- lunedì, settembre 19, 2016
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Con l'arrivo dell'Estate ho pensato di ricercare un po' di fresco raccogliendo in un post le foto delle celebrità della Vecchia Hollywood in vacanza sulla neve (qui trovate il post sulle vacanze al mare, e nello specifico a Malibu).
Le località preferite dagli attori erano per quanto riguarda l'Europa le Alpi Svizzere e Francesi, e in America le località vicino ai grandi parchi naturali, come per esempio il June Lake in California poco distante dal famoso Parco di Yosemite, la Sun Valley nell'Idaho ma forse la più famosa e frequentata dalle Star era Aspen in Colorado.
A sinistra il JUNE LAKE in California e a destra la SUN VALLEY nell'Idaho |
A frequentare le Alpi Svizzere era in primis la famiglia reale di Monaco, la principessa Grace e il principe Ranieri insieme ai figli Carolina, Alberto e Stéphanie, ma anche Audrey Hepburn passava quasi sempre qui le sue vacanze, insieme al marito Mel Ferrer e il figlioletto Sean.
ALPI SVIZZERE |
- venerdì, giugno 03, 2016
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"Tennis, anyone?"
E' questa la battuta pronunciata da Humphrey Bogart sul palcoscenico di Broadway ai suoi esordi, quando entrava in scena con un completo da tennis.
Il tennis era molto in voga tra i divi di Hollywood che non potevano certamente abbassarsi al livello di sport popolari come il baseball e il basket, in cui ci si scontrava e sporcava. A questi infatti preferivano l'eleganza e la disciplina del tennis, e il fatto che ci si potesse giocare con un abbigliamento semplice quanto raffinato.
Ecco alcune delle celebrità più famose della Hollywood degli anni d'oro sui campi da tennis: alcuni più che altro pare fossero in posa per un servizio fotografico, mentre altri lo presero molto più seriamente.
Le Brune
Da sinistra: Barbara Stanwyck, Rita Hayworth, Elizabeth Taylor, Bette Davis ed Ava Gardner.
- venerdì, maggio 06, 2016
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RITRATTI DI FAMIGLIA
Galeotto fu il set...
Humphrey Bogart, Lauren Bacall insieme ai figli Stephen e Leslie. Bogie e Betty (vero nome della Bacall) si erano conosciuti e innamorati sul set del film Acque del sud. Della loro storia ho parlato qui.
Tony Curtis con Janet Leigh, la figlia maggiore Kelly e la piccola Jamie Lee; i due si erano conosciuti ad un party dello studio RKO insieme gireranno cinque film: Il mago Houdini (1953), Lo Scudo dei Falworth (1954), I vichinghi (1958), In Licenza di Parigi (1958) e Chi era quella signora? (1960).
- venerdì, aprile 15, 2016
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Nuovo post sulle Donne fatali di Hollywood. Questa volta parliamo di Lana Turner, una bellissima nonchè bravissima attrice degli anni '40 e '50, di cui ho già parlato in un post precedente quando ho raccontato la tragica vincenda dell'uccisione del suo amante da parte della figlia quindicenne (il link lo trovate più in basso). Ma Lana Turner, oltre che per il suo glamour e i suoi ruoli da femme fatale è stata ricordata anche per le sue numerose storie d'amore, e i ben 7 matrimoni.
Lana Turner
numero di matrimoni: 7
Quel che ha detto sul matrimonio:
Un uomo di successo è quello che riesce a guadagnare più soldi di quelli che spende la moglie. Una donna di successo è quella che riesce a trovare un marito così.
Un gentiluomo è semplicemente un lupo paziente.
Oggi le cose vanno diversamente, e penso sia meglio così. Le persone si innamorano e vanno a vivere insieme, e nessuno batte ciglio. Devono conoscersi prima, anche per vedere se la loro storia d'amore può sopravvivere alla quotidianità . Secondo me dovrebbe farsi prima la luna di miele e solo dopo il matrimonio.
Avevo pianificato di avere un marito e sette figli, ma alla fine è andato tutto al contrario.
