Oggi Blog frivolo per gente seria ospita un post realizzato appositamente dalla mia amica Giulia Torelli del sito Rock and Fiocc
(se volete date un'occhiata al suo bellissimo blog nel quale
troverete articoli molto interessanti e divertenti su film, libri e
moda).
Giulia oggi ci propone una carrellata dei costumi nei film
degli anni '30, in particolare quelli con Marlene Dietrich, Ginger
Rogers e Katharine Hepburn.
Vi ricordo inoltre che ai film musicali di Ginger Rogers ho dedicato questo post.
Vi ricordo inoltre che ai film musicali di Ginger Rogers ho dedicato questo post.
Shanghai express - 1932
Il film è un melodramma interamente concentrato sulla
protagonista, Marlene Dietrich, una prostituta d’alto bordo rappresentata come
un “ideale inarrivabile del desiderio”, una donna misteriosa, intrigante e
affascinante, avvolta in strati di seduzione e glamour. L’immagine dell’attrice
nel film non era distante da quella che la casa di produzione voleva comunicare
nella vita reale, il “pacchetto Dietrich” era infatti stato coltivato con cura
dal regista Josef von Sternberg, che la diresse in 7 film, e dal costumista
Travis Banton.
Banton era stato il capo costumista della Paramount dal 1927 al
1938 e aveva disegnato i costumi di oltre 100 film. La figlia della Dietrich,
Maria Riva, ricorda che “lavoravano anche 12 ore al giorno. Mia mamma non era
mai stanca, cose come mangiare, andare in bagno e riposare non erano
contemplate mentre Banton preparava i costumi per un film”. Al contrario di
Adrian, l’altro costumista in voga al tempo, Banton preferiva uno stile più
semplice con contrasti sottili. L’ufficio pubblicità della Paramount fece in
modo che fosse sempre disponibile per dare consigli di stile ad un pubblico
femminile adorante, che andava al cinema appositamente per vedere i suoi
costumi indossati dalle star del momento.
Magdalen, interpretata dalla Dietrich, indossa per tutto il
viaggio abiti scuri, con dettagli di pelo, piume, accessori in pelle e perle.
Il film più famoso della coppia Astaire e Rogers è diventato
iconico anche per i meravigliosi costumi che vi appaiono. Fred Astaire scelse
personalmente i suoi abiti per il film, come era solito fare. La moda degli
anni '20 fu largamente influenzata dall’attore, che si rifiutava di indossare
abiti rigidi, con colli di celluloide e dettagli aristocratici. I suoi smoking
dovevano permettergli di muoversi. Quello che indossa nella scena di ballo
"Isn't It a Lovely Day (to be Caught in the Rain)" è uno standard di
stile che ancora oggi viene copiato: Giacca di tweed con spalle morbide,
camicia button-down, cravatta a righe, pantaloni di flanella grigi, fazzoletto
da taschino in seta e scarpe in camoscio.
Degni di nota anche i vestiti da camera di Ginger, come le
vestaglie in seta e quella di ispirazione cinese, e il meraviglioso abito con
brillantini e fiocchi con stola abbinata.
Bernard Newman cominciò la sua carriera nella moda come
vetrinista da Bergdorf Goodman a New York fino a diventare il capo designer del
negozio. Da lì costruì una rete di clienti celebri che compravano i suoi
vestiti. Newman rimase a New York fino al 1933, quando venne chiamato ad
Hollywood per diventare il capo costumista alla RKO, dove lavorò per 4 anni, prima
di tornare al suo post da Bergdorf.
Newman e Ginger avevano un bellissimo rapporto lavorativo.
Lui iniziava il processo di design chiedendole cosa voleva e pensavano insieme
ai vestiti. Sapeva che doveva ascoltare la sua opinione di ballerina per disegnare
capi adatti alla pista da ballo, e sapeva che le performance di ballo sarebbero
state migliori se l’attrice si fosse sentita al suo meglio. Ginger aveva un
corpo pazzesco e tutti gli abiti erano tagliati su misura per lei da Marie Ree,
la collaboratrice fedele di Newman, che faceva in modo di darle la massima
libertà di movimento.
Un altro esempio perfetto di un film dove i costumi giocano
un ruolo importante è Roberta, del 1935, con Irene Dunne, Fred Astaire, Ginger
Rogers e Randolph Scott. Il costumista del film è ancora Bernard Newman, fatto
venire dalla RKO Pictures sotto raccomandazione della Dunne. Il budget per i costumi era enorme per i tempi, 250.000 dollari.
