienti. Archie Coleman è un'aspirante sceneggiatore di colore, omosessuale che si prostituisce per mantenersi, e quando Jack lo incontra sul suo cammino gli propone di lavorare per Ernie.
A servirsi di questo club segreto al quale si accede con la parola segreta "Dreamland" ci sono vari personaggi dell'industria di Hollwood: Avis Amberg, la moglie trascurata del dirigente di un grande studio cinematografico che inizia una frequentazione con Jack, mentre Archie finisce insieme a Roy Fitzgerald, un timido giovane attore che reprime la propria omosessualità, nuovo assistito dell'agente Henry Wilson che gli cambia il nome in uno più accattivante: Rock Hudson. Intorno a loro gravita un giovane regista Raymond Ainsley che essendo per metà di origine asiatica e fidanzato con l'attrice afroamericana Camille Washington insieme a lei combatte contro i pregiudizi razziali nell'industria del cinema: decidono di realizzare un film che potrebbe cambiare le cose, tratto da una sceneggiatura di Archie sulla tragica storia vera di Peg Entwistle, un'attrice che dopo aver visto frantumati i propri sogni si è suicidata gettandosi dall'insegna di Hollywood.


FINZIONE VS REALTÀ

Una doverosa premessa: la cosa più importante che ci tengo a ribadire rispetto a questa serie è che ha rappresentato una visione di ciò che sarebbe potuto accadere ad Hollywood, ed a mio parere per chi non ha conoscenze pregresse sulla storia di Hollywood sarebbe stato più opportuno indicare (se non all'inizio almeno alla fine) in poche righe che purtroppo le cose sono andate diversamente.
Nella serie, come del resto era prevedibile, sono stati mischiati elementi reali ad altri di pura finzione per rendere i personaggi più interessanti. 

SCOTTY BOWERS

Il personaggio di Ernie West interpretato da Dylan McDermott si ispira a Scotty Bowers che nel 2012 ha pubblicato un libro di memorie dal titolo "Full Service - My Adventures in Hollywood and the Secret Sex Lives of the Stars" (Le mie avventure a Hollywood e le segrete vite sessuali delle Star). Bowers è un ex Marine che ha iniziato a lavorare ad una pompa di benzina che ben presto si è trasformata in un "bordello sotto mentite spoglie". Bowers infatti ha assunto dei suoi compagni di Marina affinchè lavorassero con lui. Tra i suoi clienti Cole Porter, George Cukor ed Anthony Perkins per citarne alcuni. A differenza di Ernie che nella serie prendeva il 50% come commissione, Bowers ha dichiarato di non aver preso percentuali per le relazioni da lui messe in piedi. Inoltre, a differenza del suo corrispondente nella serie, Bowers non aveva il cancro ai polmoni e visse a lungo, tanto da scrivere appunto la sua biografia (morirà nel 2019 a 96 anni).


ROCK HUDSON

Nella serie incontriamo Roy Harold Scherer Jr, un giovane dell'Illinois che vuole lavorare nel mondo del cinema. Roy conosce l'agente Henry Wilson il quale decide di dargli un nome d'arte per mascolinizzarlo: Rock come rimando alle montagne rocciose, e Hudson dall'omonimo fiume. Questa parte dell'incontro con l'agente e della scelta del nome viene rispettata nella serie. Un altro aspetto fedelmente riportato è il disastroso provino dell'attore, anche se la vicenda reale è accaduta durante le riprese del film del 1948 Falchi in piacchiata e non ad un'audizione: all'attore sono serviti ben 38 ciak per fargli pronunciare correttamente la sua battuta.

Due aspetti totalmente differenti sono la cronologia della sua carriera e il coming out dell'attore. Nella realtà Rock Hudson debutta nel 1948 ma il successo per lui arriva solo nel 1954 con il melodramma Magnifica ossessione accanto a Jane Wyman. Hudson inoltre non ha mai dichiarato di essere omosessuale fino a quando diventarono evidenti i sintomi dell'AIDS nel 1985 che lo porterà alla morte lo stesso anno. Nel 1955 quando la sua carriera prende il volo, il suo agente Wilson per salvare l'immagine dell'eroe virile interpretato da Hudson sul grande schermo, organizza un matrimonio di copertura tra l'attore e la sua segretaria Phyllis Gates che però durerà solo tre anni.