Trovo che gli uomini siano terribilmente eccitanti, e ogni ragazza che non lo pensa è una vecchia zitella anemica, una prostituta o una santa.
Di ogni matrimonio pensavo fosse quello "giusto". Nei miei sogni più sfrenati non avrei mai immaginato di avere sette mariti. Con una sola piccola e dolorosa eccezione (Tyrone Power), ogni volta che mi sono innamorata mi sono sposata.
Le altre avevano le farfalle nello stomaco, io avevo aquile con ali agitate e artigli affilati.
La verità è che il sesso non ha mai avuto molta importanza per me, davvero. Era il romanticismo quello che volevo... Volevo baci, e lume di candela, quel genere di cose.
La verità è che il sesso non ha mai avuto molta importanza per me, davvero. Era il romanticismo quello che volevo... Volevo baci, e lume di candela, quel genere di cose.
I SETTE MARITI |
- martedì, aprile 12, 2016
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Prosegue la maratona di film di Doris Day (la prima parte è qui).
Il primo che ho visto in questa seconda maratona è Non mangiate le margherite (titolo originale Please don't eat the daisies), un film del 1960 diretto da Charles Walters, tratto dall'omonimo romanzo di Jean Kerr del 1957, e prodotto da Martin Melcher, marito della Day.
A far coppia con Doris Day c'è l'attore inglese David Niven, con il contegno serio ed elegante che lo ha sempre contraddistinto.
Il film deve il suo titolo ad una scena in cui a Doris Day viene regalato un mazzo di margherite che viene però mangiato da uno dei suoi figli, ma anche per la canzone omonima che viene interpretata dalla Day. Oltre a questa, nel film Doris Day canta anche "Anyway the wind blows", e inoltre fa un piccolo omaggio alla canzone che aveva cantato nel film L'uomo che sapeva troppo del '56 di Hitchcock con James Stewart, la famosa "Que Sera Sera (whatever will be)"
- mercoledì, gennaio 13, 2016
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Walter Plunkett |
Gli abiti realizzati di Plunkett per questo film ed in particolare quelli indossati da Vivien Leigh sono fra i più belli della storia del cinema.
Di ogni abito furono preparate quattro copie, e questo fece salire il costo totale del guardaroba femminile a 98.154 dollari, il doppio di quello maschile. Plunkett creò in tutto 110 costumi per i 4 protagonisti, più di 5.000 singoli capi d'abbigliamento per i 59 maggiori personaggi, oltre a migliaia di abiti per le comparse.
I costumi di questo film sono particolarmente importanti in quanto forniscono una chiave di lettura per comprendere l'evolversi delle vicende e soprattutto della mente femminile. Plunkett scegliendo tessuti e colori degli abiti di Scarlett riesce a mettere in risalto le fasi contrastanti della vita dell'eroina, nonché i diversi aspetti della sua personalità . Nella prima parte del film per mostrare la leggerezza di spirito di Scarlett, Plunkett la veste con organza leggera, tulle e cotone, mentre nella seconda parte per sottolineare lo status sociale più agiato raggiunto dalla protagonista in seguito ai suoi matrimoni con Frank e Rhett, nei suoi
Di ogni abito furono preparate quattro copie, e questo fece salire il costo totale del guardaroba femminile a 98.154 dollari, il doppio di quello maschile. Plunkett creò in tutto 110 costumi per i 4 protagonisti, più di 5.000 singoli capi d'abbigliamento per i 59 maggiori personaggi, oltre a migliaia di abiti per le comparse.