Ginger Rogers dice del film nel suo memoir: “grazie agli
abiti meravigliosi disegnati dal mio stilista preferito, Bernard Newman, e
bellissime canzoni sulle quali ballare, mi sono divertita da morire a girare
questo ruolo. I vestiti di Bernard per me e Irene erano bellissimi. L’abito di
lamé dorato che ho indossato per il numero “I Won’t Dance” era un abito che ho
comprato a New York. E’ stata la prima volta che ho indossato un mio capo
personale per un film, e probabilmente è accaduto perché Bernard l’ha
disegnato.
Per il numero “Smoke Gets in Your Eyes” ha creato un abito in satin lungo e nero, con un meraviglioso gioiello finto che cadeva sul petto. Gli uomini commentavano sempre quel vestito: in effetti non ho mai incontrato un uomo che non l’avesse apprezzato”.
Per il numero “Smoke Gets in Your Eyes” ha creato un abito in satin lungo e nero, con un meraviglioso gioiello finto che cadeva sul petto. Gli uomini commentavano sempre quel vestito: in effetti non ho mai incontrato un uomo che non l’avesse apprezzato”.
Particolarmente degna di nota anche la sfilata di moda che
avviene nel negozio di abbigliamento durante il film.
Swing time (Follie d’inverno) - 1936

Il costumista del film era di nuovo Bernard Newman e l’abito
di punta della pellicola è quello che appare nella scena "Waltz in Swing
Time": era fatto di organza rosa, con ruches sulle maniche, un orlo che
sembra fatto di petali di fiori, 30 bottoni coperti nel corpetto e una cappa
abbinata.
Un altro abito del film, quello della scena "Never Gonna
Dance" è forse il più sexy che
Ginger abbia mai indossato, con brillantini sulla profonda scollatura e un
lungo mantello leggero. Era così bella e leggiadra da vedere che nessuno
potrebbe immaginare che la scena necessitò di più di 49 riprese prima di essere
approvata e che i piedi di Ginger sanguinavano.
Holiday (Incantesimo) - 1938
Holiday è il film grazie al quale ci facciamo un’idea di
quello che sarà lo stile di Katharine Hepburn per tutta la sua vita. Il
costumista era Robert "Bobby" Kalloch, che disegnò i costumi delle
due protagoniste, Doris Nolan e Katharine Hepburn, che interpretano la parte di
due sorelle molto diverse tra loro.
Julia (Doris) è molto femminile, ama
vestirsi e mostrare al mondo il suo benessere con gioielli e pellicce. Linda
(Katharine) si veste in modo mascolino, con bluse e gonne o addirittura pantaloni. Può indossare un cappotto di pelliccia, ma in modo sempre molto casuale.
Anche
il suo abito da sera durante la festa per il nuovo anno è molto semplice e in
contrasto con quelli delle altre invitate. I costumi evidenziano il fisico alto
e snello di Katharine Hepburn, senza troppi orpelli ma con dettagli che fanno
la differenza, come dettagli sulle spalle.
Katerine Hepburn interpreta in questo film un'ereditiera,
Susan, stravagante e capricciosa. I costumi vennero disegnati da Howard Greer,
designer che iniziò la sua carriera a Parigi da Lucile, Paul Poiret e Molyneux
e che poi diventò il costumista della Paramount. Il guardaroba che disegnò per
Katharine nel film puntava ad enfatizzare la sua origine aristocratica ma anche
il suo lato eccentrico, grazie a veli e vestaglie decorate, ma anche tuniche e
pantaloni per stare in casa.
Bellissimi in particolare due capi: la vestaglia da camera
di tulle bianca e l’abito argentato lungo che Katharine indossa così bene.
Questo abito sarà uno dei protagonisti del film: Cary Grant in una scena ne calpesta casualmente lo strascico e stacca il pannello posteriore, rivelando la biancheria di Katharine. A quanto sembra la scena fu ispirata da un evento veramente accaduto: mentre visitava il Roxy Theatre a New York, Cary Grant notò il direttore del Metropolitan Museum incastrarsi con la zip dei pantaloni nell’abito della moglie. La coppia dovette recarsi nell’ufficio della direzione perché qualcuno li separasse con le pinze.
Questo abito sarà uno dei protagonisti del film: Cary Grant in una scena ne calpesta casualmente lo strascico e stacca il pannello posteriore, rivelando la biancheria di Katharine. A quanto sembra la scena fu ispirata da un evento veramente accaduto: mentre visitava il Roxy Theatre a New York, Cary Grant notò il direttore del Metropolitan Museum incastrarsi con la zip dei pantaloni nell’abito della moglie. La coppia dovette recarsi nell’ufficio della direzione perché qualcuno li separasse con le pinze.
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- lunedì, dicembre 05, 2016
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