- lunedì, novembre 09, 2015
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Il film lo potete trovare qui
Questo film, il cui titolo originale è Meet me in Saint Louis, esce nel 1944, quando il Cinema vuol risollevare lo spirito dell'America che si trova nel bel mezzo della 2a Guerra Mondiale, e per farlo la riporta a 40 anni prima, nel 1903, un periodo ancora pacifico quando l'evento tanto atteso era la Fiera Espositiva della Louisiana, un'esposizione internazionale che si teneva nella piccola città di Saint Louis, in Missouri. Il film ripercorre le quattro stagioni di quell'anno, raccontando le vicende della famiglia Smith, che vive una vita idilliaca fino al momento in cui il padre annuncia che dovrà trasferirsi a New York per lavoro, e la famiglia con lui.
Il produttore musicale della MGM Arthur Freed aveva iniziato a pensare alla realizzazione di questo film già nel 1942, dopo aver letto i racconti brevi di Sally Benson, abitante di St. Louis, apparsi sulla rivista The New Yorker e diventate poi un romanzo dal titolo 5135 Kensington, che è l'indirizzo a cui verrà stabilita la casa degli Smith nel film, anche se i racconti della Benson erano della sua infanzia, mentre nel film si è voluto dare il punto di vista di una giovane fanciulla alle prese con il
primo amore.
La famiglia Smith è così composta: il nonno interpretato da Harry Davenport (il Dott. Meade di Via col vento), il signore e la signora Smith Leon Ames e Mary Astor, il figlio Lon (Henry Daniels Jr), e le figlie dalla maggiore Rose (Lucille Bremer), Esther (Judy Garland), Agnes (Joan Carroll) e la piccola Tootie (Margaret O'Brien, alla quale questo film valse l'Oscar giovanile onorario) e infine c'è l'irascibile domestica Katie.
- venerdì, novembre 06, 2015
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il film lo potete trovare qui
Questo film, che è l'adattamento della pièce teatrale di Maurette, è tratto dalla storia vera, anche se qui è più romanzata, di Anna Anderson (nel film è Koreff), la donna che per tutta la vita ha affermato di essere la Granduchessa Anastasia Romanov, scampata all'esecuzione della sua famiglia durante la rivoluzione russa del 1917. Questa favola moderna, di cui la 20th Century Fox si era aggiudicata i diritti cinematografici per la cifra di 500.000 dollari, esce nel 1956, diretta dal regista ucraino Anatole Litvak, con protagonisti Yul Brynner e Ingrid Bergman, e quest'ultima grazie a questa pellicola vince l'Oscar come miglior attrice protagonista nell'anno successivo. La Bergman così riesce a tornare nelle grazie del pubblico americano che l'aveva fortemente emarginata in seguito alla sua relazione adultera con Roberto Rossellini, dalla quale erano nati Roberto Jr e le gemelle Isabella e Isotta Ingrid, poichè Ingrid era già sposata dal 1937 con Peter Lindstrom e aveva una figlia. E' infatti nel 1946 dopo aver visto Roma città aperta, capolavoro neorealismo, che la Bergman si decide a scrivere al regista « Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene,
che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in
francese, e in italiano sa dire solo "ti amo", sono pronta a venire in
Italia per lavorare con lei... » il quale pensa a lei per il ruolo della protagonista di Stromboli, ruolo che in realtà doveva essere per la sua compagna, l'attrice Anna Magnani, la quale per ripicca accetterà la parte in un film molto simile, Vulcano di William Dieterle, scatenando la "Guerra dei vulcani" (che tra parentesi è il titolo di un bellissimo documentario che ho visto nel 2011 che racconta appunto il triangolo amoroso tra Anna Magnani, Roberto Rossellini e Ingrid Bergman) di cui ho parlato qui.
Il pubblico americano, appresa la notizia della sua gravidanza la condanna duramente, istigata da una campagna diffamatoria da parte dei media che la soprannomina Hollywood's apostle of degradation l'apostolo della degradazione di Hollywood. Addirittura il governo annuncia che se proverà a tornare negli Stati Uniti le verrà requisito il passaporto e sarà arrestata. La Bergman ottiene il divorzio dal marito e si stabilisce in Italia. Il film Anastasia segna il suo grande ritorno a Hollywood, anche se alla cerimonia degli Oscar ha preferito mandare a ritirare il premio al suo posto l'amico Cary Grant.
Il pubblico americano, appresa la notizia della sua gravidanza la condanna duramente, istigata da una campagna diffamatoria da parte dei media che la soprannomina Hollywood's apostle of degradation l'apostolo della degradazione di Hollywood. Addirittura il governo annuncia che se proverà a tornare negli Stati Uniti le verrà requisito il passaporto e sarà arrestata. La Bergman ottiene il divorzio dal marito e si stabilisce in Italia. Il film Anastasia segna il suo grande ritorno a Hollywood, anche se alla cerimonia degli Oscar ha preferito mandare a ritirare il premio al suo posto l'amico Cary Grant.
Ma veniamo al film. La colonna sonora realizzata da Alfred Newman è a mio parere meravigliosa, soprattutto la suite per i titoli di testa.
I costumi sono realizzati dal designer René Hubert, qui in foto con la Bergman
Per il ruolo di Anastasia si era pensato in un primo momento a Jennifer Jones, ma il fondatore della Fox, Darryl Zanuck sapeva che c'era una sola attrice con una tale regalità , Ingrid Bergman. Convinto dell'ingiustizia del trattamento riservatole dalla stampa e dal pubblico in America, le propone il ruolo di Anastasia, la parte di una principessa che ritorna per reclamare la sua corona. In quel periodo Ingrid attraversava una crisi nel suo matrimonio con Rossellini, che la controllava maniacalmente, e che durante un viaggio in India si era innamorato di un'altra donna (i due divorzieranno nel '57). Nel giugno del '56 arriva a Londra per iniziare le riprese e incomincia a studiare il più possibile sulla vita di Anastasia, anche se non le servirà molto a causa del taglio molto romanzato del film.
Il protagonista maschile il Generale Sergei Pavlovic Bounine, è interpretato da Yul Brynner, un attore nato in Russia ma noto in America soprattutto per il suo grande contributo a Broadway, dove ha partecipato a musical come Il Re ed Io (ruolo che manterrà anche nel film realizzato nel 1951 con Deborah Kerr), e che rimarrà nella storia per il ruolo nell'kolossal I Dieci Comandamenti dove è Ramesse l'antagonista di Mosè interpretato da Charlton Heston, a cui ha preso parte lo stesso anno di Anastasia.