I costumi di questo film sono particolarmente importanti in quanto forniscono una chiave di lettura per comprendere l'evolversi delle vicende e soprattutto della mente femminile. Plunkett scegliendo tessuti e colori degli abiti di Scarlett riesce a mettere in risalto le fasi contrastanti della vita dell'eroina, nonché i diversi aspetti della sua personalità . Nella prima parte del film per mostrare la leggerezza di spirito di Scarlett, Plunkett la veste con organza leggera, tulle e cotone, mentre nella seconda parte per sottolineare lo status sociale più agiato raggiunto dalla protagonista in seguito ai suoi matrimoni con Frank e Rhett, nei suoi
abiti impiega la seta ed il velluto. Allo stesso modo viene fatta un'attenta scelta dei colori per sottolineare soprattutto le diverse sfaccettature del suo carattere. Nella prima parte del film per sottolineare innocenza e candore viene usato il bianco; il colore verde invece è stato scelto da Plunkett per sottolineare i momenti della speranza: è il caso dell'abito a fiori della festa alle Dodici Querce, ma anche del famoso vestito di velluto realizzato con le tende. Il rosso scarlatto invece è dedicato agli abiti che segnano la passione e la vergogna, come la vestaglia di velluto rosso rubino, e il sontuoso abito color borgogna di velluto che Rhett le impone di indossare per dimostrare la sua colpevolezza di tradimento al compleanno di Melanie.
Nella prima scena il regista vuole dare subito un'immagine di Scarlett innocente e pura (ha solo sedici anni) pertanto fa realizzare a Plunkett un vestito intenzionalmente fanciullesco: bianco in stile coloniale con un ampia gonna a balze, maniche a palloncino, il collo alto, a cui il costumista dà però un leggero tocco di rosso con la cintura intorno alla vita e con i nastri dei capelli.
Il vestito che Plunkett pensa per la scena del Barbecue alla tenuta dei Wilkes “Le Dodici Querce” è di mussola bianco con una stampa di fiori e rami verdi, il cui busto è abbellito da merletti, arricciature e da una sontuosa fascia verde a cingere la vita; Scarlett indossa anche un largo cappello di paglia con lo stesso nastro verde della cintura che porta legato con un grande fiocco. È un abito che mostra le spalle, considerato molto audace, il che la mette ancora più in risalto rispetto alle altre donne che alla festa indossano abiti dalle maniche lunghe, con il collo alto, piccole cuffie e reticelle nei capelli, contrastando sfavorevolmente con l'abito a fiori di Scarlett con le spalle scoperte e con il cappello di paglia a larghe falde.
- sabato, ottobre 31, 2015
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N.B. In questo post non mi dilungherò sull'amore sconfinato che ho per questo film, di cui ho già parlato qui ma piuttosto sui segreti dietro la realizzazione di questo capolavoro, la maggior parte dei quali ignoravo fino al momento in cui ho potuto realizzare il mio sogno facendo la Tesi di Laurea su questo argomento.
Nell'estate del 1936 la casa editrice Macmillan decide di pubblicare il romanzo “Gone with the wind” di Margaret Mitchell: la storia di Scarlett O'Hara, figlia di un ricco proprietario terriero della Georgia, la cui vita viene sconvolta dalla guerra di Secessione. Poco prima che il libro venga pubblicato, la casa editrice propone i diritti cinematografici del libro per la cifra capogiro di 65.000 dollari ai maggiori studi di Hollywood, i quali rifiutano perchè s'ignora il gradimento del pubblico, perchè è un testo di 1.037 pagine complicato da trasporre, e perchè non ritengono di avere nella loro “scuderia” un'attrice adatta per Scarlett secondo la descrizione che ne ha dato l'autrice. L'affare viene proposto anche a Kay Brown, la story editor dello studio di New York della Selznick International Pictures, che entusiasta propone l'acquisto dei diritti a David O. Selznick, presidente dello studio, ma questi è scettico sul puntare una cifra così alta su di un progetto così rischioso, così Kay si rivolge direttamente all'amministratore delegato della società Jock Whitney che accetta di acquistare il libro per la somma di 50.000 dollari: alla fine Selznick si lascia convincere e l'affare viene chiuso il 6 luglio, la stessa settimana in cui viene pubblicato il libro, il quale si rivelerà fin da subito un grande successo.
Margaret Mitchell |
David e Myron Selznick |
I primi a essere messi sotto contratto sono George Cukor come regista, il celebre costumista Walter Plunkett e il production designer (organizzatore visivo del film) William Menzies, al quale viene subito fatto realizzare un copione in forma di schizzi. Come sceneggiatore viene scelto il drammaturgo premio Pulitzer Sidney Howard, il quale però rimane a scrivere nella sua fattoria a 3000 miglia di distanza: la sua prima stesura è di 400 pagine (circa 6 ore di proiezione) e Selznick gli intima di tagliarla almeno della metà . Scontento di Howard si rivolge a Oliver Garrett al quale ben presto affianca Francis Scott Fitzgerald, anche se il suo contributo al copione è più per ciò che toglie.
