L'origine del doppiaggio si colloca all'interno dell'evoluzione del cinema parlato, tra gli anni '20 e '30. In Italia, la scarsa padronanza delle lingue straniere e l'alta incidenza dell'analfabetismo, che impediva la lettura dei sottotitoli, spinse le aziende di doppiaggio a sviluppare rapidamente competenze specialistiche per tradurre e sincronizzare la maggior parte dei film in italiano in tempi utili per le proiezioni in sala.
In principio, le sedi di doppiaggio erano negli Stati Uniti e in Francia, con attori italiani o italo-americani che registravano la versione italiana che sarebbe poi stata distribuita in Italia. Tuttavia, già a metà degli anni '30, si iniziò a registrare anche a Roma, presso Scalera Film, Cinecittà e Fono Roma.
Di conseguenza, iniziarono a nascere dei felici abbinamenti tra voci e volti, tra i quali spicca quello tra Tina Lattanzi e Greta Garbo. Non fu il solo, perché anche la Simoneschi seppe calarsi perfettamente nei panni di Katharine Hepburn (successivamente sostituita da Wanda Tettoni dopo la guerra); Andreina Pagnani divenne la voce di Marlene Dietrich, Giovanna Scotto doppiò frequentemente Norma Shearer, Sandro Ruffini fu la voce di Fredric March, Panicali si affermò come il principale attore di doppiaggio, e così via. Con l'arrivo del dopoguerra, il doppiaggio italiano si perfezionò, dando vita alla CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici), e anche i film precedentemente doppiati e sottoposti alla censura fascista furono ridoppiati, spesso con le stesse voci dell'edizione originale; tanto che tra il 1948 e il 1952 furono ridoppiati i film di Garbo, Joan Crawford, Clark Gable, Robert Taylor e molti altri.1951 Studi della C.D.C.: Lydia Simoneschi insieme ad una giovanissima Maria Pia Di Meo ed Augusto Marcacci |
Da sinistra: Lydia Simoneschi, Tina Lattanzi, Andreina Pagnani, Rosetta Calavetta e Maria Pia Di Meo |
Da sinistra: Emilio Cigoli, Giuseppe Rinaldi, Gualtiero De Angelis, Giulio Panicali e Pino Locchi |
La televisione era entrata nelle case degli italiani, nei primi tempi furono proposti i vecchi film del passato in delle riedizioni che, in nome della modernità , cancellarono i doppiaggi più belli dell'epoca d'oro della CDC, quindi "Gilda" diventò un patrimonio di Vittoria Febbi (lo trovate qui), Greta Garbo passò a Rita Savagnone e noi oggi ancora cerchiamo queste doppiaggi d'epoca perduti con la lanternino. Il cinema fece lo stesso, ridoppiando "Via col vento" (film che trovate qui e qui), "Per chi suona la campana", "Il cucciolo", "La donna che visse due volte", "La finestra sul cortile", ecc...
Arrivati al presente, il doppiaggio italiano mantiene ancora un posto d'onore nell'arena internazionale. L'eccellenza del nostro doppiaggio è evidente quando ascoltiamo la voce di Maria Pia Di Meo che dona la sua Italianità alla pluripremiata Meryl Streep. Tuttavia, l'incremento del lavoro in ambito televisivo e cinematografico, nonché la diffusione della pubblicità e dei videogiochi, ha portato a un certo appiattimento inevitabile. Questa fioritura di contenuti da doppiare ha trasformato l'antica arte del doppiaggio in una sorta di produzione in serie, lontana dall'artigianato e dalla cura dell'opera artistica che un tempo la caratterizzava.
Il tempo delle voci multiformi di Lydia Simoneschi, della femme fatale interpretata da Tina Lattanzi, dei personaggi languidi resi vivi da Andreina Pagnani, sembra essere un ricordo lontano. Eppure, questi nomi continuano a rimanere un faro, un esempio da seguire, una speranza in un campo che si evolve costantemente. Nonostante l'evoluzione dell'industria, la passione per l'arte del doppiaggio, la capacità di dare voce e anima a personaggi di celluloide, rimane una costante nel nostro patrimonio culturale.
Eccovi infine una bella carrellata di queste voci stupende.
LYDIA SIMONESCHI
- lunedì, gennaio 09, 2017
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