Nel cast troviamo anche Helen Hayes la prima donna del teatro americano dagli anni '20 ai '50, che interpreta l'Imperatrice Madre Maria Feodorovna, la nonna di Anastasia dal cuore indurito per la scomparsa dei suoi cari e il conseguente numero spropositato di impostori che si spacciavano per suoi parenti per ottenere del denaro. In realtà la parte le fu data per uno sbaglio a causa di un'omonimia, in quanto i produttori in origine volevano Helen Haye, un'attrice britannica che aveva interpretato proprio l'Imperatrice nonna di Anastasia in uno sceneggiato della tv inglese.
Degna di menzione anche Martita Hunt, che interpreta la Baronessa Elena von Livenbaum
la sua spassosissima dama di compagnia.
Il film costò 3 milioni e mezzo di dollari, soprattutto perchè fu girato nelle prestigiose location di Parigi, Londra e Copenaghen e non negli studios di Los Angeles.
La trama in breve:
Il film si apre a Parigi nel 1928, durante la veglia della Pasqua Ortodossa, una ragazza sola e impaurita vaga per le strade della città . Viene avvicinata dall'ex generale russo Sergei Bounine che la riconosce come Anna Koreff, la donna che qualche anno prima in un manicomio aveva rivelato ad un'infermiera di essere la granduchessa Anastasia, l'unica figlia sopravvissuta dello zar Nicola II. La donna riesce ad allontanarsi e medita di gettarsi nella Senna ma viene salvata in tempo da Bounine. Questi raggiunge i suoi compari Petrovin e Chernov, insieme ai quali vuole convincere la sfortunata ragazza a fingersi davvero Anastasia e a presentarsi così alla nonna, in modo da mettere le mani sull'eredità dei Romanov, 10 milioni di sterline custodite in una banca inglese.
Il guardaroba di Anna |
La Baronessa Von Livenbaum |
CHICCA: All'inizio del film quando Anna cammina lungo la Senna per gettarsi nel fiume, ha come dietro di sè il meraviglioso Ponte Alexandre III, esempio di stile Art Nouveau, la cui prima pietra fu posata proprio dallo Zar Nicola II (padre di Anastasia) e che fu inaugurato in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1900.
DOPPIAGGIO:
Per doppiare la Bergman viene scelta la punta di diamante del doppiaggio italiano di quegli anni, Lydia Simoneschi che ha prestato la voce a tutte le più grandi dive (Vivien Leigh, Rita Hayworth, Bette Davis, Barbara Stanwyck, Deborah Kerr), mentre per Yul Brynner viene scelto Stefano Sibaldi, doppiatore di Frank Sinatra, Glenn Ford e Robert Cummings. La Baronessa Livenbaum non poteva non essere doppiata dalla mitica Tina Lattanzi, che oltre ad aver doppiato dive come Greta Garbo, Joan Crawford, Marlene Dietrich e Greer Garson, è riuscita a caratterizzare personaggi esageratamente comici come appunto la Livenbaum ma anche le maestose cattive Disney Malefica, la Regina di Cuori, la Matrigna di Cenerentola e la Strega Grimilde nel primo doppiaggio di Biancaneve.
QUOTES:
Bounine: La state esaminando come fosse la vera Anastasia. Non esiste nessuna Anastasia. Fu fucilata 10 anni fa da un plotone di esecuzione. E noi non stiamo cercando lei. Cerchiamo solo un facsimile ragionevole.
Bounine: Va bene signori venite qua. Tiriamo le somme. Uno, c'è una certa somiglianza che possiamo aumentare. Due, è abbastanza pronta per imparare quello che le insegnamo, qualche lacuna nella memoria potrà attribuirsi alle ferite. Tre, è priva di una qualsiasi identità , perciò sarà tremendamente difficile per chiunque provare che è qualcun'altra. Quattro...
Petrovin: Abbiamo 8 giorni
Bounine: Precisamente. Tutte a favore della candidata.
Anna: E poi nascosta sotto un carro di fieno la fuga attraverso il paese
Bounine: E puntaste verso?
Anna: Non lo so...
Bounine: Bucarest. E là ?.
Anna: E là ... morì di crepacuore e fui gettata in mare al suono di un vecchio valtzer russo.
Bounine: Benissimo a parte la fine.
Imperatrice Madre: Recitate bene. I vostri occhi sono umidi, la vostra voce è rotta dalla commozione. Vi hanno accettata i sentimentali e gli avidi. Io non sono nè l'uno ne l'altro.
Imperatrice Madre: Recitate bene. I vostri occhi sono umidi, la vostra voce è rotta dalla commozione. Vi hanno accettata i sentimentali e gli avidi. Io non sono nè l'uno ne l'altro.
Trailer originale:
CLIP:
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Menu a base di champagne
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- mercoledì, novembre 04, 2015
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Walter Plunkett |
Gli abiti realizzati di Plunkett per questo film ed in particolare quelli indossati da Vivien Leigh sono fra i più belli della storia del cinema.
Di ogni abito furono preparate quattro copie, e questo fece salire il costo totale del guardaroba femminile a 98.154 dollari, il doppio di quello maschile. Plunkett creò in tutto 110 costumi per i 4 protagonisti, più di 5.000 singoli capi d'abbigliamento per i 59 maggiori personaggi, oltre a migliaia di abiti per le comparse.
I costumi di questo film sono particolarmente importanti in quanto forniscono una chiave di lettura per comprendere l'evolversi delle vicende e soprattutto della mente femminile. Plunkett scegliendo tessuti e colori degli abiti di Scarlett riesce a mettere in risalto le fasi contrastanti della vita dell'eroina, nonché i diversi aspetti della sua personalità . Nella prima parte del film per mostrare la leggerezza di spirito di Scarlett, Plunkett la veste con organza leggera, tulle e cotone, mentre nella seconda parte per sottolineare lo status sociale più agiato raggiunto dalla protagonista in seguito ai suoi matrimoni con Frank e Rhett, nei suoi
Di ogni abito furono preparate quattro copie, e questo fece salire il costo totale del guardaroba femminile a 98.154 dollari, il doppio di quello maschile. Plunkett creò in tutto 110 costumi per i 4 protagonisti, più di 5.000 singoli capi d'abbigliamento per i 59 maggiori personaggi, oltre a migliaia di abiti per le comparse.