IL CAST PERFETTO:
Lo step successivo che deve affrontare Selznick è trovare gli attori. La ricerca di Scarlett O'Hara fu indubbiamente una delle più famose della storia: il New York Times la definì come «la più intensa ed eccitante campagna pubblicitaria che Hollywood abbia mai visto». Complessivamente vennero esaminate 1.400 candidate, 90 delle quali fecero un provino, dal settembre del '36 al dicembre del '38. Attraverso un sondaggio radiofonico si chiede al pubblico di esprimere la propria preferenza e se per il ruolo di Rhett è compatto e pretende Clarke Gable, per l'eroina vengono fatti diversi nomi: Bette Davis, Tallulah Bankhead, Katherine Hepburn, Miriam Hopkins, Margaret Sullavan, Joan Crawford, Barbara Stanwyck, Joan Bennet, Lana Turner ed altre meno famose, scatenando così una vera e propria guerra tra le attrici che si contendono il ruolo.
Selznick tenta di farsi prestare Bette Davis dalla Warner, ma siccome all'epoca gli attori erano in mano agli Studios che li scambiavano come figurine, Jack Warner l'avrebbe ceduta solo in coppia con Errol Flynn (suo partner nei film), e la Davis non volendo più girare con lui, accetta invece la parte di Jezebel la figlia del vento, film molto simile a Via col vento, precludendosi pertanto ogni possibilità di partecipare al film di Selznick. Tallulah Bankhead ha molti punti a suo favore: viene dal Sud, è nipote di un eroe della guerra di Secessione, era amica di Whitney e Cukor, ma viene scartata perchè ha 34 anni (e nella prima parte del film avrebbe dovuto interpretare una 16enne) ed ha una perenne nevrosi. Myron Selznick, fratello di David che di mestiere faceva l'agente, propone la sua cliente Paulette Goddard, musa e amante di Charlie Chaplin, che fino all'ultimo è considerata la favorita. Nell'autunno del '38 si reca nel suo studio l'attore inglese Laurence Olivier, venuto negli States per girare Cime tempestose, insieme alla compagna l'attrice Vivien Leigh, la quale chiede a Myron come può ottenere un provino per Scarlett e lui pare le abbia risposto «Ti piacerebbe andare a vedere un incendio?».
Bette Davis Tallulah Bankhead Paulette Goddard Katherine Hepburn Joan Bennet |
Selznick tenta di farsi prestare Bette Davis dalla Warner, ma siccome all'epoca gli attori erano in mano agli Studios che li scambiavano come figurine, Jack Warner l'avrebbe ceduta solo in coppia con Errol Flynn (suo partner nei film), e la Davis non volendo più girare con lui, accetta invece la parte di Jezebel la figlia del vento, film molto simile a Via col vento, precludendosi pertanto ogni possibilità di partecipare al film di Selznick. Tallulah Bankhead ha molti punti a suo favore: viene dal Sud, è nipote di un eroe della guerra di Secessione, era amica di Whitney e Cukor, ma viene scartata perchè ha 34 anni (e nella prima parte del film avrebbe dovuto interpretare una 16enne) ed ha una perenne nevrosi. Myron Selznick, fratello di David che di mestiere faceva l'agente, propone la sua cliente Paulette Goddard, musa e amante di Charlie Chaplin, che fino all'ultimo è considerata la favorita. Nell'autunno del '38 si reca nel suo studio l'attore inglese Laurence Olivier, venuto negli States per girare Cime tempestose, insieme alla compagna l'attrice Vivien Leigh, la quale chiede a Myron come può ottenere un provino per Scarlett e lui pare le abbia risposto «Ti piacerebbe andare a vedere un incendio?».