HENRY WILSON


Il ritratto fornito dalla serie Hollywood dell'agente Henry Wilson è piuttosto fedele alla vera storia.  Giornalista, diventato presto agente, a Wilson si deve il lancio di attori di cui ha mascolinizzato il nome e l'immagine: Guy Madison, Troy Donahue, Tab Hunter e Rock Hudson solo per citarne alcuni. Omosessuale in incognito, Wilson ha prima convissuto con un ragazzo che è morto tragicamente a 19 anni in un incidente auto (episodio che verrà ripreso in un monologo della serie), poi ha avuto diverse relazioni, più o meno fugaci, con parecchi dei suoi assistiti. Secondo Robert Hofler l'autore della biografia "L'uomo che inventò Rock Hudson", Wilson aveva importanti legami con la malavita che gli prometteva favori in cambio dell'apparizione dei suoi assistiti a Las Vegas. Nella serie viene raccontato di come Wilson chiese al mafioso Mickey Cohen di pestare un giornalista per nascondere il segreto di uno dei suoi attori. Nel 1955 Wilson ha venduto al magazine scandalistico Confidential segreti su due suoi attori, il passato criminale di Rory Calhoun e l'omosessualità di Tab Hunter, pur di far sparire la notizia che Rock Hudson fosse gay.  La fine del vero Wilson è più amara di quella restituita dalla serie: combatté tutta la vita con la dipendenza da farmaci e alcol e morì da reietto nella Casa di riposo per persone del mondo dello spettacolo, la Motion Picture & Television Country House nel 1978 (di cui mi riprometto di parlarvi presto).

VIVIEN LEIGH


Veniamo ad una delle parti dolenti. Potrete pensare che non mi sia piaciuto come hanno rappresentato Vivien Leigh e Hattie McDaniel per la mia venerazione di Via col vento, ma è vero solo in parte. In realtà ho dedicato molto del mio tempo a studiare la vita di queste due attrici, in particolare Vivien sulla quale ho scritto la mia tesi di laurea, e posso dirvi con cognizione di causa quanto a mio parere abbiano sbagliato gli autori della serie. C'è da dire che in entrambi i casi si tratta di personaggi di passaggio, poco più che comparse, ma ciò non consente di alterare i fatti per strumentalizzarli.

Vivien Leigh viene rappresentata come un'attrice nevrotica e viziata, mentre nella realtà stava passando gravi problemi di salute che avrebbero poi trovato un senso nella diagnosi di un disturbo bipolare.

HATTIE MCDANIEL


Altra cosa che non mi è andata giù il fatto che abbiano dato adito ad una voce mai confermata sulla presunta omosessualità di Hattie McDaniel, che nella vita è stata sposata con quattro uomini. 

ANNA MAY WONG


Anna May Wong è stata la prima attrice cinematografica asiatico/americana a Hollywood. Nella realtà questa attrice veniva relegata a ruoli stereotipati, soprattutto della cattiva, mentre ad interpretare la protagonista di origine asiatica era sempre un'attrice occidentale esageratamente truccata all'orientale. Le cose per lei si complicarono ulteriormente quando con l'introduzione del Codice Hays, l'insieme delle regole a governare la produzione cinematografica, vennero proibite nei film le relazioni tra interpreti di diversa etnica. Il fatto che servisse un attore protagonista di origine asiatica affinchè la Wong potesse affiancarlo rendeva il tutto più difficile dal momento che a Hollywood primi attori asiatici praticamente non ce n'erano. 

Nel 1935 la Metro Goldwyn Mayer iniziò a lavorare al film La buona terra, ambientato in Cina, e la Wong fu chiamata per un provino. Lei credeva fosse per la protagonista ma in realtà era l'ennesimo ruolo macchietta della cattiva, dal momento che era già stata scelta l'attrice tedesca Luise Rainer come protagonista. La Wong rifiutò e la beffa oltre al danno fu che la Rainer vinse l'Oscar grazie a quel ruolo. 

Anna May Wong dedicò gli anni seguenti ad interpretare in film secondari il ruolo dell'asiatica ma con accezione positiva, anche se non riuscì mai ad essere del tutto riscattata, cosa che invece nella serie accadrà.