I costumi di questo film sono particolarmente importanti in quanto forniscono una chiave di lettura per comprendere l'evolversi delle vicende e soprattutto della mente femminile. Plunkett scegliendo tessuti e colori degli abiti di Scarlett riesce a mettere in risalto le fasi contrastanti della vita dell'eroina, nonché i diversi aspetti della sua personalità . Nella prima parte del film per mostrare la leggerezza di spirito di Scarlett, Plunkett la veste con organza leggera, tulle e cotone, mentre nella seconda parte per sottolineare lo status sociale più agiato raggiunto dalla protagonista in seguito ai suoi matrimoni con Frank e Rhett, nei suoi
abiti impiega la seta ed il velluto. Allo stesso modo viene fatta un'attenta scelta dei colori per sottolineare soprattutto le diverse sfaccettature del suo carattere. Nella prima parte del film per sottolineare innocenza e candore viene usato il bianco; il colore verde invece è stato scelto da Plunkett per sottolineare i momenti della speranza: è il caso dell'abito a fiori della festa alle Dodici Querce, ma anche del famoso vestito di velluto realizzato con le tende. Il rosso scarlatto invece è dedicato agli abiti che segnano la passione e la vergogna, come la vestaglia di velluto rosso rubino, e il sontuoso abito color borgogna di velluto che Rhett le impone di indossare per dimostrare la sua colpevolezza di tradimento al compleanno di Melanie.
Nella prima scena il regista vuole dare subito un'immagine di Scarlett innocente e pura (ha solo sedici anni) pertanto fa realizzare a Plunkett un vestito intenzionalmente fanciullesco: bianco in stile coloniale con un ampia gonna a balze, maniche a palloncino, il collo alto, a cui il costumista dà però un leggero tocco di rosso con la cintura intorno alla vita e con i nastri dei capelli.
Il vestito che Plunkett pensa per la scena del Barbecue alla tenuta dei Wilkes “Le Dodici Querce” è di mussola bianco con una stampa di fiori e rami verdi, il cui busto è abbellito da merletti, arricciature e da una sontuosa fascia verde a cingere la vita; Scarlett indossa anche un largo cappello di paglia con lo stesso nastro verde della cintura che porta legato con un grande fiocco. È un abito che mostra le spalle, considerato molto audace, il che la mette ancora più in risalto rispetto alle altre donne che alla festa indossano abiti dalle maniche lunghe, con il collo alto, piccole cuffie e reticelle nei capelli, contrastando sfavorevolmente con l'abito a fiori di Scarlett con le spalle scoperte e con il cappello di paglia a larghe falde.
- sabato, ottobre 31, 2015
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N.B. In questo post non mi dilungherò sull'amore sconfinato che ho per questo film, di cui ho già parlato qui ma piuttosto sui segreti dietro la realizzazione di questo capolavoro, la maggior parte dei quali ignoravo fino al momento in cui ho potuto realizzare il mio sogno facendo la Tesi di Laurea su questo argomento.
Nell'estate del 1936 la casa editrice Macmillan decide di pubblicare il romanzo “Gone with the wind” di Margaret Mitchell: la storia di Scarlett O'Hara, figlia di un ricco proprietario terriero della Georgia, la cui vita viene sconvolta dalla guerra di Secessione. Poco prima che il libro venga pubblicato, la casa editrice propone i diritti cinematografici del libro per la cifra capogiro di 65.000 dollari ai maggiori studi di Hollywood, i quali rifiutano perchè s'ignora il gradimento del pubblico, perchè è un testo di 1.037 pagine complicato da trasporre, e perchè non ritengono di avere nella loro “scuderia” un'attrice adatta per Scarlett secondo la descrizione che ne ha dato l'autrice. L'affare viene proposto anche a Kay Brown, la story editor dello studio di New York della Selznick International Pictures, che entusiasta propone l'acquisto dei diritti a David O. Selznick, presidente dello studio, ma questi è scettico sul puntare una cifra così alta su di un progetto così rischioso, così Kay si rivolge direttamente all'amministratore delegato della società Jock Whitney che accetta di acquistare il libro per la somma di 50.000 dollari: alla fine Selznick si lascia convincere e l'affare viene chiuso il 6 luglio, la stessa settimana in cui viene pubblicato il libro, il quale si rivelerà fin da subito un grande successo.
Margaret Mitchell |
David e Myron Selznick |
I primi a essere messi sotto contratto sono George Cukor come regista, il celebre costumista Walter Plunkett e il production designer (organizzatore visivo del film) William Menzies, al quale viene subito fatto realizzare un copione in forma di schizzi. Come sceneggiatore viene scelto il drammaturgo premio Pulitzer Sidney Howard, il quale però rimane a scrivere nella sua fattoria a 3000 miglia di distanza: la sua prima stesura è di 400 pagine (circa 6 ore di proiezione) e Selznick gli intima di tagliarla almeno della metà . Scontento di Howard si rivolge a Oliver Garrett al quale ben presto affianca Francis Scott Fitzgerald, anche se il suo contributo al copione è più per ciò che toglie.
IL CAST PERFETTO:
Lo step successivo che deve affrontare Selznick è trovare gli attori. La ricerca di Scarlett O'Hara fu indubbiamente una delle più famose della storia: il New York Times la definì come «la più intensa ed eccitante campagna pubblicitaria che Hollywood abbia mai visto». Complessivamente vennero esaminate 1.400 candidate, 90 delle quali fecero un provino, dal settembre del '36 al dicembre del '38. Attraverso un sondaggio radiofonico si chiede al pubblico di esprimere la propria preferenza e se per il ruolo di Rhett è compatto e pretende Clarke Gable, per l'eroina vengono fatti diversi nomi: Bette Davis, Tallulah Bankhead, Katherine Hepburn, Miriam Hopkins, Margaret Sullavan, Joan Crawford, Barbara Stanwyck, Joan Bennet, Lana Turner ed altre meno famose, scatenando così una vera e propria guerra tra le attrici che si contendono il ruolo.
Selznick tenta di farsi prestare Bette Davis dalla Warner, ma siccome all'epoca gli attori erano in mano agli Studios che li scambiavano come figurine, Jack Warner l'avrebbe ceduta solo in coppia con Errol Flynn (suo partner nei film), e la Davis non volendo più girare con lui, accetta invece la parte di Jezebel la figlia del vento, film molto simile a Via col vento, precludendosi pertanto ogni possibilità di partecipare al film di Selznick. Tallulah Bankhead ha molti punti a suo favore: viene dal Sud, è nipote di un eroe della guerra di Secessione, era amica di Whitney e Cukor, ma viene scartata perchè ha 34 anni (e nella prima parte del film avrebbe dovuto interpretare una 16enne) ed ha una perenne nevrosi. Myron Selznick, fratello di David che di mestiere faceva l'agente, propone la sua cliente Paulette Goddard, musa e amante di Charlie Chaplin, che fino all'ultimo è considerata la favorita. Nell'autunno del '38 si reca nel suo studio l'attore inglese Laurence Olivier, venuto negli States per girare Cime tempestose, insieme alla compagna l'attrice Vivien Leigh, la quale chiede a Myron come può ottenere un provino per Scarlett e lui pare le abbia risposto «Ti piacerebbe andare a vedere un incendio?».