Ripresa dell'Incendio di Atlanta |
Dovendo smantellare le scenografie di vecchi film negli esterni dello
studio, a Selznick viene in mente di bruciare il vecchio per far spazio
al nuovo filmando la scena come fosse l'incendio di Atlanta: era una
scena notturna e il fumo e le fiamme avrebbero nascosto i particolari,
compresi i protagonisti che non erano ancora stati scelti). Viene
appositamente studiato un elaborato sistema di tubi che spruzzano olio e
acqua permette di controllare le fiamme a piacimento. La sera del 10
dicembre 1938 ad osservare la ripresa che non poteva essere ripetuta,
oltre a vigili del fuoco, giornalisti e fotografi, arriva anche Myron
Selznick che si
era fatto accompagnare dall'attrice Vivien Leigh, che pare abbia detto
al fratello: «Ehi, genio, voglio presentarti Scarlett O'Hara». Rimasto affascinato dalla Leigh, David la provina immediatamente. La scelta era ormai ridotta a Paulette Goddard, Joan Bennett, Jean Arthur e Vivien Leigh, ma è quest'utima a mettere d'accordo tutti e l'annuncio viene fatto il 14 gennaio '39. Il suocero di Selznick, L.B. Mayer della MGM, non voleva cedere in prestito Clarke Gable, pertanto in un primo momento pensa a Gary Cooper che però rifiuta dicendo «Gone with the wind sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper». Dopo estenuanti trattative finalmente riesce ad ottenere Gable, il quale era scettico perchè temeva di deludere le aspettative del pubblico, ma nello Studio system, non ci si poteva rifiutare, così per “consolare” Gable Mayer provvede a versargli una somma extra che gli consente di avere il divorzio dalla moglie così da poter sposare Carole Lombard alla quale era legato già da due anni. Dopo aver considerato per il ruolo di Ashley gli attori Melvyn Douglas (che però aveva un fisico troppo massiccio) e Jeffrey Lynn (la cui interpretazione non risulta convincente) Selznick si rassegna all'idea che l'idolo inglese delle platee Leslie Howard sia il migliore candidato disponibile, anche se ha 46 anni e deve passare ore al trucco e parrucco per sembrare più giovane, e riesce a convincerlo promettendogli il ruolo di produttore (che lui sognava) nel suo prossimo film Intermezzo, con protagonista una giovane attrice svedese, Ingrid Bergman. Selznick propone a Joan Fontaine di fare un provino per Melanie, ma questa, scontenta di un ruolo secondario, risponde sarcasticamente: “Se cercate Melanie, perché non fate un provino a mia sorella?”, Olivia De Havilland (Fontaine era un nome d'arte che si era scelta Joan), e alla fine è proprio lei che viene scelta.
Clarke Gable insieme a Selznick e Mayer |
Vivien Leigh, Olivia De Havilland e Leslie Howard con Selznick |
LE RIPRESE:
Le riprese iniziano ufficialmente il 26 gennaio del '39, anche ben presto la situazione diventa insostenibile sia per Cukor che per Selznick, dato che al primo si contesta la lentezza per la troppa attenzione ai dettagli, mentre il secondo interferisce troppo spesso nelle scelte registiche, pertanto Cukor viene licenziato dopo soli diciannove giorni e sostituito da Victor Fleming, suggerito da Clarke Gable. La lavorazione così può riprendere con un nuovo regista e un nuovo sceneggiatore, Ben Hecht, al quale viene affidato il compito di rivedere il copione di Sidney Howard. Fleming accelera il ritmo del lavoro come un sergente istruttore che spreme le sue reclute, concedendo raramente delle pause durante le riprese, motivo per il quale in pochi giorni riesce a diventare antipatico quasi a tutti.
Fleming finisce per avere un esaurimento nervoso, anche a causa del perenne interferire di Selznick, e si allontana dal set, così viene sostituito da Sam Wood, che poi rimarrà a lavorare al suo fianco anche al suo ritorno. Ultimate le riprese restano da definire altri aspetti come la colonna sonora e il montaggio. Per quanto riguarda l'accompagnamento musicale Selznick lo riteneva importante quanto le principali star del film, aveva le idee molto chiare e voleva una melodia orecchiabile, abbondantemente orchestrata e in doti massicce: voleva determinati temi che presentassero i personaggi principali ma anche altri che sottolineassero le atmosfere e gli avvenimenti principali nel film. Si rivolge a Max Steiner il quale in pochissimo tempo realizzò l'intera colonna sonora del film per un totale di 192 minuti di musica.