LUOGHI 

PARAMOUNT STUDIOS

L'ingresso degli Studi Cinematografici di Ace Amberg sono un chiaro riferimento al Bronson Gate, il celebre cancello d'ingresso dello Studio della Paramount Pictures (che vediamo anche in Viale del tramonto).

MUSSO AND FRANK'S GRILL

Di questo ristorante storico di Hollywood ne ho parlato nel mio articolo che potete leggere qui

In questo locale, ancora aperto al giorno d'oggi, si sono incontrate tantissime Star. Pensate che il primo telefono pubblico a pagamento è stato installato qui, e non sorprende che sia stato il luogo che ha visto nascere tantissimi incontri. Le riprese della serie si sono svolte proprio nel vero ristorante, che non è stato ricostruito in un teatro di posa. 

SCHWAB'S PHARMACY


Un altro dei ritrovi iconici di Hollywood è Schwab’s Pharmacy, anche se è riduttivo definirla una farmacia. Si trovava al 8024 di Sunset Boulevard ed era una specie di drogheria/bar/emporio, vendeva medicine, giornali, gelati e piatti leggeri, ed è stata teatro di molti incontri che hanno fatto la storia di Hollywood. Ad esempio Lana Turner è stata scoperta qui mentre stava sorseggiando un frappè alla fragola, quando era stata avvicinata da William Wilkerson dell'Hollywood Reporter cacciatore di talenti. 

Un aspetto che mi ha molto incuriosito è stato scoprire che in questo luogo, che attirava non solo aspiranti attori che speravano di incontrare persone che lavoravano nel cinema nella speranza di ottenere un provino, ma anche tanti curiosi, si decise di far pagare la lettura del giornali e l'occupazione dei tavoli (furono i primi a farlo). La sua posizione era vicinissima a due famosi hotel frequentati dalle celebrità, lo Chateau Marmont e il Garden of Allah, quindi capitava spessissimo che gli stessi attori si recassero anche da Schwab's (qui trovate il mio articolo sugli Alberghi di Hollywood). Ad esempio Charlie Chaplin aveva l'abitudine di saltare oltre il bancone per servirsi da bere da solo. Il giornalista di cronaca mondana Sydney Skolsky aveva il proprio ufficio sopra il locale e una delle sue rubriche si chiamava "From a Stool at Schwab's" ovvero "Da uno degli sgabelli di Schwab's". La vicinanza con gli alberghi lo rese uno dei primi servizi di delivery, infatti molte celebrità avevano il conto aperto da loro e grazie a dei fattorini ricevevano sandwich, liquori e medicinali direttamente in camera.

Il locale ha chiuso i battenti definitivamente nel 1983, anche se ancora oggi esiste una replica negli studi della Universal. Per la serie è stata interamente ricreata rispettando fedelmente i colori originali dalla tonalità del legno allo stile dell'arredamento. 


COMMENTO:

Ho trovato la ricostruzione delle ambientazioni estremamente accurata, come il cancello degli ACE Studios chiaro riferimento al celebre ingresso della Paramount Pictures, la Schwab's Pharmacy su Sunset Boulevard, la residenza El Cabrillo un complesso di appartamenti costruiti in stile ispanico coloniale su richiesta del regista Cecil DeMille negli anni '20 per gli attori stranieri che avevano necessità di un alloggio limitato alle riprese di un film o in certi casi addirittura permanente.
Tuttavia, essendo molto legata alle storie personali di alcuni attori, come già accennavo prima, non ho apprezzato il fatto che si mischiasse realtà e finzione al punto da stravolgere completamente la direzione delle loro vite, senza informarne il pubblico che non per forza poteva conoscere la vera storia.
Ho adorato i costumi! Trovo che le costumiste Sarah Evelyn e Lou Eyrich abbiano fatto davvero un ottimo lavoro nella ricostruzione fedele degli abiti anni '40.
Quindi in generale è una serie che mi è piaciuta molto e che vi consiglio, pur con le pinze che se avrete letto questo mio articolo sono certa userete.

VOTO: 8


Fatemi sapere se l'avete vista e cosa ne pensate.

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1 commenti

  1. Confesso che dopo credo 3 episodi mi ha stancato, adesso non ricordo ma forse ne avevo iniziata un'altra che mi piaceva di più.

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