Bette Davis Tallulah Bankhead Paulette Goddard Katherine Hepburn Joan Bennet |
Selznick tenta di farsi prestare Bette Davis dalla Warner, ma siccome all'epoca gli attori erano in mano agli Studios che li scambiavano come figurine, Jack Warner l'avrebbe ceduta solo in coppia con Errol Flynn (suo partner nei film), e la Davis non volendo più girare con lui, accetta invece la parte di Jezebel la figlia del vento, film molto simile a Via col vento, precludendosi pertanto ogni possibilità di partecipare al film di Selznick. Tallulah Bankhead ha molti punti a suo favore: viene dal Sud, è nipote di un eroe della guerra di Secessione, era amica di Whitney e Cukor, ma viene scartata perchè ha 34 anni (e nella prima parte del film avrebbe dovuto interpretare una 16enne) ed ha una perenne nevrosi. Myron Selznick, fratello di David che di mestiere faceva l'agente, propone la sua cliente Paulette Goddard, musa e amante di Charlie Chaplin, che fino all'ultimo è considerata la favorita. Nell'autunno del '38 si reca nel suo studio l'attore inglese Laurence Olivier, venuto negli States per girare Cime tempestose, insieme alla compagna l'attrice Vivien Leigh, la quale chiede a Myron come può ottenere un provino per Scarlett e lui pare le abbia risposto «Ti piacerebbe andare a vedere un incendio?».
Ripresa dell'Incendio di Atlanta |
Dovendo smantellare le scenografie di vecchi film negli esterni dello
studio, a Selznick viene in mente di bruciare il vecchio per far spazio
al nuovo filmando la scena come fosse l'incendio di Atlanta: era una
scena notturna e il fumo e le fiamme avrebbero nascosto i particolari,
compresi i protagonisti che non erano ancora stati scelti). Viene
appositamente studiato un elaborato sistema di tubi che spruzzano olio e
acqua permette di controllare le fiamme a piacimento. La sera del 10
dicembre 1938 ad osservare la ripresa che non poteva essere ripetuta,
oltre a vigili del fuoco, giornalisti e fotografi, arriva anche Myron
Selznick che si
era fatto accompagnare dall'attrice Vivien Leigh, che pare abbia detto
al fratello: «Ehi, genio, voglio presentarti Scarlett O'Hara». Rimasto affascinato dalla Leigh, David la provina immediatamente. La scelta era ormai ridotta a Paulette Goddard, Joan Bennett, Jean Arthur e Vivien Leigh, ma è quest'utima a mettere d'accordo tutti e l'annuncio viene fatto il 14 gennaio '39. Il suocero di Selznick, L.B. Mayer della MGM, non voleva cedere in prestito Clarke Gable, pertanto in un primo momento pensa a Gary Cooper che però rifiuta dicendo «Gone with the wind sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper». Dopo estenuanti trattative finalmente riesce ad ottenere Gable, il quale era scettico perchè temeva di deludere le aspettative del pubblico, ma nello Studio system, non ci si poteva rifiutare, così per “consolare” Gable Mayer provvede a versargli una somma extra che gli consente di avere il divorzio dalla moglie così da poter sposare Carole Lombard alla quale era legato già da due anni. Dopo aver considerato per il ruolo di Ashley gli attori Melvyn Douglas (che però aveva un fisico troppo massiccio) e Jeffrey Lynn (la cui interpretazione non risulta convincente) Selznick si rassegna all'idea che l'idolo inglese delle platee Leslie Howard sia il migliore candidato disponibile, anche se ha 46 anni e deve passare ore al trucco e parrucco per sembrare più giovane, e riesce a convincerlo promettendogli il ruolo di produttore (che lui sognava) nel suo prossimo film Intermezzo, con protagonista una giovane attrice svedese, Ingrid Bergman. Selznick propone a Joan Fontaine di fare un provino per Melanie, ma questa, scontenta di un ruolo secondario, risponde sarcasticamente: “Se cercate Melanie, perché non fate un provino a mia sorella?”, Olivia De Havilland (Fontaine era un nome d'arte che si era scelta Joan), e alla fine è proprio lei che viene scelta.
Clarke Gable insieme a Selznick e Mayer |
Vivien Leigh, Olivia De Havilland e Leslie Howard con Selznick |
LE RIPRESE:
Le riprese iniziano ufficialmente il 26 gennaio del '39, anche ben presto la situazione diventa insostenibile sia per Cukor che per Selznick, dato che al primo si contesta la lentezza per la troppa attenzione ai dettagli, mentre il secondo interferisce troppo spesso nelle scelte registiche, pertanto Cukor viene licenziato dopo soli diciannove giorni e sostituito da Victor Fleming, suggerito da Clarke Gable. La lavorazione così può riprendere con un nuovo regista e un nuovo sceneggiatore, Ben Hecht, al quale viene affidato il compito di rivedere il copione di Sidney Howard. Fleming accelera il ritmo del lavoro come un sergente istruttore che spreme le sue reclute, concedendo raramente delle pause durante le riprese, motivo per il quale in pochi giorni riesce a diventare antipatico quasi a tutti.
Fleming finisce per avere un esaurimento nervoso, anche a causa del perenne interferire di Selznick, e si allontana dal set, così viene sostituito da Sam Wood, che poi rimarrà a lavorare al suo fianco anche al suo ritorno. Ultimate le riprese restano da definire altri aspetti come la colonna sonora e il montaggio. Per quanto riguarda l'accompagnamento musicale Selznick lo riteneva importante quanto le principali star del film, aveva le idee molto chiare e voleva una melodia orecchiabile, abbondantemente orchestrata e in doti massicce: voleva determinati temi che presentassero i personaggi principali ma anche altri che sottolineassero le atmosfere e gli avvenimenti principali nel film. Si rivolge a Max Steiner il quale in pochissimo tempo realizzò l'intera colonna sonora del film per un totale di 192 minuti di musica.
Del montaggio si occupò Selznick in persona con il solo aiuto del montatore Hal Kern e le segretarie di produzione che prendevano appunti, così si buttò sui 150.000 metri di pellicola girati.