Del montaggio si occupò Selznick in persona con il solo aiuto del montatore Hal Kern e le segretarie di produzione che prendevano appunti, così si buttò sui 150.000 metri di pellicola girati.
Oltre al difficile compito della riduzione del materiale registrato, rimane
un altro reparto, diretto da Jack Cosgrove, che deve completare tutti gli effetti speciali (e ce n 'erano a centinaia) sparsi per il film. In particolare si ricorse al Matte painting (procedimento Matte) per rappresentare diversi particolari di scenografie che erano semplicemente dipinti su un vetro sovrapposto all'inquadratura e le due cose venivano poi rifilmate insieme. In questo modo realizzarono la gran parte delle location del film: la casa di Tara, la facciata della villa in Peachtree street ad Atlanta, la tenuta delle Dodici Querce, così come non dovettero mai costruire un soffitto perché Jack Cosgrove li dipinse tutti, risparmiando molto tempo e denaro. Selznick realizza un'anteprima del film all'oscuro della stampa, così da avere la vera e propria reazione del pubblico. I primi di settembre del '39 Selznick, sua moglie Irene e Hal Kern si recano a Santa Barbara al Cinema Warner: prima che inizi il film previsto il direttore di sala si reca nella sala e annuncia che sarà proiettato in anteprima un film di un grosso studio. Il pubblico in trepidante attesa vede comparire la scritta “Questa sala è stata scelta per l'anteprima del film più atteso nella storia del Cinema contemporaneo”, quando sullo schermo appare il nome di Margaret Mitchell parte un boato e quando appare il titolo “Gone with the wind” gli spettatori si mettono ad urlare, salgono in piedi sulle poltrone esprimendo tutto il loro entusiasmo. Terminato il film la sala resta in silenzio per diversi secondi, per poi lanciarsi in un lunghissimo applauso.
Atlanta in Georgia viene scelta per la prima mondiale del film che ha luogo il 15 dicembre del 1939. In Italia arriverà solo il 3 novembre del 1948, quasi 9 anni dopo l'uscita, e in lingua originale con i sottotitoli in italiano; il primo doppiaggio risale all'anno successivo, 1950, con le immortali voci di Lydia Simoneschi per Scarlett ed Emilio Cigoli per Rhett.
Victor Fleming e Vivien Leigh |
Hal Kern in sala montaggio |
Oltre al difficile compito della riduzione del materiale registrato, rimane
un altro reparto, diretto da Jack Cosgrove, che deve completare tutti gli effetti speciali (e ce n 'erano a centinaia) sparsi per il film. In particolare si ricorse al Matte painting (procedimento Matte) per rappresentare diversi particolari di scenografie che erano semplicemente dipinti su un vetro sovrapposto all'inquadratura e le due cose venivano poi rifilmate insieme. In questo modo realizzarono la gran parte delle location del film: la casa di Tara, la facciata della villa in Peachtree street ad Atlanta, la tenuta delle Dodici Querce, così come non dovettero mai costruire un soffitto perché Jack Cosgrove li dipinse tutti, risparmiando molto tempo e denaro. Selznick realizza un'anteprima del film all'oscuro della stampa, così da avere la vera e propria reazione del pubblico. I primi di settembre del '39 Selznick, sua moglie Irene e Hal Kern si recano a Santa Barbara al Cinema Warner: prima che inizi il film previsto il direttore di sala si reca nella sala e annuncia che sarà proiettato in anteprima un film di un grosso studio. Il pubblico in trepidante attesa vede comparire la scritta “Questa sala è stata scelta per l'anteprima del film più atteso nella storia del Cinema contemporaneo”, quando sullo schermo appare il nome di Margaret Mitchell parte un boato e quando appare il titolo “Gone with the wind” gli spettatori si mettono ad urlare, salgono in piedi sulle poltrone esprimendo tutto il loro entusiasmo. Terminato il film la sala resta in silenzio per diversi secondi, per poi lanciarsi in un lunghissimo applauso.
Atlanta in Georgia viene scelta per la prima mondiale del film che ha luogo il 15 dicembre del 1939. In Italia arriverà solo il 3 novembre del 1948, quasi 9 anni dopo l'uscita, e in lingua originale con i sottotitoli in italiano; il primo doppiaggio risale all'anno successivo, 1950, con le immortali voci di Lydia Simoneschi per Scarlett ed Emilio Cigoli per Rhett.
Reazione del pubblico all'anteprima |
Prima mondiale del film ad Atlanta |
ACADEMY AWARDS:
La notte del 29 febbraio 1940 al Cocoanut Grove, nell'Ambassador Hotel di Los Angeles si tiene la cerimonia di consegna degli Academy Awards, e il Il film si presenta con ben tredici nominations. E' l'attore Spencer Tracy a consegnare la statuetta per la Miglior Attrice Protagonista a Vivien Leigh, che tiene un breve discorso di ringraziamento: «Signore e signori vi prego di perdonarmi se le mie parole sono inadeguate nel ringraziarvi per la vostra enorme gentilezza. Se dovessi menzionare tutti coloro che mi hanno dimostrato una incredibile generosità durante Gone with the wind dovrei intrattenervi con un discorso lungo quanto lo stesso Gone with the wind. Col vostro permesso, quindi vorrei dedicare il mio ringraziamento in questa occasione alla complessa figura di energia, coraggio ed estrema gentilezza in cui convergono tutti i pregi di Gone with the wind, il signor David Selznick». Insieme a quello di Vivien Leigh, il film conquista in tutto 10 premi Oscar: Miglior Film (alla Selznick International Pictures), Migliore Regia (consegnato a Victor Fleming da Mervyn LeRoy), Miglior Attrice Non Protagonista (a Hattie McDaniel – Mammy), Miglior Sceneggiatura Non Originale (a Sidney Howard), Miglior Fotografia (a Ernest Haller e Ray Rennahan), Miglior Scenografia (a Lyle Wheeler) e Miglior Montaggio (a Hal Kern e James Newcom). Inoltre vengono assegnati al film due premi speciali: uno a William Menzies, per i notevoli traguardi raggiunti nell'uso del colore, al fine di catturare i drammatici stati d'animo di Gone with the wind mentre l'altro è il premio alla memoria Irving G. Thalberg a David O. Selznick per il film Gone with the wind. Grandi esclusi da questo ricco bottino, Clarke Gable (Rhett Butler) che si è visto strappare il premio come Migliore Attore protagonista da Robert Donat (Goodbye Mr. Chips), Olivia De Havilland (Melanie Hamilton) che ha perso la statuetta in favore della collega Hattie McDaniel, che fu la prima donna afroamericana a vincere l'Oscar e il costumista Walter Plunkett che non ha ricevuto un riconoscimento per i suoi splendidi abiti dato che l'oscar ai migliori costumi è stato istituito solo nel 1949.
Vivien Leigh Miglior Attrice Protagonista |
Il New York Times lo definì: «Il più grande affresco cinematografico che abbiamo mai visto e la più ambiziosa avventura filmica della spettacolosa storia di Hollywood».
Il film è costato 3.957.000 dollari, dei quali 466.688 furono per le paghe dei protagonisti e degli attori secondari, 108.469 per le comparse, 1.408.997 per i tecnici. Le scene costarono 197.877 dollari di costruzione, i costumi 153.818. Vivien Leigh che ha lavorato 125 giorni riceve un compenso di 25.000 dollari, mentre lo stipendio di Clarke Gable, che ha lavorato “solo” 71 giorni, è di 120.000 dollari. Tutt'oggi viene considerato ancora il film che ha avuto il maggiore incasso nella storia del cinema, adeguando la cifra all'inflazione, con i suoi 3 miliardi e 440 mila dollari incassati fino al 2017.
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- mercoledì, ottobre 28, 2015
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