Oltre al difficile compito della riduzione del materiale registrato, rimane
un altro reparto, diretto da Jack Cosgrove, che deve completare tutti gli effetti speciali (e ce n 'erano a centinaia) sparsi per il film. In particolare si ricorse al Matte painting (procedimento Matte) per rappresentare diversi particolari di scenografie che erano semplicemente dipinti su un vetro sovrapposto all'inquadratura e le due cose venivano poi rifilmate insieme. In questo modo realizzarono la gran parte delle location del film: la casa di Tara, la facciata della villa in Peachtree street ad Atlanta, la tenuta delle Dodici Querce, così come non dovettero mai costruire un soffitto perché Jack Cosgrove li dipinse tutti, risparmiando molto tempo e denaro. Selznick realizza un'anteprima del film all'oscuro della stampa, così da avere la vera e propria reazione del pubblico. I primi di settembre del '39 Selznick, sua moglie Irene e Hal Kern si recano a Santa Barbara al Cinema Warner: prima che inizi il film previsto il direttore di sala si reca nella sala e annuncia che sarà proiettato in anteprima un film di un grosso studio. Il pubblico in trepidante attesa vede comparire la scritta “Questa sala è stata scelta per l'anteprima del film più atteso nella storia del Cinema contemporaneo”, quando sullo schermo appare il nome di Margaret Mitchell parte un boato e quando appare il titolo “Gone with the wind” gli spettatori si mettono ad urlare, salgono in piedi sulle poltrone esprimendo tutto il loro entusiasmo. Terminato il film la sala resta in silenzio per diversi secondi, per poi lanciarsi in un lunghissimo applauso.
Atlanta in Georgia viene scelta per la prima mondiale del film che ha luogo il 15 dicembre del 1939. In Italia arriverà solo il 3 novembre del 1948, quasi 9 anni dopo l'uscita, e in lingua originale con i sottotitoli in italiano; il primo doppiaggio risale all'anno successivo, 1950, con le immortali voci di Lydia Simoneschi per Scarlett ed Emilio Cigoli per Rhett.
Victor Fleming e Vivien Leigh |
Hal Kern in sala montaggio |
Oltre al difficile compito della riduzione del materiale registrato, rimane
un altro reparto, diretto da Jack Cosgrove, che deve completare tutti gli effetti speciali (e ce n 'erano a centinaia) sparsi per il film. In particolare si ricorse al Matte painting (procedimento Matte) per rappresentare diversi particolari di scenografie che erano semplicemente dipinti su un vetro sovrapposto all'inquadratura e le due cose venivano poi rifilmate insieme. In questo modo realizzarono la gran parte delle location del film: la casa di Tara, la facciata della villa in Peachtree street ad Atlanta, la tenuta delle Dodici Querce, così come non dovettero mai costruire un soffitto perché Jack Cosgrove li dipinse tutti, risparmiando molto tempo e denaro. Selznick realizza un'anteprima del film all'oscuro della stampa, così da avere la vera e propria reazione del pubblico. I primi di settembre del '39 Selznick, sua moglie Irene e Hal Kern si recano a Santa Barbara al Cinema Warner: prima che inizi il film previsto il direttore di sala si reca nella sala e annuncia che sarà proiettato in anteprima un film di un grosso studio. Il pubblico in trepidante attesa vede comparire la scritta “Questa sala è stata scelta per l'anteprima del film più atteso nella storia del Cinema contemporaneo”, quando sullo schermo appare il nome di Margaret Mitchell parte un boato e quando appare il titolo “Gone with the wind” gli spettatori si mettono ad urlare, salgono in piedi sulle poltrone esprimendo tutto il loro entusiasmo. Terminato il film la sala resta in silenzio per diversi secondi, per poi lanciarsi in un lunghissimo applauso.
Atlanta in Georgia viene scelta per la prima mondiale del film che ha luogo il 15 dicembre del 1939. In Italia arriverà solo il 3 novembre del 1948, quasi 9 anni dopo l'uscita, e in lingua originale con i sottotitoli in italiano; il primo doppiaggio risale all'anno successivo, 1950, con le immortali voci di Lydia Simoneschi per Scarlett ed Emilio Cigoli per Rhett.
Reazione del pubblico all'anteprima |
Prima mondiale del film ad Atlanta |
ACADEMY AWARDS:
La notte del 29 febbraio 1940 al Cocoanut Grove, nell'Ambassador Hotel di Los Angeles si tiene la cerimonia di consegna degli Academy Awards, e il Il film si presenta con ben tredici nominations. E' l'attore Spencer Tracy a consegnare la statuetta per la Miglior Attrice Protagonista a Vivien Leigh, che tiene un breve discorso di ringraziamento: «Signore e signori vi prego di perdonarmi se le mie parole sono inadeguate nel ringraziarvi per la vostra enorme gentilezza. Se dovessi menzionare tutti coloro che mi hanno dimostrato una incredibile generosità durante Gone with the wind dovrei intrattenervi con un discorso lungo quanto lo stesso Gone with the wind. Col vostro permesso, quindi vorrei dedicare il mio ringraziamento in questa occasione alla complessa figura di energia, coraggio ed estrema gentilezza in cui convergono tutti i pregi di Gone with the wind, il signor David Selznick». Insieme a quello di Vivien Leigh, il film conquista in tutto 10 premi Oscar: Miglior Film (alla Selznick International Pictures), Migliore Regia (consegnato a Victor Fleming da Mervyn LeRoy), Miglior Attrice Non Protagonista (a Hattie McDaniel – Mammy), Miglior Sceneggiatura Non Originale (a Sidney Howard), Miglior Fotografia (a Ernest Haller e Ray Rennahan), Miglior Scenografia (a Lyle Wheeler) e Miglior Montaggio (a Hal Kern e James Newcom). Inoltre vengono assegnati al film due premi speciali: uno a William Menzies, per i notevoli traguardi raggiunti nell'uso del colore, al fine di catturare i drammatici stati d'animo di Gone with the wind mentre l'altro è il premio alla memoria Irving G. Thalberg a David O. Selznick per il film Gone with the wind. Grandi esclusi da questo ricco bottino, Clarke Gable (Rhett Butler) che si è visto strappare il premio come Migliore Attore protagonista da Robert Donat (Goodbye Mr. Chips), Olivia De Havilland (Melanie Hamilton) che ha perso la statuetta in favore della collega Hattie McDaniel, che fu la prima donna afroamericana a vincere l'Oscar e il costumista Walter Plunkett che non ha ricevuto un riconoscimento per i suoi splendidi abiti dato che l'oscar ai migliori costumi è stato istituito solo nel 1949.
Vivien Leigh Miglior Attrice Protagonista |
Il New York Times lo definì: «Il più grande affresco cinematografico che abbiamo mai visto e la più ambiziosa avventura filmica della spettacolosa storia di Hollywood».
Il film è costato 3.957.000 dollari, dei quali 466.688 furono per le paghe dei protagonisti e degli attori secondari, 108.469 per le comparse, 1.408.997 per i tecnici. Le scene costarono 197.877 dollari di costruzione, i costumi 153.818. Vivien Leigh che ha lavorato 125 giorni riceve un compenso di 25.000 dollari, mentre lo stipendio di Clarke Gable, che ha lavorato “solo” 71 giorni, è di 120.000 dollari. Tutt'oggi viene considerato ancora il film che ha avuto il maggiore incasso nella storia del cinema, adeguando la cifra all'inflazione, con i suoi 3 miliardi e 440 mila dollari incassati fino al 2017.
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- mercoledì, ottobre 28, 2015
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Di Neal Simon, autore di altre commedie brillanti come La strana coppia (del ’68 con Walter Matthau e Jack Lemmon che trovate qui) e Appartamento al Plaza (del ’71 sempre con Walter Matthau). Il film è del 1967 tratto dalla omonima commedia di Broadway, con Jane Fonda, Robert Redford, Mildred Natwick e Herb Edelman, questi ultimi 3 presenti anche nel cast di Broadway.
Trailer originale:
La trama in breve: E’ la storia di due giovani sposini, Paul e Corie Bratter, e il film si apre proprio con l’inizio della loro luna di miele, mentre girano per Central Park a bordo di una carrozza che si ferma al Plaza Hotel dove rimarranno per 6 giorni, senza mai uscire dalla camera da letto (esilarante la scena della cameriera del piano che dice al fattorino che è inutile che continui a lasciare i giornali fuori dalla camera perchè i due sposi non sono mai usciti e si è formata appunto una pila enorme).Finita la luna di miele, lui torna a lavorare e lei si reca al loro nuovo nido d’amore, un minuscolo appartamento al Greenwich Village. I disagi sono molteplici, il riscaldamento che non funziona, la camera da letto grande appena da farci stare il materasso, il fatto che l’appartamento sia al 5° piano senza ascensore che rischia di stendere i malcapitati fattorini che devono fare consegne di regali e mobili. Corie conosce Victor Velasco suo eccentrico vicino di casa, un playboy di mezza età che occupa la mansarda sopra il loro appartamento, per accedere alla quale deve passare dalla finestra dei Bratter. Anche la madre di Corie, Ethel, si reca a far visita alla casa dei due sposini, la quale fortemente provata dalle scale, rimane un po’ interdetta dalle dimensioni ridotte del locale. Corie decide di organizzare una cena a 4, nella quale si uniranno a lei e Paul, il signor Velasco e sua madre, nella speranza di farli mettere insieme. Dietro suggerimento di Velasco si recano a cena in un ristorante albanese di Staten Island, ed è nel corso di questa serata che si delineano i tratti avventurosi di Corie e Victor, mentre al contempo Paul ed Ethel si fanno più seri e riservati. Al termine della serata, dopo che Ethel viene riaccompagnata a casa da Victor (anche se in realtà non ci arriverà perchè cadrà dalle scale e lui la ospiterà nella sua mansarda), Corie inizia a discutere con Paul su quanto siano diversi e che lei a questo punto vuole il divorzio. Lui trascorre la notte sul divano, proprio sotto il buco del lucernario dal quale passa il vento gelido e la neve, e l’indomani è ammalato. Esagera con l’alcol e ubriaco ed infreddolito si reca al Washington Square Park dove dopo aver ceduto il suo cappotto ad un barbone, si toglie le scarpe. Lei si rende conto di amarlo proprio per la sua stabilità , corre a cercarlo e lo trova proprio che cammina a piedi nudi nel parco.
I costumi sono di Edith Head, che ha realizzato i costumi indossati da Grace Kelly in La finestra sul cortile che trovate qui, per Audrey Hepburn in Vacanze Romane di cui ho parlato qui (è accreditata anche in Sabrina, anche se li realizzò Givency, potete trovare qui l'articolo che ho scritto a riguardo), e per Shirley MacLaine in La signora e i suoi mariti, vincendo ben 8 premi Oscar nella sua carriera.
QUOTES:
Corie (chiama il numero del meteo): stasera tempo copert con un po’ di neve.
Tecnico: Però pensi, lei sarà la prima in città a vederla cadere (indicando il buco nel lucernario)
Corie (a Paul): per essere un avvocato sei un bravo baciatore
Paul: Questa cenetta che hai in programma per stasera probabilmente si dimostrerà un fiasco
Corie: Perchè? Può darsi invece che abbiano molto in comune.
Paul: Ma stai scherzando? Tua madre una tranquilla delicata signora del New Jersey insieme al nostro Conte di Montecristo?
Ethel (dopo aver fatto le scale): Mi sento come se fossi morta e andata in cielo. Solo che ho dovuto arrampicarmici.
Corie: Perchè non proponi una legge alla Corte Suprema. Solo le coppie in possesso di un certificato psichiatrico che dimostri la loro maturità emotiva dovrebbero sposarsi!
Paul: E quando sono stato impettito e dignitoso?
Corie: Direi sempre. Hai sempre il vestito adatto, l’aria adatta, dici sempre la cosa adatta, se quasi un uomo perfetto! E poi ti manca completamente il senso dell’umorismo. Giovedì per esempio non hai voluto camminare a piedi nudi con me nel parco.
Paul: Capirai c’erano 8 gradi sotto zero.
Corie: Precisamente. E’ logico, sensatissimo, ma non è divertente.
Corie: Paul se n’è andato. L’hai visto uscire di casa con la valigia dove pensavi andasse?
Ethel: Non saprei, so quanto è ordinato e ho pensato fosse la spazzatura.
Ethel: Abbi cura di lui, fallo sentire importante. Se ci riesci avrete un matrimonio felice e meraviglioso, come il 10% delle coppie.
Corie: Non sei più lo stesso voglio il vecchio Paul
Paul: Quel vecchio quacchero.
Corie: Non è un quacchero, è forte e fidato e ha cura di me. Voglio che sappia quanto lo amo. Riparerò il buco nel lucernaio, e anche la perdita nell’armadio. E lo porterò anche in braccio quassù ogni sera, perchè è così che lo amo.
Corie (urlando): Mio marito, Paul Bratter, giovane avvocato esordiente, è ubriaco come una zucca e io lo amo.
Paul: Anche io ti amo Corie. Anche quando ce l’avevo con te ti amavo.
CLIP:
Sarò una pessima moglie
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- lunedì, ottobre 26, 2015
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Da grande estimatrice di Cary Grant non potevo non vedere questo film, che oltretutto è diretto da Frank Capra (regista di uno dei miei film preferiti, La vita è meravigliosa).
Il film, il cui titolo originale è Arsenic and Old Lace, è del 1944, ed è basato sulla omonima commedia teatrale di Broadway ideata da Kesselring e può collocarsi nel filone delle commedie noir.
Il film lo potete trovare qui
Il film si apre con due fidanzati, Mortimer Brewster ed Elaine Harper che stanno richiedendo la licenza matrimoniale, ma lui è in incognito perchè essendo uno scrittore che ha sempre criticato duramente il matrimonio non vuole mostrare di aver ceduto al fascino dello sposarsi.
Dopo qualche esitazione si sposano e decidono di passare a trovare le zie di lui a Brooklyn prima di partire per il viaggio di nozze alle cascate del Niagara. Agli spettatori vengono presentati i due personaggi delle zie dal capitano delle guardie che istruisce un nuovo poliziotto: si tratta di Abby e Martha Brewster, due zitelle attempate molto gentili che affittano una camera a degli inquilini. In casa con loro c'è il loro fratello "Teddy" che si crede Theodore Roosevelt.
Zia Martha e Zia Abby |
Zio "Teddy" Roosevelt |
Quando Mortimer arriva dalle zie, aprendo per caso una cassapanca scopre un cadavere e le zie gli rivelano che sono state loro ad avvelenarlo perchè era un anziano solo e volevano farlo morire felice. Sempre più incredulo Mortimer viene a conoscenza che non è la prima volta che le zie fanno questa cosa, perchè ci sono altri 11 cadaveri sepolti in cantina da Teddy che pensa di seppellire nel canale di Panama delle vittime della febbre gialla, e insieme gli recitano pure il funerale.
Mortimer dovrà vedersela con i rimorsi di coscienza che lo spingerebbero a chiamare la polizia, ma anche con il ritorno di suo fratello Jonathan, un criminale ricercato che porta paura e un altro cadavere in casa.
- sabato, ottobre 24, 2015
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L'altro giorno, mentre guardavo al cinema il film Lo stagista inaspettato, e nello specifico una scena in cui Robert De Niro era seduto sul letto, con un piede appoggiato a terra, mi è subito tornata alla mente una regola a tal proposito prevista dal Codice Hays, il rigidissimo insieme di regole che censurava i film a Hollywood, rimasto in vigore dal 1934 al 1967.
Anche se in realtà il suo nome era "Production Code", è passato alla storia con il nome del suo promotore, nonchè presidente della Motion Pictures Producer and Distributors of America, Will Hayes.
La maggior parte delle regole
previste da questo Codice, lette al giorno d'oggi, non può che far
ridere o far cadere le braccia dallo sgomento, ma in quegli anni rese la
vita veramente difficile a chi realizzava i film.
Sostanzialmente
questo Codice aveva lo scopo di ristabilire “la più alta moralità e il
più alto livello artistico nella produzione cinematografica”.
Bisogna
specificare che si trattava di un codice di auto-regolamentazione, non
imposto dall'autorità pubblica, che però gli studi di Hollywood decisero
di adottare per evitare un'eventuale la censura governativa.
Venne
nominato Joseph Breen come direttore della commissione di censura, il
quale aveva il potere di intervenire direttamente sulla sceneggiatura,
inimicandosi ovviamente i registi e i produttori di Hollywood.
Joseph Breen |
l codice Hays Will Hays |
Alcune regole presenti nel Codice Hays:
"La simpatia del pubblico non dovrà mai essere indirizzata verso il crimine, i comportamenti devianti, il male o il peccato."
"La Legge, naturale, divina o umana, non sarà mai messa in ridicolo, né
sarà mai sollecitata la simpatia dello spettatore per la sua violazione".
"La ridicolizzazione della religione fu proibita; i ministri del culto
non potevano essere rappresentati come personaggi comici o malvagi."
"Le scene di omicidio
dovevano essere girate in modo tale da scoraggiarne l'emulazione nella
vita reale, e assassinii brutali non potevano essere mostrati in
dettaglio".
La santità del matrimonio e della famiglia
doveva essere preservata
sopra ogni cosa, pertanto si stabiliva che:
"I film non dovranno concludere che le forme più basse
di rapporti sessuali sono cose accettate o comuni". L'adulterio e la
prostituzione, per quanto si riconoscesse potessero essere necessari
per la trama, non dovevano essere presentati come un'opzione
attraente. Le scene di passione non dovevano essere introdotte se non
necessarie per la trama. "Baci eccessivi e lussuriosi vanno evitati",
assieme ad altri atteggiamenti che "potrebbero stimolare gli elementi più
bassi e grossolani".
- giovedì, ottobre 22, 2015
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Qualche anno fa, in una delle nostre seratine dolciumi e film di una volta, io e la mia amica Giulia ci siamo viste questa deliziosa commedia "Ogni ragazza vuol marito", titolo originale Every Girl Should Be Married, un film del 1948, con Cary Grant e Betsey Drake, diretto da Don Hartman.
il film lo potete trovare qui
Praticamente è la storia di una STALKER, in senso buono però.
Anabel fa la commessa in un grande magazzino ed è sprovvista di fidanzato. Con l'aiuto della sua amica del cuore e del suo datore di lavoro, persegue con ogni mezzo l'obiettivo che per lei è primario: conquistare Madison Brown (Cary Grant), un pediatra scapolo che si rivela molto difficile da incastrare. Per portare a termine la missione, si mette ad investigare sui gusti e le abitudini del giovane dottore.
Colonna sonora, fil rouge del film, sentita in praticamente tutte le scene (l'ho sentita tipo 12 volte), è "Somewhere Beyond the Sea".
- martedì, ottobre 20, 2015
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Vivien Leigh, nata Vivian Mary Hartley, è stata una grande attrice inglese, vincitrice di due premi Oscar e che ha recitato come protagonista in quello che ancora oggi è considerato uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi: “Gone with the wind” (“Via col vento”).
Vivian nasce il 5 Novembre 1913 a Darejeeling nell'India Britannica Occidentale. I suoi genitori, Gertrude un'irlandese cattolica molto devota, ed Ernest
Hartley funzionario dello Yorkshire trasferitosi in India per far
fortuna, si erano conosciuti a Calcutta nel 1910 e sposati due anni dopo.
Dall'età di sei anni Vivian viene mandata a studiare in severissimi collegi sparsi per l'Europa, prima a Roehampton vicino Londra, poi a Dinard sulla costa atlantica francese, e Sanremo (dove imparerà un discreto italiano che le tornerà utile in alcuni film), ed è in queste scuole che prende parte ad alcune recite teatrali in cui spicca per la sua disinvoltura sul palcoscenico. La ragazza vive da sempre con il rischio incombente della tubercolosi e l'unica prevenzione e cura conosciuta in quel periodo è stare al sole e all'aria aperta. Nel 1930 frequenta la Sainte-Monique ad Auteuil nella periferia parigina che prevede materie come francese, danza, cucina e recitazione (insegnata da un'attrice della Comédie Francaise, una fonte d'ispirazione per Vivian), ma dopo poco la madre, reputando lo stile di vita parigino troppo libertino, la manda alla più tranquilla scuola di perfezionamento dei baroni von Roeder nelle Alpi bavaresi. Nel 1931 ottiene dal padre il permesso di iscriversi alla scuola di teatro Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Al Ballo della caccia di Dermouth nel 1932, Vivian incontra Herbert Leigh Holman, un brillante e facoltoso avvocato trentunenne, che diventerà dopo poco suo marito. A un anno dal matrimonio diventano genitori di Suzanne, anche se è Vivian non manifesta un grande entusiasmo materno perchè non vuole rinunciare alla carriera che aveva deciso di intraprendere, la recitazione.
Vivian, di nascosto dal marito, decide di posare per delle fotografie in abito da sera da far circolare nelle case cinematografiche londinesi per farsi conoscere. Consapevole di alcuni suoi difetti fisici, Vivian, ha però l'abilità di mimetizzarli se non addirittura sfruttarli: i capelli piuttosto ricci che si farà stirare per quasi tutta la vita, la corporatura minuta (era alta meno di un metro e sessanta) che compenserà tenendo sempre un portamento imperioso, l'asimmetria delle sopracciglia (una più inarcata e alta dell'altra) che trasformerà in una sua caratteristica distintiva.
Dall'età di sei anni Vivian viene mandata a studiare in severissimi collegi sparsi per l'Europa, prima a Roehampton vicino Londra, poi a Dinard sulla costa atlantica francese, e Sanremo (dove imparerà un discreto italiano che le tornerà utile in alcuni film), ed è in queste scuole che prende parte ad alcune recite teatrali in cui spicca per la sua disinvoltura sul palcoscenico. La ragazza vive da sempre con il rischio incombente della tubercolosi e l'unica prevenzione e cura conosciuta in quel periodo è stare al sole e all'aria aperta. Nel 1930 frequenta la Sainte-Monique ad Auteuil nella periferia parigina che prevede materie come francese, danza, cucina e recitazione (insegnata da un'attrice della Comédie Francaise, una fonte d'ispirazione per Vivian), ma dopo poco la madre, reputando lo stile di vita parigino troppo libertino, la manda alla più tranquilla scuola di perfezionamento dei baroni von Roeder nelle Alpi bavaresi. Nel 1931 ottiene dal padre il permesso di iscriversi alla scuola di teatro Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Al Ballo della caccia di Dermouth nel 1932, Vivian incontra Herbert Leigh Holman, un brillante e facoltoso avvocato trentunenne, che diventerà dopo poco suo marito. A un anno dal matrimonio diventano genitori di Suzanne, anche se è Vivian non manifesta un grande entusiasmo materno perchè non vuole rinunciare alla carriera che aveva deciso di intraprendere, la recitazione.
Vivian, di nascosto dal marito, decide di posare per delle fotografie in abito da sera da far circolare nelle case cinematografiche londinesi per farsi conoscere. Consapevole di alcuni suoi difetti fisici, Vivian, ha però l'abilità di mimetizzarli se non addirittura sfruttarli: i capelli piuttosto ricci che si farà stirare per quasi tutta la vita, la corporatura minuta (era alta meno di un metro e sessanta) che compenserà tenendo sempre un portamento imperioso, l'asimmetria delle sopracciglia (una più inarcata e alta dell'altra) che trasformerà in una sua caratteristica distintiva.
- mercoledì, ottobre 14, 2015
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Il mio primo post di questo nuovo blog è una piccola introduzione a quello che pubblicherò a breve, che non poteva non essere sull'attrice che ha ispirato fin dalla mia tenera età l'amore sconfinato che provo per il cinema. Mia madre mentre aspettava che nascessi ha guardato diverse volte "Via col vento" e quindi deduco che in qualche modo lo spirito di questo film sia riuscito ad oltrepassare la placenta perchè a 3 anni già mi mettevo su la videocassetta mentre giocavo con le Barbie e anche se non capivo del tutto le dinamiche precise della Guerra di Secessione americana tra Nordisti e Sudisti, piantagioni di cotone e schiavi, ero stata catturata dagli abiti meravigliosi, realizzati dallo stilista Walter Plunkett, e dal magnetismo dei due attori protagonisti Vivien Leigh e Clarke Gable. La "fissa" per questo film si è poi cronicizzata negli anni, poichè invece di diminuire le visioni le ho aumentate, e sono arrivata a stimare tra passaggi televisivi e volte in cui l'ho messo su io appositamente (perchè ne avevo proprio bisogno a livello terapeutico), considerando una media di 7 volte all'anno, siamo già sulle 175 volte, A cui si deve aggiungere quando da piccola lo mettevo su come mero sottofondo mentre giocavo quindi per un paio di anni lo avrò visto una trentina di volte all'anno, e infine una cinquantina di volte per motivi accademici. Infatti ho avuto il privilegio di poter fare la Tesi di Laurea triennale con il professore di Storia del Cinema che adoravo, proprio sull'attrice Vivien Leigh, con particolare attenzione al suo film più importante, Via col vento. Insomma avrete capito che ho una venerazione assoluta per questo film che rappresenta la punta di diamante dell'anno d'oro del cinema hollywoodiano, il 1939, che ha aperto le porte agli Anni '40 e '50, un periodo che ci ha donato le dive e divi che tanto amo.
Direi che come introduzione mi sono dilungata a sufficienza.
Non so se queste pagine arriveranno ad interessare qualcuno ma una cosa è certa, sono arrivata alla conclusione che la mia passione non può più essere contenuta e dovevo necessariamente metterla per iscritto.
E se non dovesse arrivare a nessuno, spero almeno che in qualche modo possa arrivare spiritualmente verso quell'Olimpo di attori tanto meravigliosi.
Direi che come introduzione mi sono dilungata a sufficienza.
Non so se queste pagine arriveranno ad interessare qualcuno ma una cosa è certa, sono arrivata alla conclusione che la mia passione non può più essere contenuta e dovevo necessariamente metterla per iscritto.
E se non dovesse arrivare a nessuno, spero almeno che in qualche modo possa arrivare spiritualmente verso quell'Olimpo di attori tanto meravigliosi.
- venerdì, ottobre 02, 2015
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